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Regionali, Ferrante (M5S): "Sanità pubblica da rilanciare, più autonomia ai territori e meno burocrazia

Matteo Ferrante

"Da anni assistiamo, anche in Italia, ad un vero e proprio attacco al diritto alla salute attraverso lo smantellamento del Servizio sanitario nazionale (SSN). I problemi prevalenti sono connessi in primo luogo alla carenza di operatori, più marcatamente degli infermieri. A ciò hanno contribuito tutti i diversi governi (ad esclusione del governo Conte II che ha affrontato con una certa energia la pesante esperienza della pandemia)".

Così Matteo Ferrante, candidato M5S alle elezioni regionali per la circoscrizione Firenze 3.

Anche nell’empolese, aggiunge, “i cittadini hanno avvertito peggioramenti di molti aspetti della sanità. A parte i tempi di attesa colpisce l’enorme ritardo della ristrutturazione del 'padiglione H' dell’ospedale di Empoli, struttura importante anche per il superamento di tante altre sedi disagiate a partire da quella distrettuale di via Rozzalupi. Anche su questi obiettivi puntuali il nostro impegno non mancherà”.

"La destra che attualmente governa l’Italia - continua - arriva a teorizzare anche l’utilità del ‘secondo pilastro’ per la sanità (apertura massiccia ai privati, assicurazioni, welfare aziendale, ecc). Il M5S vuole impegnarsi, con il confronto aperto e leale con le altre forze della coalizione, in una funzione di traino e innovazione anche in questo settore. Infatti, la condizione della sanità nella nostra regione, pur migliore di altre, non può ‘rimanere ferma’".

Le proposte

Secondo Ferrante, una Toscana più giusta non può avere periferie sanitarie. “Dobbiamo ridare ai territori strumenti di autonomia per poter governare la sanità calibrandola sulle specifiche necessità dei cittadini. E dobbiamo innovare il sistema per rilanciare la prevenzione come per il medico di famiglia, che all’interno delle case di comunità, torni figura centrale e possa gestire in maniera attiva le necessità individuali dei suoi pazienti”.

"Il governo ‘locale’ della sanità è praticamente inesistente. Le scelte fondamentali vengono prese dal Direttore Generale. Perciò “la riforma delle ASL del 2015 deve essere rivista. C’è bisogno di accorciare la distanza tra le Direzioni e i territori attraverso la valorizzazione delle figure come il direttore di distretto sociosanitario e con dotazione di strumenti operativi gestionali, per consentirgli di essere referenti “forti” delle zone distretto".

“Solleciteremo il completamento delle Case della Comunità – prosegue - lo sviluppo dell’assistenza domiciliare ed un rinnovato impegno su tutti i settori più penalizzati (ad es. salute mentale). Ci batteremo, a livello regionale e nazionale, per dare la possibilità per i giovani medici di medicina generale di avviare la loro professione all’interno delle Case della Comunità con nuovi contratti di dipendenza”.

La funzione dei Comuni in sanità deve rafforzarsi. “Proporremo all’ANCI di organizzare una formazione specifica per i sindaci sui rapporti con la Case della Comunità e sanità locale”.

Un problema sentito in tutte le famiglie è quello della lunghezza dei tempi d’attesa per accertamenti e visite. “Per contribuire ad una ‘riduzione del danno’ la regione deve promuovere in primis a rafforzare la comunicazione diretta tra medici di famiglia e specialisti ospedalieri, per garantire, alle persone che subiscono un allungamento dei tempi, oltre quelli previsti dal ‘codice d’urgenza’ della loro richiesta di accertamento, dei ‘percorsi di tutela’ e soddisfacimento del bisogno anche con altre soluzioni (intramoenia, strutture convenzionate), in tempi congrui”.

“È urgente anche a piano di rafforzamento delle attività di prevenzione ambientale e sanitaria, a partire da quella nei luoghi di lavoro e degli osservatori epidemiologici; spinta a far collaborare effettivamente i settori della prevenzione ambientale e sanitaria, a partire dall’unificazione dei Laboratori Arpat e Laboratori di sanità pubblica delle ASL”.

“Per realizzare il cambiamento - conclude Ferrante – è fondamentale un nuovo atteggiamento di coinvolgimento degli operatori socio sanitari del territorio e dell’ospedale: obiettivo fondamentale deve essere quello della motivazione, non la loro gestione burocratica. Ma soprattutto per un accesso alla sanità per tutti e non solo per pochi e questo presuppone un lavoro di relazione molto profondo e ravvicinato sul quale l’organizzazione sanitaria deve investire con tenacia e con pazienza, oltre che con determinazione”.

Fonte: Ufficio Stampa

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