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Rischi digitali, gioco d’azzardo giovanile e gaming: il progetto Play4Fun presentato dagli esperti

Il CNR e l’Associazione Di.Te spiegano come educare i giovani alla consapevolezza digitale e prevenire i rischi di gambling e gaming online

Contrastare il gioco d’azzardo partendo dalla prevenzione e dalla consapevolezza digitale. È anche questo un obiettivo di Play4Fun, il progetto che nei giorni scorsi ha visto protagonisti Simone Sacco, ricercatore del Laboratorio di epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari dell’IFC-CNR, e Samuele Aquilanti, referente dell’Associazione Di.Te (Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo).  Play4Fun è un'iniziativa promossa dalla SdS Empolese Valdarno Valdelsa, con la collaborazione del Ser.D di Empoli e una rete di Enti del Terzo Settore, che punta a informare e supportare la cittadinanza rispetto ai rischi legati al gioco d’azzardo.

Ospiti a Radio Lady 97.7, i due hanno offerto uno sguardo complementare su un fenomeno in preoccupante crescita: il rapporto sempre più stretto tra gaming e gambling tra i giovani e giovanissimi.

 

L'intervista su Radio Lady

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Il laboratorio IFC-CNR lavora da anni all’interno del progetto europeo Espad, che dal 1995 monitora gli stili di vita e i comportamenti a rischio degli adolescenti. Un lavoro di raccolta dati, non direttamente di prevenzione, ma essenziale per orientare politiche, progetti educativi e interventi nelle scuole. "Entriamo ogni anno in oltre 200 scuole con questionari sui comportamenti a rischio - spiega Simone Sacco - e i dati più recenti segnano un aumento significativo del gioco d’azzardo tra i giovani. Questo andamento accompagna la crescita del gioco online: la disponibilità è molto più ampia rispetto al passato. Non è più necessario recarsi in una sala giochi, oggi basta un telefono".

Secondo il ricercatore, il confine tra videogiochi e azzardo si fa sempre più sottile, anche a causa di alcune dinamiche di gioco: "Le loot boxes riproducono gli stessi meccanismi dell’azzardo. Creano gratificazione immediata e abituano i minori a dinamiche tipiche del gioco d’azzardo".

È proprio su questa vulnerabilità che interviene l’Associazione Di.Te, attiva da anni nelle scuole italiane con percorsi pensati per bambini, adolescenti, genitori e insegnanti. "I dati di cui parla Sacco sono fondamentali per costruire progetti efficaci - sottolinea Samuele Aquilanti -. Nelle scuole portiamo esperienze che aiutino i ragazzi a sviluppare senso critico, non solo lezioni teoriche. L’obiettivo è favorire un benessere digitale consapevole".

Il lavoro di Di.Te non riguarda solo i giovani: "Non possiamo escludere genitori e docenti. Sono parte della rete che circonda i ragazzi, e serve costruire occasioni condivise per aumentare la consapevolezza di tutti".

Aquilanti porta un dato particolarmente allarmante: "Il 61% dei bambini tra 0 e 6 anni possiede un dispositivo con accesso a internet. L’esposizione precoce rende i minori estremamente vulnerabili. I meccanismi di gaming e gambling sono simili, e normalizzano comportamenti a rischio".

Secondo Aquilanti, vietare o togliere gli strumenti digitali non rappresenta una soluzione: "Significa solo spostare il problema. Dobbiamo educare, dando noi adulti per primi il buon esempio. Piuttosto, è utile creare momenti di detox, spazi senza dispositivi in cui i ragazzi possano sperimentare alternative e sviluppare competenze".

Un progetto che si concretizza ogni anno con il Disconnect Day, una giornata interamente dedicata alla disconnessione, durante cui i telefoni vengono sigillati per consentire ai partecipanti di concentrarsi su attività condivise, giochi, laboratori ed esperienze guidate da professionisti. "La parte più interessante - nota Aquilanti - è che spesso gli adulti sono più spaventati dei ragazzi. La disconnessione obbligatoria fa riflettere su quanto sia difficile rinunciare allo smartphone e su quanto sia importante creare momenti offline, per esempio durante la colazione, il pranzo o la cena".

Anche Sacco, oltre che da ricercatore, parla da genitore: "Abbiamo dato il telefono a nostra figlia a 11 anni, ma accompagnandola con molta attenzione. Abbiamo stabilito momenti di disconnessione, come la cena, che è per noi il momento del racconto della giornata. E ammetto che spesso siamo noi genitori quelli che ricadono nell’errore di guardare il telefono".

Il ricercatore sottolinea inoltre come pochi genitori usino strumenti di monitoraggio dei dispositivi, spesso per mancanza di tempo o timore di essere invadenti. Ma è proprio dalla famiglia, ribadisce, che parte il primo esempio: "Da lì possono nascere sane abitudini e vera consapevolezza".

Il progetto Play4Fun mette in evidenza un punto fondamentale: la soluzione non è la demonizzazione della tecnologia, ma l’educazione al suo utilizzo. In un contesto in cui il gioco d’azzardo corre sempre più veloce online e il confine con il gaming si fa sottile, fornire ai giovani strumenti critici e accompagnarli verso una consapevolezza autentica è la sfida più urgente.

Il progetto Play4Fun offre inoltre diversi Sportelli di ascolto sul territorio - a Certaldo, Castelfiorentino, Empoli, Fucecchio e San Miniato. Nel corso dei mesi si sono svolte numerose iniziative, tra cui quella organizzata a San Miniato a fine settembre, dedicata al gioco sano e positivo, con attività originali e divertenti rivolte a ragazze e ragazzi di tutte le età, a ingresso libero e gratuito.

Un’altra serata si è poi svolta a fine novembre a Castelfiorentino, al Circolo Arci Dogana: un appuntamento pensato per riscoprire il gioco “sano” e la dimensione sociale del divertimento, ma anche per far conoscere lo Sportello di ascolto attivo ogni martedì pomeriggio.

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