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A Pisa in 4mila per Gaza, corteo in Fi-Pi-Li e traffico bloccato

(foto gonews.it)

A Pisa il corteo per Gaza promosso dai sindacati di base, con circa 4 mila partecipanti secondo le stime delle forze dell’ordine, è arrivato fino alla Firenze-Pisa-Livorno, occupando la carreggiata in direzione mare e bloccando il traffico. L’accesso è avvenuto dallo svincolo vicino all’aeroporto. In direzione Firenze la circolazione resta rallentata ma scorrevole.

In corteo lavoratori, studenti universitari e delle scuole superiori. Il liceo classico cittadino ha sospeso le lezioni per assenza di personale dovuta allo sciopero.

Il corteo ha attraversato le principali vie del centro, diretto verso l’aeroporto. Al momento la situazione resta tranquilla, anche se non è chiaro se i manifestanti intendano compiere azioni di disturbo in prossimità dello scalo per limitarne l’operatività. La lunga sfilata ha comunque provocato pesanti rallentamenti al traffico e disagi alla viabilità cittadina.

Corteo lascia Fi-Pi-Li

Dopo aver occupato per circa un’ora la Sgc Firenze-Pisa-Livorno in direzione mare, il corteo ha lasciato la superstrada e sta ora attraversando la statale Aurelia, a sud della città.

La circolazione sulla Sgc è tornata regolare, mentre forti rallentamenti si registrano lungo il tratto urbano dell’Aurelia a causa della presenza dei manifestanti.

Cub e Cobas: "Oltre 10mila in corteo a Pisa"

Parla di oltre 10mila partecipanti Cub e Cobas Pisa in una nota, "che hanno attraversato la città per la intera mattinata, sfidando le condizioni meteorologiche avverse. Cub e Cobas di Pisa hanno scelto di condividere lo striscione con alcune parole d’ordine che hanno l'obiettivo di costruire l'unità tra lavoratori, al di là delle appartenenze sindacali, esigenza sentita da una larga parte di cittadine/i e dimostrata con la presenza di lavoratori e lavoratrici della scuola e della PA, dell’igiene ambientale, delle cooperative e della cultura nel nostro spezzone. Ci tiene insieme il no al riarmo e all’economia di guerra, siamo consapevoli che istruzione, cultura, sanità saranno le vittime sacrificali di tagli delle risorse che saranno indirizzate verso le spese militari, come ad esempio nel caso dei 520 milioni per la base militare a San Piero. L’economia di guerra significa spostare risorse da sanità, istruzione e salari verso gli investimenti militari; inoltre, contemporaneamente crescono infortuni e morti sul lavoro, mancando ispettori e tecnici alla sicurezza per ispezionare i cantieri, così i diritti sociali diventano un lusso; infine, c'è un processo di militarizzazione di scuole e università allo scopo di far passare un modello educativo improntato alle ideologie militariste". Lo sciopero di oggi, aggiungono, "conferma che nel paese sta crescendo il rigetto del genocidio del popolo palestinese, l'opposizione alle complicità del governo italiano che continua a consentire l'invio di armi a Israele nonché il netto rifiuto dell’aumento delle spese militari pagato con i tagli alle spese sociali".

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