La città tutela davvero la libertà di espressione, il quesito di NCD

Nuovo Centrodestra

Qualche giorno fa abbiamo letto su un giornale on-line che a carico dei “contromanifestanti”, che il 5 ottobre disturbarono la manifestazione delle Sentinelle in piedi, si sta configurando l’accusa formale di aver commesso due reati: manifestazione non autorizzata e violenza privata.

Non è nostra intenzione entrare nel merito specifico delle accuse, di cui lasciamo ovviamente la valutazione agli organi di polizia e alla magistratura, visto che c’era stata anche una denuncia. Neppure vogliamo riaprire la polemica su un episodio squalificante per la nostra città, sul quale hanno specificamente richiamato l’attenzione anche i deputati Alessandro Pagano ed Eugenia Roccella ( NCD) e Gian Luigi Gigli ( Per l’Italia). Quanto poi alle gesta “gloriose e democratiche” compiute quella domenica in varie città italiane c’è stata anche un’interrogazione molto puntuale di Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia-AN.

Vorremmo solo cercare di offrire una riflessione sul livello reale del diritto di espressione e di rispetto delle idee presente nella nostra città. E, diciamolo subito, del preoccupante livello di strabismo politico a cui è adusa la classe dirigente della sinistra cittadina.

Il 13 ottobre sul Tirreno era apparsa una riflessione di Franco Nocchi, segretario provinciale del Partito Democratico, tutto preoccupato dal tentativo della “destra minoritaria” di rafforzare l’identità mediante “il rifiuto dei diversi”. Come esempio di questa pericolosa intolleranza Nocchi citava le proteste per la costruzione della moschea e la manifestazione delle “Sentinelle in piedi” contro il DDL Scalfarotto sull’omofobia.

Su ambedue gli argomenti citati da Nocchi si possono ovviamente avere opinioni diverse, e tutte perfettamente democratiche nonché rispettose dei diritti fondamentali della Costituzione. Basta fare uno sforzo e distinguere, armati di buona fede intellettuale, evitando di fare sommarie equivalenze tra la perplessità sulla collocazione della moschea — e i contestuali timori su alcune predicazioni che a volte salgono agli onori della cronaca — e il rifiuto del diritto alla libertà religiosa degli islamici; o ancora, non confondere la discriminazione e la violenza contro gli omosessuali con la legittima contrarietà all’introduzione del matrimonio e soprattutto dell’adozione per coppie dello stesso sesso.

Franco Nocchi può non avere preoccupazioni di questo genere.  Dovrebbe però avere l’accortezza di dire esplicitamente se manifestare opinioni in dissenso alla vulgata progressista sia in sostanza realmente permesso o meno. Dovrebbe dirci cioè con chiarezza se in democrazia è ammissibile che un gruppo di cittadini organizzi una manifestazione pacifica e regolarmente autorizzata, e un altro gruppo — ritenendola sbagliata — cerchi di impedirla con violenze verbali (e non solo).

Ci dispiace dover dare lezioni ai detentori della correttezza politica e delle regole democratiche, sempre pronti a dare voti col ditino alzato, ma la democrazia è fatta prima di tutto di regole formali, e prima di ogni giudizio in merito alle idee rappresentate, ci saremmo aspettati una netta riaffermazione del diritto costituzionale a manifestare, assieme a una condanna netta nei riguardi di coloro che si sentono autorizzati a impedire il diritto degli altri a farlo.

La forma della democrazia è preliminare al giudizio sui contenuti, e funziona così: io organizzo una manifestazione, pacifica e autorizzata, se tu non sei d’accordo ne fai un’altra, in altro luogo, e non cerchi di fermare la mia, autoconvocando una manifestazione non autorizzata nello stesso luogo, e impedendo il mio diritto costituzionalmente garantito con urla e spintoni.

E’ molto complicato? Magari sì, per i disinvolti protagonisti di queste bravate e per qualche giornale locale che ha deciso di supportare la gloriosa militanza in piazza, a scapito delle regole. A quanto pare non lo è poi tanto, visto che si arriva a ipotizzare la violenza privata.

E per il segretario provinciale del PD come funziona? Se mi oppongo, pacificamente, alle adozioni ai gay sono violento e non è violenza impedire di farlo?

Non è una domanda da poco, in una città che — per motivi vari e con le scuse più incredibili — ha visto negli anni ex-partigiani impediti di parlare e accusati di fascismo, perché contrari a qualche legge cara all’onda progressista; un presidente di Senato che ha dovuto presentare il suo libro circondato da uno schieramento imponente di camionette di polizia; cippi pietosi in ricordo di prigionieri di guerra rimossi con grandi schiamazzi; ambasciatori di Israele impossibilitati a entrare nell’università per seminari scientifici; comizi di partiti contestati anche a suon di sassate.

E’ necessario continuare questa rassegna della memoria?

In sintesi c’è un clima che nella nostra città tende a ripresentarsi periodicamente, con intensità variabile, per cose piccole e meno piccole, ma con inquietante regolarità: basta pensare alle denunce e alle indignazioni contro il raduno scout a San Rossore, e viceversa alla tolleranza benevola e giustificazionista verso raduni, causa di vero degrado ambientale e cittadino, come il Canapisa.

I protagonisti di questa intolleranza sistematica, che alligna da almeno 30 o 40 anni a Pisa, certamente sono minoritari, recidivi e animati da una cultura decisamente illiberale e autoritaria.

Ma tra queste minoranze aggressive e la libertà conculcata di altri c’è sempre stato tutto un mondo un po’ gommoso, dedito al politicamente corretto e aduso a non vedere e non sentire; e pronto a definire aggressivo il manifestante pacifico, senza spendere una parola su chi lo aggredisce.

Tutto questo merita una riflessione seria o deve essere rubricato come provocazione verso il mondo politico e culturale che gestisce cinicamente la pace politica e sociale con le frange intolleranti?

NCD di Pisa, senza la pretesa di detenere alcun monopolio della democrazia, come capita ad altri, offre con umiltà questa riflessione a tutti coloro che hanno a cuore una città civile e veramente aperta al diritto di espressione delle idee.

Fonte: NCD Pisa

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