Recupero dei 10 arazzi, la Cassa di Ripsarmio: "Una mostra per premiare il silenzioso lavoro dei nostri maestri"

‘’Questo evento premia il lavoro, silenzioso e di altissima qualità, condotto per 27 anni, da una equipe di allora giovani restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure che hanno potuto acquisire delle competenze specifiche in questo campo che sono oggi richieste da tutto il mondo’’. Lo ha dichiarato il presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze Umberto Tombari intervenendo, stamani a Palazzo Vecchio, alla presentazione della mostra ‘Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino” assieme al sindaco Dario Nardella, a Louis Godart, consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del Presidente della Repubblica e a Micaela le Divelec, Gucci Chief Consumer Officer.

Nell’ occasione sono nuovamente visibili tutti assieme nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio i 20 arazzi cinquecenteschi commissionati proprio per questo ambiente da Cosimo I de’ Medici. Raffigurano la storia di Giuseppe e, nel 1882 per volere dei Savoia, furono equamente divisi tra Firenze e il Palazzo dei Quirinale. L’esposizione fiorentina (aperta dal 15 settembre al 15 febbraio) domani conclude un tour che ha riscosso una grande affluenza di pubblico che è cominciato a febbraio al Palazzo del Quirinale e proseguito in estate al Palazzo Reale di Milano.

 ‘’Questo imponente recupero – ha aggiunto Tombari – relativamente ai 10 pezzi rimasti a Firenze, ha accompagnato la storia della nostra istituzione in quanto è cominciato col sostegno dell’allora Cassa di Risparmio di Firenze ed è proseguito col finanziamento dell’Ente Cassa, nata nel 1992, per un investimento complessivo di un milione e 100 mila euro. Dunque assume per noi un valore anche affettivo che si aggiunge alla soddisfazione di avere valorizzato un ciclo di opere che rappresenta la migliore immagine dell’ Italia a livello internazionale grazie ad un efficace gioco di squadra tra istituzioni pubbliche e private che deve diventare un modello per future iniziative’’.

La nota del Comune di Firenze

Tornano a ‘casa’ dopo oltre 100 anni i venti arazzi medicei raffiguranti le storie di Giuseppe Ebreo e realizzati dai più importanti artisti del Rinascimento. Pensati e commissionati per la Sala dei Duecento a Palazzo Vecchio da Cosimo I de Medici, furono esposti per l’ultima volta tutti insieme in occasione dell’Unità d’Italia e smembrati negli anni successivi. Sottoposti a restauro, sono stati protagonisti di una mostra itinerante che ha fatto tappa a Roma e Milano e che adesso li riporta a Firenze, in esposizione da domani fino al 15 febbraio (costo del biglietto 2 euro, orari di apertura del museo).
La mostra, dal titolo “Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino”, è stata presentata dal sindaco Dario Nardella, da Louis Godart, consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del Presidente della Repubblica, da Micaela le Divelec, GUCCI Chief Consumer Officer, e da Umberto Tombari, presidente Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

"Il sogno – ha commentato Nardella - era quello di rimettere insieme dopo più di un secolo tutta la collezione degli arazzi dei Medici. Questo sogno si è realizzato e finalmente riportiamo i venti arazzi nel luogo dove erano nati, nel Cinquecento. Ogni spettatore oggi potrà rivivere quell’emozione".
La serie di 20 arazzi raffiguranti le “Storie di Giuseppe Ebreo”, commissionati nel Cinquecento (Firenze 1545-1553) da Cosimo I de’ Medici, rappresenta una delle più alte testimonianze dell’artigianato e dell’arte rinascimentale. Il prezioso nucleo, tessuto dai fiamminghi Jan Rost e Nicolas Karcher su cartoni realizzati da alcuni dei più importanti artisti del Rinascimento - Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati – è stato esposto per più di un secolo nella Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio, per poi essere conservato nei depositi fino al secolo scorso quando è stato esposto al pubblico all’indomani dell’Unità d’Italia. Della serie completa sono oggi conservati a Firenze dieci pezzi mentre gli altri dieci sono stati portati a Roma, alla fine del secolo scorso (1882) per volere dei Savoia, per adornare i saloni del Quirinale. Nel 1983 gli arazzi furono definitivamente rimossi dalle pareti della Sala dei Duecento per essere sottoposti ad indagini sul loro stato di conservazione e per avviarne il restauro cominciato nel 1985. L’intervento è stato affidato e concluso all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, col sostegno finanziario della Cassa di Risparmio di Firenze prima e dell’Ente Cassa poi.

