La nomina a vescovo di don Stefano Manetti fa riflettere il parroco Amati: "Festeggeremo la Pasqua e questo grande evento"

Don Pierfrancesco Amati, proposto di Certaldo (foto gonews.it)

Don Piefrancesco Amati, parroco di Certaldo, nella Goccia, mensile parrocchiale, fa alcune riflessioni sulla Pasqua e nomina a vescovo di Don Stefano Manetti, sacerdote con passato nel paese di Boccaccio:

Carissimi, abbiamo appena iniziato il cammino quaresimale che vuole condurci a festeggiare adeguatamente il grande evento della Pasqua, la resurrezione di Gesù che continua a sconvolgere e salvare la nostra vita. Quest’anno c’è un fatto particolare che ci guida in questo percorso verso la Pasqua, si tratta dell’ordinazione episcopale di don Stefano Manetti. Come si è già comunicato l’ordinazione avverrà il 25 marzo alle 18 in Duomo a Firenze; successivamente domenica 30 Mons. Manetti sarà presente nella nostra parrocchia e tutti avremo la possibilità di incontrarlo e salutarlo. Questo evento mi sollecita ad alcune riflessioni sulla figura del Vescovo che spero utili ed importanti per tutti noi. In primo luogo è bene ricordarci che il Vescovo è il successore degli Apostoli, cioè è colui che garantisce che la nostra fede sia quella della Chiesa che nasce per volere esplicito di Gesù. Per i Vescovi si parla nella teologia cattolica di “successione apostolica” cioè dagli Apostoli in poi l’ordinazione episcopale, con il dono dello Spirito Santo trasmesso con il gesto dell’imposizione delle mani e con l’unzione del capo con l’olio del Crisma, accade da un Vescovo all’altro senza alcuna interruzione. Questo è un primo elemento molto importante perché indica una storia fatta di anelli uno legato all’altro di una catena che ci porta fino all’origine, cioè fino a Gesù. Questa “successione apostolica” è garantita dalla storia della Chiesa sia per la tradizione cattolica che per le Chiese Ortodosse; non si può dire la stessa cosa per le Chiesa che appartengono alla riforma protestante. Insomma ogni Vescovo regolarmente ordinato riconduce direttamente all’inizio di tutto e quindi a Gesù stesso. Per il cristianesimo che certi fatti siano storici, quindi documentabili come realmente accaduti, è fondamentale. Inoltre è sul Vescovo in comunione con il Papa che si basa la certezza della nostra fede. Anche questo aspetto merita una certa attenzione: noi spesso pensiamo che la fede sia autoreferenziale e in fondo basata sul nostro assenso personale, se io mi dichiaro cristiano nessuno dovrebbe contraddirmi e non credo di dovermi appellare a niente e nessuno per certificare la bontà e correttezza della mia fede. In realtà non è così. È compito della Chiesa, che lo fa attraverso il Vescovo, garantire e confermare che la mia fede sia davvero quella stessa che proclama e confessa la Chiesa stessa. A questo proposito c’è un episodio significativo nella vita di San Paolo, l’Apostolo per vocazione di Gesù che non apparteneva ai dodici. Nella lettera ai Galati nei primi versetti del secondo capitolo, per confermare l’autenticità del suo insegnamento e quindi del suo essere realmente Apostolo dopo quanto gli era accaduto sulla via di Damasco, egli scrive: “Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano”. Per questo motivo ogni volta che celebriamo l’Eucarestia preghiamo per il Papa e per il Vescovo della Diocesi dove si celebra, per sottolineare che sono loro i fondamenti della comunione nella fede che noi viviamo. Allora essere ordinati Vescovi non è tanto un crescere nella gerarchia, qualcuno potrebbe quasi dire un “fare carriera”, ma essere aggregati a quella storia che ha la pretesa di continuare a portare Gesù, cioè la salvezza, nella storia del mondo. Avere un sacerdote che è stato Parroco tra noi che ora viene ordinato Vescovo diventa un grande richiamo ad approfondire un ulteriore aspetto, per nulla secondario, della nostra fede in Cristo morto e risorto. Con questa consapevolezza ci prepariamo a festeggiare Mons. Manetti e preghiamo per lui.

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