Santo Stefano patrono di Prato, Vescovo Nerbini: "Insieme per guarire le ferite della città"
Lavorare insieme per «guarire le nostre ferite», quelle di una città che sta vivendo «una situazione di serio stallo». Nel giorno della festa di Santo Stefano, patrono di Prato, il vescovo Giovanni Nerbini ha affermato che «non è il tempo di puntare il dito contro – uno sport diffusissimo e del tutto sterile – che spesso serve a mascherare i limiti e i disimpegni di chi accusa. Ma è vero che dobbiamo saper voltare pagina». Per monsignor Nerbini l’esempio e lo stimolo per questo impegno possono essere presi a prestito proprio da Santo Stefano, «egli non pensa al proprio interesse, non cerca consenso, plauso, apprezzamento. È uomo autenticamente libero perché non ha da difendere alcun interesse personale. Non è schierato con qualcuno contro qualcun altro, ma vuole il vero bene di tutti».
Il pontificale. Come ogni 26 dicembre, nella cattedrale di Prato i sacerdoti diocesani hanno concelebrato con monsignor Nerbini il solenne pontificale di Santo Stefano. Tanti i fedeli che hanno partecipato alla messa nella quale la comunità pratese rende omaggio a Santo Stefano e al «sasso», che la tradizione indica essere uno di quelli utilizzati per uccidere il primo martire della storia cristiana. In prima fila le autorità , con il sub commissario Francesco Pisani in rappresentanza dell’Amministrazione comunale. Accanto a lui il presidente della Regione Eugenio Giani e il presidente della Provincia Simone Calamai. Presenti i rappresentanti dei Comuni del territorio pratese, le onorevoli Erica Mazzetti e Chiara La Porta, l’assessora regionale Cristina Manetti e il consigliere regionale Matteo Biffoni.
Nell’omelia il vescovo Nerbini ha sottolineato come la tradizionale celebrazione del 26 dicembre, «mentre rende omaggio al santo patrono, guarda con preoccupazione, ma anche con speranza al futuro». Nel parlare della figura di Santo Stefano, «uomo che agisce e parla alla luce del sole e con chiarezza», il Presule ha affermato di aver avuto modo, in questo anno, «di parlare con persone che manifestavano interesse ad entrare in politica, sia nel centrodestra come nel centrosinistra: non ho mai chiesto a nessuno perché lì, anziché di là! Piuttosto ho detto: se ciò che ti muove è l’ambizione fermati, non andare oltre. Ma ho incoraggiato chi manifestava un vivo interesse per la nostra città, ad andare avanti con coraggio, con entusiasmo, nonostante tutto. Ho grande stima per queste persone, capaci di uscire dal proprio ambito professionale, anche di successo, per un servizio, sottolineo questo termine, per la collettività. Di queste persone competenti, generose, aperte, ce ne sono molte a parer mio». Poi monsignor Nerbini ha fatto un invito alla politica: «mi auguro che tutti i partiti sappiano accogliere, valorizzare, andando oltre alle loro dinamiche interne, fare spazio a chi si affaccia alla politica con tali sinceri propositi».
Il Vescovo ha ricordato come la parola «insieme» durante il Covid aveva assunto «un sapore quasi catartico. Oggi invece – ha osservato – pare che questo proposito collettivamente espresso non trovi più risonanza fuori e dentro di noi». Nella sua riflessione, monsignor Nerbini ha avuto parole di elogio per il volontariato, «una delle grandi risorse e speranze a cui dobbiamo molto come città. Sono persone che operano nel silenzio con passione, a volte superando difficoltà davvero grandi». Tra queste il Presule ha citato la scuola di italiano per stranieri portata avanti dai Gruppi di Volontariato Vincenziano nella parrocchia di San Bartolomeo.
Poi un pensiero ai giovani e la rinnovata preoccupazione sulle loro fragilità, che giustamente devono essere «curate», ma allo stesso tempo il Vescovo ha invitato la comunità a porsi alcune domande: «perché generazioni che vivono nel benessere e possono soddisfare ogni loro desiderio cadono vittima di depressione, di paure, di ansie, di autolesionismo? Tutti, istituzioni, scuola, famiglia, associazioni, gruppi sportivi, Chiesa, partiti ed altri, abbiamo come primario dovere quello di ripartire da capo, rispondendo alle domande fondamentali».
Infine, sempre parlando di giovani, monsignor Nerbini ha voluto condividere una bella esperienza, quella di aver visitato la mostra dedicata ai profeti per la pace, allestita in San Domenico da un gruppo di studenti di San Niccolò appartenenti a Gioventù Studentesca. «Partendo dalle guerre in corso nel mondo, ci hanno presentato uomini e donne “risorti” che hanno testimoniato con la loro vita l’amore per la pace. Davanti a questi esempi i ragazzi si sono chiesti: cosa posso fare io per costruire la pace e la giustizia? Carissimi, chiediamoci sempre cosa possiamo fare per questa comunità, per questa città. Chiediamo al nostro patrono che nella Chiesa e nel mondo sappiamo sempre portare il nostro piccolissimo, ma decisivo contributo di amore, di giustizia, di verità e di pace».
I vincitori della sedicesima edizione del Premio Santo Stefano. Al termine del pontificale il vescovo Nerbini ha proclamato i vincitori dello Stefanino d’oro 2025-2026, il riconoscimento istituito dalla città per dare rilievo a quelle aziende sane e di successo che operano nel pieno rispetto delle leggi e della concorrenza.
Si tratta di tre aziende del settore tessile: Brachi Testing Services, Filati Omega e Luilor. La cerimonia di consegna degli «Stefanini d’oro» avverrà sabato 7 febbraio. Ogni anno i premi vengono assegnati da un comitato composto dai promotori dell’iniziativa: Diocesi, Comune e Provincia di Prato, Comune di Montemurlo, Camera di Commercio di Pistoia e Prato, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.
La chiusura del Giubileo. Domenica 28 dicembre, la Chiesa di Prato, insieme a tutte le diocesi del mondo, celebrerà la chiusura del Giubileo con una messa solenne in cattedrale. L’orario di inizio è alle 17,30 e vedrà la partecipazione del clero diocesano. Sono sospese tutte le messe vespertine. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su Tv Prato.
Fonte: Diocesi di Prato