La mostra è nata grazie all’impegno condiviso dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e poi Sergio Mattarella, e dal sindaco di Firenze Dario Nardella. A febbraio c’è stata la prima tappa a Roma, al Palazzo del Quirinale; poi a Milano, a Palazzo Reale, in occasione di Expo2015. Adesso la mostra approda a Firenze, dove per la prima volta dopo 133 anni gli arazzi tornano tutti insieme, nel luogo per il quale erano stati ideati.
La mostra, realizzata con il determinante contributo di Gucci, è quindi il degno coronamento dell’impegno che la città di Firenze ha profuso per rendere nuovamente fruibili queste opere d’arte. I dieci arazzi portati a Roma dai Savoia nel 1882 si affiancano di nuovo ai dieci arazzi “fiorentini” restituiti all’antica bellezza dall’Opificio delle Pietre Dure grazie ai finanziamenti di Cassa di Risparmio di Firenze ed Ente Cassa di Risparmio di Firenze, con un eccellente lavoro di restauro durato 27 anni.

L’esposizione, a cura di Louis Godart, Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico del Presidente della Repubblica Italiana, è promossa dalla Presidenza della Repubblica Italiana, dal Comune di Firenze e dal Comune di Milano in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Expo 2015 e la Fondazione Bracco. Main sponsor Gucci, con il sostegno di Acea, Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Camera di Commercio, Poste Italiane. Sponsor tecnico: Trenitalia. L’organizzazione generale e la realizzazione sono di Comunicare Organizzando. Collaboratori ufficiali: Mus.e, InPiù Broker, Lloyd’s, Gondrand.

Docufilm e touchscreen: storia e tecnologia 
La mostra “Il Principe dei Sogni” presenta un’accurata sezione multimediale realizzata da Mus.e col determinante contributo di Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Prima di entrare nella Sala dei Duecento, i visitatori possono vedere un docufilm con immagini in alta definizione per approfondire i contenuti della mostra e la storia degli arazzi medicei. Al centro della sala, con quattro tavoli multimediali di ultima generazione, i visitatori possono immergersi nei particolari degli arazzi grazie a innovative soluzioni di fruizione interattiva: su touch-screen, è possibile selezionare il singolo arazzo per osservarne i dettagli e le schede descrittive.

La storia degli arazzi

Gli arazzi con le Storie di Giuseppe vennero commissionati da Cosimo I de’ Medici tra il 1545 e il 1553. I disegni preparatori furono affidati ai maggiori artisti del tempo, primo fra tutti Pontormo. Ma le prove predisposte da quest’ultimo non piacquero a Cosimo I, che decise di rivolgersi ad Agnolo Bronzino, allievo di Pontormo e già pittore di corte, a cui si deve parte dell’impianto narrativo della serie. Tessuti alla metà del XVI secolo nella manifattura granducale, tra le prime istituite in Italia, furono realizzati dai maestri arazzieri fiamminghi Jan Rost e Nicolas Karcher sui cartoni forniti da Agnolo Bronzino,
Jacopo Pontormo e Francesco Salviati. Sugli arazzi è rappresentata la storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe, odiato dai fratelli perché prediletto dal padre. Cosimo de’ Medici nutriva una particolare predilezione per la figura di Giuseppe, nelle cui fortune vedeva rispecchiate le alterne vicende dinastiche medicee: Giuseppe, tradito e venduto come schiavo dai fratelli, fatto prigioniero in Egitto, riesce comunque, grazie alle sue rare doti intellettuali, a sfuggire alle avversità, a perseguire una brillante carriera politica e a raggiungere posizioni di potere. Abile parlatore, consigliere e interprete dei sogni del Faraone, mette in salvo un’intera popolazione dalla carestia e, infine, dà prova di clemenza e magnanimità, perdonando i fratelli che lo avevano tradito.

