Gli 'antenati' di Ken Il Guerriero dagli Uffizi in mostra al Lucca Comics
Muscoli possenti di lottatori mitologici, disegnati mezzo millennio fa da un grande maestro dell’arte, Baccio Bandinelli: con opere del leggendario artista (autore del celeberrimo Laocoonte che da secoli presidia la fine del Terzo Corridoio della Galleria delle Statue e delle Pitture), inviate a Lucca Comics & Games, le Gallerie degli Uffizi contribuiscono alla prima grande esposizione fuori dal Giappone di Tetsuo Hara, creatore di Ken Shiro, guerriero apocalittico protagonista di seguitissime serie manga e tv degli anni ’80 divenuto con il passare dei decenni vera e propria icona pop internazionale. L’esposizione, curata da Alessandro Apreda, riprendendo la sigla italiana dell’anime, si intitola ‘Tetsuo Hara: Come un fulmine dal cielo’ e sarà accolta nell’ex Chiesa dei Servi a Lucca dal 25 ottobre al 2 novembre, ultimo giorno di Lucca Comics & Games.
Ad aprire la mostra, come è avvenuto lo scorso anno con la rassegna celebrativa per i cinquanta anni dalla nascita di Dungeons & Dragons, saranno proprio i tre disegni degli Uffizi con i massicci “antenati” rinascimentali dei guerrieri del mondo di Ken, cui sarà dedicato uno spazio introduttivo speciale. Figura maschile, Studi di braccia, Tre figure maschili sono i soggetti dei lavori su carta eccezionalmente prestati dalla Galleria: i primi due realizzati di pugno da Bandinelli, il terzo attribuito alla sua scuola.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde: “L’esaltazione estetica della fisicità corporea e il virtuosismo nel riprodurre la tensione muscolare sono tratti che segnano una costante universale nella storia dell’arte. Prova ne è la loro prepotente riemersione persino nella contemporaneità del manga. Proprio in seno a questa mostra, infatti il canone antico dialoga plasticamente con la creatività del presente mediante lo splendido trittico di disegni cinquecenteschi degli Uffizi: una testimonianza di continuità espressiva attraverso secoli e millenni che forse, a ben pensare, costituisce una delle ragioni più profonde dell’arte stessa”.
Fonte: Gallerie degli Uffizi - Ufficio stampa