Empoli ricorda le vittime a 83 anni dal bombardamento: "Scegliamo ogni giorno di essere operatori di pace"
Anche quest’anno Empoli ha ricordato ciò che accadde il 26 dicembre del 1943: un giorno di festa in cui furono spazzate vie intere famiglie in alcune zone della città. Furono 123 le vittime per 210 bombe sganciate sopra la città. La ferrovia era l'obiettivo principale, ma quel giorno viene ancora ricordato per l'altissimo numero di morti civili.
La mattinata celebrativa è cominciata nella Collegiata di Sant’Andrea a Empoli, nella splendida piazza Farinata degli Uberti, con la santa messa officiata da don Luca che ha rivolto parole di Pace, di quanto sia importante continuare a fare memoria e di spendere la vita per gli altri.
Terminata la messa si è formato un corteo diretto al monumento ai caduti in viale IV Novembre, a due passi dalla stazione, dove è stata deposta una corona, ai piedi dell’opera del maestro e partigiano Gino Terreni. Lì erano presenti il sindaco del Comune di Empoli, Alessio Mantellassi, il senatore Dario Parrini, la consigliera regionale Brenda Barnini, rappresentanti della Giunta e del Consiglio comunale, le autorità civili, militari, tante associazioni cittadine, rappresentanti di Comuni limitrofi e cittadini.
La cerimonia è stata aperta dai tre squilli di tromba ed è proseguita sulle note dell’Inno di Mameli, il Piave, il Silenzio. E dopo aver reso tutti gli onori ai caduti, è intervenuto il primo cittadino.
“Ringrazio tutte le autorità presenti, civili, militari, il senatore Parrini, la consigliera Barnini, la Giunta, tutte le associazioni e un grazie ai cittadini che hanno partecipato alla messa celebrata da don Luca e che hanno deciso di unirsi in corteo per venire qui a commemorare, davanti a questo monumento quel 26 dicembre del 1943, i caduti – ha affermato il sindaco Alessio Mantellassi -. È un appuntamento fisso che ogni anno celebriamo per ricordare quel bombardamento che entrò direttamente nelle famiglie, alle 13, mentre erano raccolte nella loro intimità, nelle loro case, riunite intorno alla tavola come lo siamo noi in questi giorni, insieme agli affetti più cari. Protetti nel calore della famiglia. In quei giorni - ha proseguito il sindaco - invece, la guerra piombò in quelle case distruggendo e uccidendo. Piombò la storia, quei ragionamenti di strategia militare che sembravano lontani diventarono elemento di contatto con la realtà, nel senso che quel bombardamento della stazione colpì un quartiere popoloso della città, diventò una carneficina, diventò il colpire le Cascine ma non solo, anche alcune zone del Puntone, di Ponzano che furono colpite perché le bombe poi non sempre hanno centrato gli obiettivi prefissi ma hanno colpito più in là.
Tutti gli anni faccio una riflessione insieme a voi: la differenza tra il contesto di guerra e il contesto di pace. Il primo ha quello che dicevo poc'anzi, è il contesto di pace quello che mette al centro i civili, la loro vita, la nostra quotidianità, il diritto di vivere in sicurezza anche intorno a una tavola, in pace e in serenità come facevano quel giorno tutti gli empolesi il 26 dicembre del ’43. Questi sono scenari diversi e noi dobbiamo cercare di scegliere sempre di essere operatori di pace, di costruire le condizioni affinché la pace ci sia. Siamo in un tempo in cui gli scenari di guerra sono forti, sono sanguinosi, sono cruenti; siamo però anche in un tempo in cui c’è stata una forte mobilitazione delle persone sul tema della pace. Penso alla bellissima marcia che partendo da Empoli è salita a Monterappoli, che ha visto la partecipazione di tante persone. Penso che ci sia anche un sentimento nuovo rispetto ai temi del Pace che va coltivato e che c’è nella nostra città. Perché poi quelle bombe che caddero quel giorno erano bombe americane e cioè di coloro che operavano dalla parte giusta della storia. Ma quando una bomba cade in un quartiere non fa differenza tra liberatore o occupante. Uccide le persone.
E coloro che morirono quel giorno furono – in conclusione ha sottolineato il primo cittadino - tra i primi Martiri veri della vicenda della nostra città. Il 26 dicembre del 1943 fu il primo grosso evento di guerra che colpì Empoli. E questo è diventato luogo di memoria – che lo era già grazie alla targa messa dall’Unione delle Donne Italiane – e poi il monumento di Gino Terreni che fece parte di quel movimento di Resistenza, ha fatto sì che lo diventasse fisicamente. Ogni giorno dobbiamo proseguire nel nostro impegno civico per la nostra città ma allo stesso tempo in tutte quelle iniziative anche istituzionali che ci vedranno impegnati ogni giorno nel far capire questo attraverso il percorso di Investire in democrazia, attraverso il Viaggio della Memoria, attraverso le tante attività che si svolgono nelle scuole sul tema della pace e attraverso l’attività divulgative che sta facendo la nostra biblioteca comunale e anche nel supporto all’Atlante delle Guerre e dei Conflitti nel mondo, uno strumento importante che la nostra amministrazione sostiene da molti anni e continueremo a farlo, perché è una guida formativa che ci fa capire quelli scenari di guerra attivi ma anche quelli dimenticati e di cui si parla troppo poco. Essere coinvolti ogni giorno come operatori di pace, dobbiamo rispettare questo impegno che ci prendiamo qui, di fronte a questo monumento”.
Fonte: Comune di Empoli - Ufficio Stampa