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TESS: stop agli impianti eolici sui crinali appenninici

Convegno di esperti e associazioni ambientaliste riuniti a Castagno d’Andrea

Si è svolto oggi al Centro Polifunzionale di Castagno d’Andrea il convegno promosso dalla Coalizione ambientale TESS contro l’industrializzazione eolica dell’Appennino. Numerosi interventi hanno messo in luce criticità ambientali, sociali ed economiche dei grandi impianti eolici sui crinali appenninici e le possibili alternative.

Lucia Minunno ha presentato il Piano Energetico a zero consumo di suolo, un documento di 40 pagine supervisionato dai principali ricercatori della comunità scientifica nel settore delle rinnovabili, tra cui il dirigente ISPRA Michele Munafò. Il lavoro propone Comunità Energetiche Rinnovabili e fotovoltaico in aree già costruite come strade alternative all’eolico industriale e all’agrivoltaico. «Non si può salvare l’ambiente distruggendolo», ha sottolineato, evidenziando anche la fragilità della sovranità alimentare ed energetica italiana.

Roberto Carotenuto ha mostrato in anteprima il documentario Mentalità coloniale, progetto di crowdfunding https://www.produzionidalbasso.com/project/transizione-energetica-senza-speculazione-1/ che raccoglie storie e testimonianze di chi si oppone a una transizione energetica guidata dalla speculazione.

Laura Manganaro (Italia Nostra Firenze) ha ribadito il valore delle CER per il coinvolgimento delle comunità locali e come strumento di riscatto di aree urbanizzate degradate, denunciando al contempo la corsa agli incentivi che arricchisce la Cina, ancora oggi produttrice di carbone.

Linda Maggiori ha richiamato il legame tra guerra e devastazione ambientale, denunciando la riduzione della biodiversità e il ruolo insostituibile delle foreste come serbatoi di carbonio.

Ivano Togni (WWF Forlì Cesena) ha parlato di «indebito avviso di sfratto» per rapaci e altre specie protette, mentre Alessandro Bottacci (SIRF) ha ricordato che i crinali rappresentano corridoi ecologici e zone rifugio, messe a rischio da disboscamenti e alterazioni idrogeologiche.

Fabio Borlenghi (Altura ODV) ha presentato dati sugli studi internazionali che evidenziano la mortalità di rapaci e altri animali causata dagli impianti eolici, citando anche l’esempio dell’impianto di Badia del Vento, in Toscana. Ha spiegato che «nei rapaci, in presenza di una preda sotto le turbine, prevale l’istinto predatorio sopra l’istinto di sopravvivenza».

Nicolò Borgianni (Rewilding Apennines) ha ricordato che il 50% della mortalità dei grandi uccelli è dovuta a collisioni con infrastrutture per il trasporto di energia o a elettrocuzioni. Nel monitoraggio 2022 sugli impianti di Collarmele e Cocullo sono stati rinvenuti 12 dei 14 esemplari morti sotto le pale di Collarmele e 2 a Cocullo.

Luca Puglisi (ornitologo) ha illustrato i dati raccolti grazie al monitoraggio GPS, che attestano con certezza la morte di numerosi rapaci in prossimità di impianti eolici. Ha avvertito che, di questo passo, entro una trentina d’anni diverse specie rischiano l’estinzione in Italia, ricordando che il nostro Paese rappresenta una rotta migratoria cruciale per molte specie di uccelli.

Vincenzo Delle Site (CNR) ha invitato ad allargare lo sguardo oltre eolico e fotovoltaico, ricordando che la decarbonizzazione passa anche dal risparmio energetico, troppo spesso ignorato. L’Enea ha calcolato che, nell’inverno successivo allo scoppio della guerra in Ucraina, piccoli accorgimenti permisero un risparmio del 5% delle emissioni nazionali.

Rossella Michelotti (Forum Toscano per l’Acqua) ha denunciato il peggioramento generale della qualità delle acque in Toscana, sia superficiali che di falda. «Le uniche acque buone provengono dai crinali, che vanno salvaguardati: se inquiniamo lì, la Toscana rischia di perdere le sue risorse idriche di qualità», ha ammonito.

Tra il pubblico erano presenti comitati dal Piemonte al Lazio e lo youtuber Francesco Capo, a testimonianza di un interesse crescente e diffuso sul tema.

Il convegno si è chiuso con un appello comune: fermare la corsa indiscriminata agli impianti industriali e orientare la transizione energetica verso modelli realmente sostenibili, rispettosi di ambiente, comunità e biodiversità.

Fonte: Ufficio stampa

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