Il dottor Guidi fa chiarezza: "Creutzfeldt-Jakob, non 'mucca pazza'. Nessun contagio in Toscana"
(foto gonews.it)
Il caso del settantenne deceduto all'ospedale di Empoli ha fatto circolare la voce di un possibile ritorno della 'mucca pazza'. In realtà il termine non è adatto, come ha spiegato ai microfoni di Radio Lady il dottor Leonello Guidi, direttore della Neurologia del San Giuseppe.
"Bisogna distinguere 'mucca pazza', che colpisce bovini e pecore, e la Creutzfeldt-Jakob, che prende gli umani. La 'mucca pazza' è una variante della Creutzfeldt-Jakob. Non va chiamata 'mucca pazza'" ha detto Guidi ai microfoni di Buongiorno Lady con Cristina Ferniani e Serena Franceschin.
Guidi è entrato nel dettaglio: "Ci sono tre tipi di patologie: una forma sporadica, l'altra ereditaria e la terza una forma acquisita, per carni infette con il prione infetto o per via di interventi chirurgici".
Secondo Guidi non bisogna fare allarmismi perché la malattia non appare troppo spesso: "È una forma rarissima. In Inghilterra al clou della patologia ci sono stati 188 casi di infezione, nel mondo 230. Quello che fa paura è che la proteina è particolarmente resistente anche ai processi di sterilizzazione. Per dire, gli strumenti in ospedale vanno distrutti dopo l'utilizzo".
Cos'ha fatto pensare a questo morbo? "Sono patologie rapidamente evolutive, quando compaiono sintomi come difficoltà motoria, sintomi psichiatrici, apatia, distacco in persone che hanno avuto una vita normale, si può pensare a questa malattia. Poi tramite esami come la risonanza magnetica, che ci fa vedere le alterazioni precise al livello della corteccia e del cervelletto, poi l'elettroencefalogramma o la cultura lombare".
Si può risalire alle cause? "Il problema di chi viene a contatto con questo prione è che può sviluppare la malattia addirittura quattordici o quindici o venti anni dopo. Questa proteina entra nell'organismo e si localizza nel sistema nervoso, contagiando le altre senza che ci sia un meccanismo di difesa. Si manifesta quando il prione è in una quantità utile da far apparire i sintomi. Quindi è difficile risalire alla causa".
"Non c'è necessità di mettere in atto nessun provvedimento adesso, se non quello di isolare gli strumenti utilizzati per il paziente deceduto, ma è una prassi standardizzate. Non è un contagio che avviene da familiare attraverso i normali contatti fisici o di una vita normale, quindi non c'è rischio di contagio" ha concluso Guidi. Nell'audio nel player in alto potete trovare anche le sue parole sul coronavirus.