SCHEDA TECNICA

Titolo: “Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino”

A cura di: Louis Godart

Una mostra promossa da: Presidenza della Repubblica Italiana, Comune di Firenze, Comune di Milano, in collaborazione con Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Expo2015, Fondazione Bracco.
Nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario di Firenze Capitale d’Italia

Main sponsor: Gucci.
Con il sostegno di: Acea, Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Poste Italiane. Sponsor tecnico: Trenitalia.

Organizzazione: Comunicare Organizzando, Comune di Firenze – Musei Civici Fiorentini.

Collaboratori ufficiali: Mus.e, InPiù Broker, Lloyd’s, Gondrand.

Allestimento: BC Progetti, Comune di Firenze – Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio.

Sede: Sala dei Duecento, Palazzo Vecchio, Firenze

Periodo: 15 settembre 2015 – 15 febbraio 2016

Orari: fino al 30/9 tutti i giorni escluso il giovedì 9-23; giovedì 9-14; dal 1/10 tutti i giorni escluso il giovedì 9-19; giovedì 9-14.
Info: www.museicivicifiorentini.comune.fi.it www.musefirenze.it

Ingresso:
Biglietto Mostra: euro 2,00 Biglietto Museo+Mostra: intero euro 12,00 – ridotto euro 10,00 Possessori biglietto treni FRECCE e Carta FRECCIA con destinazione Firenze (data emissione antecedente max 5gg data visita): 2 biglietti al costo di 1

Catalogo: Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica – Editore Skira. Prezzo: € 40,00.


Intervento Direzione servizi tecnici del Comune

Abbiamo (1) sempre sostenuto la concreta possibilità che l'architettura e l'arte contenuta in palazzo vecchio fossero in grado di esprimere più di ogni altro luogo fiorentino la storia della città e della comunità.

L'esposizione odierna costituisce la migliore testimonianza di tale, fondamentale, presupposto del nostro operato.
In primo luogo quella che inauguriamo oggi non è una mostra di tessuti di straordinario valore ma il risultato del desiderio, fortemente perseguito, di cogliere l'opportunità posta da Expo e dalle Istituzioni di svelare al pubblico, con il miglior esito scenografico e filologico, l'assetto architettonico e decorativo voluto da Cosimo per la sala dei duecento.

La riunificazione, unica e difficilmente ripetibile, dei venti capolavori di arazzeria medicea costituisce l'imperdibile evento per documentare la visione di un regnante impegnato nella celebrazione della propria immagine quanto nello sviluppo di espressioni artistiche e manifatturiere ancor oggi radicate nel brand e nell'urbanistica cittadina (i laboratori insediati in via dei cimatori e via degli arazzieri ancora parlano delle attività che consentirono l'evoluzione dal panno fiorentino all'arazzo disegnato) determinando, in questi, l'eccezionale connubio tra arte, politica e imprenditoria che oggi ritroviamo nell'impegno profuso da pubblico e privato per l'allestimento della mostra itinerante.

