Le antiche statuine e i presepi del pizzaiolo Massimo Brini in mostra a Forcoli: "La mia passione da sempre"
Massimo Brini (foto gonews.it)
Aveva sette anni quando, con l’aiuto del babbo falegname, iniziò a costruire il suo primo presepe. E da allora non si è più fermato, creando natività che hanno fatto tappa anche in Vaticano e arrivando a collezionare centinaia di statuine a partire dai primi del Novecento a oggi, catalogate ed esposte ognuna con la sua storia. Massimo Brini, che oggi ha 55 anni, da quasi mezzo secolo coltiva la passione per i presepi richiamando ogni anno visitatori e curiosi a Forcoli. Proprio nel suo paese, nel Comune di Palaia dove è conosciuto anche per la sua attività da pizzaiolo, questo Natale ha inaugurato una mostra permanente al lato della piazzetta di Sant’Antonio.
La passione fin da piccolo
"Il mio babbo Libero ebbe l’idea di portarmi a vedere un presepe. Gli chiesi di iniziare a fare il nostro e così da scarti di legno del suo laboratorio nacquero le prime due casine. Ci presi talmente soddisfazione che non ho mai smesso" racconta Brini, ponsacchino d’origine ma forcolese d’adozione, nel fondo fresco d’inaugurazione che custodisce tutti i pezzi frutto della personale ricerca portata avanti negli anni e i grandi presepi finiti anche in mostra a Roma. Lo sguardo si perde tra la miriade di statuine religiose, antichi mestieri e tantissimi animali, da quelli da cortile a quelli esotici, di tanti materiali ed epoche diverse, comprendo circa cento anni di storia: disposte nelle vetrine, una in fila all’altra, derivano da vecchie produzioni toscane ma anche lombarde, piemontesi o dall’estero. "Osservandole si capisce anche l’evoluzione dei nostri tempi. Molte rappresentano momenti storici" ma anche i luoghi in cui vengono create. "In tutte le regioni c’è la cultura del presepe, che spesso è ambientato dove nasce. Dai napoletani ai liguri che lo rappresentano sul mare, al nord Italia in Montagna fino alla Toscana, principalmente ambientati in campagna e nella civiltà contadina, ognuno con i propri mestieri tipici del posto".
Le statuine in mostra
Ci sono quelle in gesso, in cartapesta e in pasta di carta, ma anche in terracotta, argilla, celluloide fino alle più recenti gomme e plastiche. "Ho cercato di approfondire tutto il significato del presepe" dice, ma anche l’origine delle figure. Per quelle esposte, si va da quella più piccola che misura circa un centimetro a quelle che vanno oltre i 60 centimetri. Alcune, tra i pezzi più antichi, hanno origine da aziende di Bagni di Lucca, come la Fontanini o la Euromarchi: "Era patria del presepe" spiega Brini, "ogni statuina partiva da un modello in terracotta", poi riprodotte attraverso gli stampi. All’ingresso una televisione d’epoca racconta in un filmato dell’Istituto Luce la produzione in Garfagnana. Ma, per fare un altro esempio, ce ne sono tante anche della Confalonieri di Milano: "Si possono notare le pose in movimento. Una particolarità di queste statuine è che si trovano anche personaggi che hanno delle disabilità, sempre accompagnati da qualcuno. Rappresentavano i mutilati di guerra, che lavoravano nella produzione". O ancora il presepe in stile orientale della piemontese Nardi fino a statuine tedesche. "Sono frutto di ricerca, collezionismo ma anche di donazioni, perché tante persone mosse da questa passione vogliono portarmi le proprie statuine, magari tramandate dai nonni".
Le curiosità: "C’è anche il quarto Re Magio"


Tante le curiosità, tra le quali i presepi carillon di fine anni Cinquanta, gadget vintage come le sorprese dei formaggini di quando Brini era piccolo fino alle schede telefoniche della Sip e giochi, il tutto a tema presepe. Presenti anche 45 giri con musiche natalizie e un altare portatile di inizi Novecento, arrivato da San Francisco. "Si può conoscere anche la storia del quarto Re Magio” dice il presepista, parlando della statua di Artaban e spiegando il racconto che sta dietro questa figura. "Ne sono conosciuti tre, ma in origine erano quattro. Artaban portava perle, non riuscì ad arrivare alla grotta perché si fermò ad aiutare famiglie bisognose incontrate lungo il percorso, donando tutto ciò che aveva".
I presepi per due volte in Vaticano
Autore anche di restauri di statue, come la Madonna nella chiesa di Santa Maria Assunta di Livorno, Brini ha composto più presepi realizzando interamente l’ambientazione, dalle case ai movimenti meccanici dei personaggi. Come il grande presepe tradizionale toscano, da circa 3 metri per 2, con oltre 50 figure in movimento, che segue tutte le fasi dall’alba alla notte con evoluzione delle scene. Fino a quelli che, per due volte nel 2023 e nel 2019, lo hanno portato a Roma a "100 presepi in Vaticano": il più recente è il "Presepe nel quadro", che si sviluppa dentro una cornice impreziosita dalle luci, composto da sughero inciso a mano dove poggiano le moschelle napoletane.
Visitabile sempre a Forcoli anche quello che sancì l’incontro con Papa Francesco, sei anni fa: "Fu presentato come il primo presepe interattivo. Gli spettatori possono interagire". Tramite degli interruttori infatti è possibile azionare i pastori che iniziano al girare al centro della grande composizione, sempre oltre i tre metri, le campane e l’incantatore di serpenti.
"Qui dentro c’è la mia famiglia"
Una delle ultime tappe della mostra è "la scatola dei ricordi" di Brini, che contiene anche le casette fatte con babbo Libero. "Per me il presepe rappresenta la famiglia, la cosa più preziosa che abbiamo. Quello che conta sono gli affetti - conclude Massimo Brini - ciò che puoi trasmettere alle persone. Ho visto qualcuno uscire di qui emozionato e per me è il più bel regalo. Io lo chiamo il mio mondo perfetto: qui dentro c’è la mia famiglia, questo percorso mi ha aiutato nella vita".


La mostra permanente, a ingresso libero, è aperta tutti i venerdì, sabato e domenica e festivi dalle 15.30 alle 20, fino a fine gennaio. E per le feste, nei giorni di vigilia, Natale, Santo Stefano e 1 gennaio, ci sarà lo stesso Brini a fare da guida.
Margherita Cecchin



