L'ex arbitra Manuela Nicolosi presenta il suo libro a Santa Croce
Oggi si occupa di formazione e motivazione dei leader aziendali, continua ad arbitrare il calcio a 7 ed è consulente arbitrale di Dazn. Della sua esperienza nel mondo calcistico, ai posteri rimarrà la testimonianza di una donna che, nonostante il mondo arbitrale calcistico sia quasi esclusivamente maschile è riuscita nel suo intento, ponendo le basi per una riflessione sul problema delle pari opportunità anche nel settore dello sport. Parliamo di Manuela Nicolosi, 45 anni, una lunga carriera arbitrale alle spalle che l'ha portata fino a dirigere le partite della prima serie del calcio Francese, diventando arbitra internazionale.
Manuela sarà l'ospite principale della 33esima edizione della festa dell'Amaretto dove presenterà il suo libro “Decido io”. Una scelta dell'amministrazione Giannoni, quella di portare sul palco dell'Amaretto nella giornata di domenica 7 alle 17,30, la storia di Manuela, per porre l'accento sul delicato tema della pari opportunità.
Il libro già dal titolo è un'allegoria, 'Decido io' sul campo durante una gara, ma anche cosa fare della mia vita, se seguire i propri sogni e perseverare o rinunciare perché il calcio e l'arbitraggio soprattutto è una “roba da maschi”.
“Mi innamorai del calcio a 5 anni, quando mio padre mi portò per la prima volta in uno stadio. Avrei voluto anche giocare, ma da ragazza non mi fu permesso, in compenso ho provato molti altri sport, però la vera passione era quella per gli scarpini”.
Una passione che nell'adolescenza di Manuela diventa una sfida e alla fine, come alle volte accade, capita un colpo di fortuna che trasforma un sogno in realtà. Quando Manuela ha 16 anni, il mondo dell'arbitraggio si apre alle donne. “Avevo già uno zio e un cugino che arbitravano e così decisi di provare quella strada per poter scendere sul campo di gioco. Lì comincia la mia avventura di arbitra nel Lazio, visto che vivevo a Roma. Negli anni partendo dalle serie minori sono arrivata ad arbitrare le partite di Eccellenza, ma sul confine tra professionisti e dilettanti, ho trovato un nuovo ostacolo, quando in federazioni mi dissero chiaramente che come donna non sarei andata oltre quella categoria nella direzione di gara”.
Pochi anni dopo, grazie a una borsa di studio, Nicolosi si trasferisce in Francia per motivi di studio. La passione per l'arbitraggio però non si placa e così mentre si trova in Francia bussa alla porta della sezione parigina. “I francesi da subito mi proposero di arbitrare le serie femminili ma io sognavo di dirigere le partite maschili. Anche a Parigi scoprì un ambiente per certi versi ostile agli arbitraggi femminili, in particolare avevo trovato un vertice della federazione francese ostico. Per approdare all'arbitraggio delle partite della massima serie francese, ho dovuto aspettare che lui se ne andasse. E così dopo aver arbitrato 3 coppe del mondo femminili per me si sono aperte la porte degli stadi della Ligue 1”
Per Nicolosi arrivare alla prima serie francese era un sogno che si era realizzato, anche se per perseguire le sue aspirazioni era dovuta andare nel paese transalpino, perché la federazione italiana le aveva sbarrato la strada in quanto donna.
“Ricordo chiaramente l'emozione della prima partita, - racconta Manuela- che era accentuata dal fatto che tutta la terna arbitrale era composta da donne. Prima dell'inizio della gara ci hanno accolte con un mazzo di fiori. Poi con l'andare del tempo anche le gare maschili della Ligue 1 sono diventate un po' più routinarie come le altre”.
Un sogno coronato quindi, dove però Manuela sul terreno di gioco della Ligue 1 si è subito resa conto che il problema che fino a poco prima la avev ostacolata, ovvero i pregiudizi per una donna direttore di gara delle serie maggiori, non erano solo nella federazione degli arbitri, ma nella cultura sportiva: “Il pubblico durante le mie esperienze nella prima serie francese, ma anche in quelle minori, non solo mi insultava dalle tribune in quanto arbitro, ma all'insulto si univano i soliti stereotipi maschilisti e quindi mi insultavano in quanto donna. La dimostrazione che a frenare la presenza femminile nel calcio ci sono una vasta serie di pregiudizi veramente radicati”.
Un'ostilità, quella degli uomini nel mondo del calcio, che Manuela ha vissuto giorno sulla sua pelle “Qualcuno ha avuto il coraggio di dirmi – racconta Nicolosi, – perché non ti tagli i capelli, perché non diventi un po' più maschile nel tuo aspetto, ti potrebbe aiutare a superare gli ostacoli. Frasi che ho ritenuto inaccettabili e che non ho minimamente preso in considerazione, cioè mi veniva suggerito di rinunciare alla mia femminilità e di cercare di camuffarmi”. Parole antipatiche, soprattutto perché Manuela, pur senza esaltare eccessivamente le sua femminilità in campo non ha mai rinunciato alla sua immagine di donna.
L'esperienza di Manuela, ha posto il problema delle pari opportunità nel mondo del calcio, dove come spiega lei stessa rimane un problema di forte resistenza alla presenza femminile. L'esperienza di Nicolosi ha anche fatto da apripista ad altre donne, che poi si sono affacciate al mondo arbitrale della serie maggiori del calcio internazionale. Dopo di lei qualche anno fa la super coppa maschile Liverpool-Chelsea è stata diretta da una donna, ma allo stesso tempo la resistenza permanei : “Tempo fa ero a Montecarlo – racconta Manuela - per i sorteggi Champions Leaguee e ho notato che mancava completamente una rappresentanza femminile. In sostanza quello che vedo è che il mondo del calcio è rimasto indietro rispetto agli altri sport e in particolare quello italiano, con un ritardo forse trentennale, dove circolano ancora tanti stereotipi, come quello di chi ci dice: 'Perché voi donne volete occuparvi di calcio, fate altre discipline'. Il risultato di questo modo un po' retrogrado di pensare il mondo del pallone maschile sono sotto gli occhi di tutti a cominciare dai risultati deludenti del calcio italiano rispetto al contesto internazionale, mentre il mondo sportivo femminile italiano va bene e ha ottimi risultati. Oggi noi donne – continua Nicolosi – vogliamo partecipare alle decisioni anche nel mondo del calcio”.
Un'analisi abbastanza spietata quella di Nicolosi ,che però lascia una speranza: ”Io sono l'esempio che per quanto sia difficile ci si può riuscire. Certo poi devi avere l'occasione e devi farti trovare pronta. Ma noi donne dobbiamo essere costanti anche se i risultati non sono progressivi come uno si aspetterebbe, ma prima o poi arrivano”.
Di questo e di molto altro Nicolosi parlerà domenica 7 alle 17,30 intervistata dalla giornalista Chiara Marconi in occasione della prima giornata della festa dell'Amaretto.
Fonte: Comune di Santa Croce sull'Arno