Furla lascia lo stabilimento di Sambuca. Il sindaco Baroncelli: "non possiamo osservare in silenzio"
“Non possiamo restare a guardare un importante pezzo di realtà manifatturiera che se ne va; non possiamo osservare in silenzio lo svuotamento di un immobile inaugurato solo pochi anni fa e destinato a rilanciare il futuro del lavoro e della formazione nel settore della pelletteria, a cogliere le opportunità di sviluppo di un’area strategica, come quella di Sambuca Val di Pesa, per promuovere e realizzare un radicamento della maison Furla nel nostro territorio”. E’ il sindaco David Baroncelli ad esprimere forti preoccupazioni, sia sul piano occupazionale sia su quello urbanistico , in merito al trasferimento dello stabilimento Furla.
Era il maggio 2021 quando Furla, storico marchio di pelletteria di fascia premium, aprì le porte dell’importante polo industriale, chiamato Progetto Italia, nell’area produttiva di Sambuca Val di Pesa. Grazie ad un investimento della proprietà dell’immobile, del valore complessivo di 30 milioni di euro, il noto brand internazionale metteva piede nel Chianti con una nuova sede che aspirava a diventare laboratorio creativo e sostenibile, dedicato alla progettazione, alla produzione, alla ricerca e alla formazione, dove trovavano impiego 130 addetti. Fin dal suo insediamento nacque un dialogo proficuo con l’amministrazione comunale di Barberino Tavarnelle che accolse con favore la realizzazione dello stabilimento, tre building distribuiti in un’area di 18mila metri quadri. Più avanti la collaborazione si estese all’Unione comunale del Chianti fiorentino per la creazione di un percorso di formazione gratuita per giovani e inoccupati con Furla Academy e Chiantiform, finalizzato alla formazione di addetti alla pelletteria e figure professionali specializzate.
La dislocazione di Furla prevede lo spostamento dell’attività produttiva a Scandicci, degli uffici a Lastra a Signa e di alcune lavoratrici a Bologna. “Abbiamo aperto un’interlocuzione con l’azienda e con la proprietà dell’immobile – dichiara il primo cittadino – chiediamo che quanto prima si istituisca un confronto affinché si delinei un progetto di sviluppo, coerente con la destinazione e le caratteristiche strutturali e funzionali dell’immobile. Proprio al fine di scongiurare un eventuale processo di impoverimento del territorio è fondamentale che la proprietà immobiliare definisca un piano di reindustrializzazione per il capannone, inaugurato solo quattro anni fa, precisando le tempistiche e le scelte strategiche. Un edificio abbandonato a se stesso può tradursi in una ferita per il territorio. Noi non lo vogliamo. E’ necessario che la proprietà dell’immobile alla quale abbiamo chiesto un incontro intervenga per elaborare un nuovo percorso di rioccupazione dello stabilimento. Crediamo che lo stabilimento possa e debba continuare ad essere parte integrante e attiva del piano di sviluppo locale”. Quanto al fronte occupazionale, anche questo è uno scenario complesso che il sindaco Baroncelli sta attenzionando con cura. “Ci stiamo facendo carico della situazione – conclude – siamo in attesa dell’esito delle trattative tra azienda e parti sindacali relative al trasferimento delle lavoratrici nelle nuove sedi individuate dall’azienda”.
Fonte: Associato del Chianti Fiorentino - Ufficio Stampa