Prima umido, poi biometano: grazie a Alia i rifiuti organici diventano una risorsa
La gestione dei rifiuti organici rappresenta una delle sfide più significative per le aziende di igiene urbana, ma anche una delle opportunità più promettenti in chiave di economia circolare. A spiegarlo ai microfoni di Radio Lady, nella quinta puntata di RadioAlia, è Antonino Oliveri, responsabile dell’ufficio valorizzazione flussi, qualità e consorzi di filiera di Alia, che segue da vicino l’intero processo di trasformazione di questa frazione così rilevante per volumi gestiti.
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“La frazione organica è una di quelle che pesa molto sul volume dei rifiuti che gestiamo”, spiega Oliveri. La buona notizia è che la raccolta dell’umido è relativamente semplice per i cittadini, soprattutto dove è attivo il sistema porta a porta. “L’utente è molto più sensibile in questo tipo di raccolta e si riesce a distinguere bene quello che è organico da quello che non lo è”, sottolinea il responsabile.
Eppure qualche insidia rimane. Il principale errore? I nuovi materiali biodegradabili o pseudobiodegradabili. “Ci affidiamo tanto al tatto”, ammette Oliveri, “e gettiamo nella frazione organica sacchetti che magari hanno la stessa consistenza di quelli compostabili dell’ortofrutta, ma non hanno il simbolo di riciclabilità o non sono conformi alle norme”. Lo stesso vale per piatti, forchette e cucchiai: non sempre è facile verificare se riportano la certificazione di compostabilità.
Una volta raccolta, la frazione organica può seguire due percorsi di trattamento. Il primo è il compostaggio tradizionale, un processo aerobico in cui l’aria viene insufflata nelle celle e i batteri degradano naturalmente la sostanza organica, producendo compost secco di qualità.
Il secondo percorso, quello su cui si sta puntando maggiormente, è la digestione anaerobica. “Negli ultimi anni, anche grazie ai progetti del PNRR, si sono sviluppati molti impianti per la digestione anaerobica”, spiega Oliveri. “Questo processo permette di valorizzare il rifiuto non solo con la produzione di compost, ma anche con quella di biometano”.
Il sistema anaerobico funziona senza ossigeno: dopo trattamenti preliminari di detrazione e miscelazione, la frazione organica viene inserita in grandi contenitori dove i batteri producono biogas, che viene poi purificato in biometano e immesso in rete per l’autotrazione e altri utilizzi.
L’obiettivo finale è creare un ciclo virtuoso completo. “Stiamo lavorando su vari progetti per stimolare l’utilizzo del compost in agricoltura, soprattutto quello prodotto da noi”, anticipa Oliveri. “L’idea è chiudere il ciclo: io cittadino produco l’organico e poi, se ho la possibilità, posso utilizzare il compost nel mio orto”.
Un esempio concreto di economia circolare che parte dai gesti quotidiani di ciascuno e arriva a produrre energia pulita e ammendante di qualità per il territorio. Un processo che, come sottolinea Oliveri, vale la pena di “diffondere come buona pratica”.
