Posa della prima pietra alla nuova chiesa voluta da Don Paolo Cioni, già parroco a Empoli. L'omelia del Cardinal Betori

Don Paolo Cioni

Ecco di seguito il testo dell'omelia che il cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, ha proclamato oggi pomeriggio, domenica 13 aprile, nella celebrazione per la posa della prima pietra della nuova chiesa di S. Maria Madre di Dio a Calenzano. Il parroco è Don Paolo Cioni, ex della chiesa della Madonnina del Grappa a Empoli.

"La posa della prima pietra di una nuova chiesa ha in sé una carica di suggestione, per l’orizzonte di speranza che apre ma anche per il segno di volontà coraggiosa che, con questo gesto, una comunità esprime. È un gesto che vuole instaurare un circolo virtuoso: ci apprestiamo a edificare uno spazio sacro che esprima la nostra fede, ma sarà questo stesso spazio un giorno a edificarci nella fede. E l’edificazione materiale del tempio sarà giustificata solo se sarà accompagnata dalla volontà di lasciarsi edificare come comunità nella fede.

Nel momento in cui poniamo la prima pietra di un edificio che il disegno architettonico e l’opera delle maestranze farà lievitare giorno dopo giorno, è perciò decisivo per noi avere una chiara idea di quale sia il fondamento, la prima pietra della nostra esperienza di fede, da cui far scaturire l’articolazione armonica dell’edificio della vita cristiana. Questo ci aiuta a illuminare la parabola evangelica, in cui Gesù si identifica nel figlio prediletto del padrone della vigna, colui che dopo i numerosi profeti rifiutati e perseguitati, sta anch’egli per subire il rifiuto ed essere condotto a morte.

È un testo, quello della parabola, che, nella prospettiva della Pasqua imminente, assume una luce più profonda. Ma qui ci interessa soprattuttocome Gesù, per commentarne la vicenda, ricorra al testo del Salmo 118 – lo stesso testo che ritorna nel discorso di Pietro davanti al Sinedrio –, il Salmoin cui si parla di una pietra scartata che diventa pietra d’angolo di un edificio, la pietra cioè che tiene unita l’intera costruzione, il suo fondamento reale. Gesù sta per essere scartato da coloro a cui è stato inviato, ma Dio farà di questo “scarto” la radice da cui scaturirà salvezza per l’intera umanità.

Ne consegue che porre oggi questa prima pietra a fondamento dell’edificio sacro che andiamo a edificare richiede da parte nostra che quell’altro edificio, che siamo noi, la Chiesa fatta di persone, devericonoscere nella persona del Figlio di Dio fatto uomo il fondamento della comunità di fede. Le prossime festività pasquali ci aiuteranno a mettere a fuoco il volto del Salvatore e a entrare alla sua sequela, lui primizia del popolo che Dio si è scelto e fondamento della Chiesa.

Ma la logica della Pasqua, per cui è dalla morte che viene la vita, dal dono di sé la salvezza per tutti, è una logica stringente e impegnativa. Legarsi alla pietra angolare che è Gesù, esige una conversione profonda, che ci indirizza, come singoli e come comunità, a una scelta di donazione e di servizio, che mette al centro i più poveri, i poveri di tutte le povertà. È quanto ci sta insegnando Papa Francesco, che ci invita a superare ogni chiusura, a essere una Chiesa “in uscita” verso tutte le periferie, geografiche, sociali ed esistenziali. È importante ricordarlo mentre avviamo la costruzione di una nuova chiesa, e dei locali ad essa annessi, perché questo complesso non rappresenti uno spazio chiuso ma un centro di irradiazione verso il territorio in cui è posto. Non un fortino in mezzo a un territorio ostile, ma una tenda di soccorso per ogni ferito della vita, una presenza che vuole essere fonte di umanizzazione per tutti, credenti e non credenti.

Qui ci aiutano le parole della prima lettura, tratta dal libro di Isaia, dove Dio mette a contrasto da una parte la stabilità della città costruita sulla pietra che egli pone a fondamento e dall’altra la fallacia, la debolezza di ogni edificio umano che voglia erigersi da solo, prescindendo da lui. Nell’immagine di Cristo c’è una esemplarità che illumina ogni uomo; nella sua morte e risurrezione una forza, offerta a chi crede, capace di rendere nuove tutte le cose.

Questo è il segno che vogliamo porre tra le case di questo territorio. È la vocazione di ogni parrocchia. Ringrazio quanti si sono resi interpreti di questa missione e hanno collaborato per dare ad essa avvio. Grazie all’amministrazione comunale che ha concesso la possibilità di erigere un nuovo complesso parrocchiale. Grazie all’architetto che ha pensato e disegnato questo bel progetto. Grazie alle aziende che si apprestano a realizzarlo. Grazie alla parrocchia di San Niccolò e al suo dinamico parroco don Paolo Cioni che hanno deciso che la chiesa eretta sul colle dovesse trovare una corrispondenza più vicina alle case della gente.

Su tutti e su tutto vegli l’amorevole protezione della Vergine Maria, Madre di Dio, a cui un giorno non troppo lontano ci auguriamo di poterintitolare la nuova chiesa dedicandola alla gloria di Dio per la nostra salvezza".

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