Non solo, tale straordinaria esperienza permane nell'edificio che ancora ospita, al centro del camminamento di ronda, i laboratori dell'opificio, dove la sapienza artigiana si tramanda per cconsentirne la conservazione di tecniche e materiali.
In secondo luogo l'idea espositiva ed il percorso di avvicinamento alle opere non sono semplici espedienti museografici (fatti, comunque , di apparati illuminotecnici a led misurati sulle esigenze e le caratteristiche delle opere, nonché di studi in fase di ultimazione per la progressiva climatizzazione e l'accessibilità' dello spazio) ma il primo concreto tentativo di valorizzare ambienti della fabbrica trecentesca, come il quartiere di Cosimo, ancora oggi non visitabili da turisti e cittadini.

E questi stessi espedienti ci mostrano come il confronto con la storia sia ancora possibile e straordinariamente affascinante ma altrettanto impegnativo: la dimensione dei tessuti non sembrava collimare con le misure dello spazio per cui vennero commissionati, tantomeno le odierne esigenze conservative delle opere apparivano congruenti con i parametri climatici di una sala non ancora "museale", ma l'immagine di questa doveva essere restituita nella condizioni necessarie a divulgarne ai più l'eccezionale connotazione storico-artistica .

La "non" mostra Fiorentina si è voluta misurare con questa difficile sfida affiancando gli allestitori del Quirinale con tutte le energie tecniche e culturali dell'Amministrazione, richiedendo a queste lo studio di artifici museografici dedicati che consentissero, attraverso la sovrapposizione spaziale dei panni, la riesposizione filologica nella sala e prevedendo gli apparati illuminotecnici, climatici (a scomparsa nella seduta centrale) e di comprensione (un dissuasore metallico racconta la storia di Giuseppe per tutto il perimetro della sala) necessari per garantirne le migliori condizioni di conservazione e di fruizione da parte dei visitatori; il tutto anticipando la dotazione già allo studio per garantire allo spazio le ottimali condizioni di supporto alla delicata ed articolata condizione d'uso dello spazio, che ancora ospita il potere cittadino, alla ricerca della valorizzazione culturale di tale prioritaria connotazione dell'edificio.

Ai tecnici ed alle ditte intervenute per l'allestimento, indicati in calce (2) possiamo quindi riconoscere l'apporto critico e storico dovuto per la tutela di quei valori artistici e politici custoditi nelle opere esposte: la Sala dei Duecento viene riproposta nella completezza del suo apparato decorativo e nella configurazione architettonica coeva, con il suo unico ingresso che oggi introduce i visitatori nel volume trecentesco.
Quest'ultima tappa Fiorentina della mostra itinerante costituisce, quindi, la chiara testimonianza dell'assunto iniziale: da qui le venti opere d'arte commissionate nella "transizione politica ed istituzionale di Firenze da Repubblica a principato" (come ben evidenziato nel contributo di Cristina Acidini al catalogo della mostra) si sono separate con il trasferimento a Roma della capitale dello Stato e qui ritornano in occasione di un esposizione universale, svelando, proprio attraverso una della tante vicende artistiche occorse alla fabbrica, un altro preziosissimo documento di storia urbana celato dentro murature e depositi.
Perché - questo è il vero obiettivo del nostro lavoro - i pilastri, i muri e le opere d'arte del palazzo dei fiorentini, continuino a raccontare la memoria comunitaria che custodiscono.

(1) La Direzione Servizi Tecnici del Comune di Firenze, nel suo Ufficio Belle Arti dedicato alla conservazione del patrimonio monumentale cittadino di proprietà della comunità Fiorentina.
(2) Per la Direzione Servizi Tecnici: Michele Mazzoni, Giorgio Caselli, Filippo Cioni, Paolo Ferrara, Simone Ferroni, Valter Masini, Fabio Calonaci, Lorenzo Cappugi, Marco Giorgi, Daniele Gualandi, Stefano Lapini.
Imprese impegnate: Comunicare Organizzando, Gruppo Fallani, Menci, Intec, Pandolfini, Bartoloni, Nenci e Scarti, Stampa in Stampa e per il Comune di Firenze Daniele Esposito.

Fonte: Ufficio Stampa Ente Cassa di Risparmio di Firenze

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