Cecilia Sala presenta il suo libro al Forte di Belvedere
Cecilia Sala
Venerdì 19 settembre prossimo, alle 19.30, la giornalista Cecilia Sala sarà al Forte di Belvedere per la presentazione del suo ultimo libro ‘I figli dell’odio’ (Mondadori).
L’appuntamento rientra nella rassegna “L’attualità del bello” che fa parte della programmazione estiva di Belvedere Firenze, lo spazio culturale affacciato sulle terrazze panoramiche e sul giardino, che ogni settimana propone incontri, concerti e momenti di approfondimento a cura della Fondazione Mus.e. Con Sala saranno presenti la sindaca Sara Funaro e il direttore di Rtv38 Nicola Vasai. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Cecilia Sala è giornalista di Chora News e inviata di guerra. Autrice e voce del podcast quotidiano Stories, scrive per «Il Foglio». Ha seguito sul campo le crisi e i conflitti in Iran, Afghanistan, Ucraina, Georgia, Venezuela, Sud Sudan, Israele e nei Territori occupati palestinesi. Nel 2024 ha tenuto una rubrica di esteri nel programma di Massimo Gramellini In altre parole e dal 2025 è ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa.
Il libro ‘I figli dell’odio’ è un viaggio che guarda da vicino tre grandi storie intrecciate tra loro: la radicalizzazione di Israele, la distruzione della Palestina e il collasso dell’Asse della resistenza che ha la sua testa a Teheran. Con uno stile vivido e in presa diretta, Cecilia Sala ci fa attraversare i check-point e i raid, ci fa entrare nelle case delle vittime e dei carnefici, dei leader militari e dei sopravvissuti. Ci svela così lo scontro generazionale che attraversa ciascuno di questi paesi, divenuto una delle linee di faglia più rilevanti – e meno indagate – del nostro presente. Il racconto sul campo si arricchisce di alcune interviste a figure chiave, come Hossein Kanaani, uno dei fondatori dei pasdaran, e Ronen Bergman, giornalista premio Pulitzer che spiega il fallimento di Israele nel difendersi dal suo nemico interno, l’estremismo armato. E ancora Imad Abu Awad, analista palestinese, che non crede esista più una soluzione diplomatica né una militare e per risolvere i problemi del suo popolo spera in una guerra civile interna a Israele. Da questo coro di voci emerge così un ritratto complesso, inedito e profondamente umano di un Medio Oriente in trasformazione.
Fonte: Ufficio stampa