L'accusa di Donzelli sulla bancarotta di Chil: "Il padre di Lotti firmò il muto al papà di Renzi"

Giovanni Donzelli (foto gonews.it)
Giovanni Donzelli (foto gonews.it)

"Fu Marco Lotti, papà di Luca Lotti oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, a dare il via libera al parere positivo concesso dalla Bcc di Pontassieve sul mutuo da 697mila euro poi erogato alla Chil della famiglia Renzi con la garanzia di Fidi Toscana. Denaro pubblico che non sarà mai stato restituito a Stato e Regione: 263mila euro coperti dal fondo di Garanzia del governo (erogati con Renzi a Palazzo Chigi), 26mila dalla stessa finanziaria della Regione. Un fatto centrale che rende questa vicenda ancor più putrida: Renzi e i suoi uomini hanno fatto leva sui ruoli di potere utilizzando le istituzioni per fini privati". Così il capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Toscana Giovanni Donzelli, che nei mesi scorsi ha svelato gli atti che mettono in evidenza il sistema con il quale Stato e Regione hanno pagato i debiti della famiglia Renzi, commenta i fatti che emergono dalle indagini in corso a Genova sul fallimento dell'azienda Chil Post, in seguito alle notizie pubblicate oggi dal quotidiano Libero. "Nel giugno del 2009, negli stessi giorni in cui il figlio Luca diventava il capo della segreteria politica di Matteo Renzi appena eletto sindaco di Firenze, Marco Lotti, che lavorava guarda caso proprio per quella filiale, dava l'ok ad un mutuo richiesto dall'azienda di Tiziano Renzi", sottolinea Donzelli.

Sul tema l'esponente di Fratelli d'Italia ha così presentato un'interrogazione urgente in Consiglio regionale. "Si tratta di un fatto di gravità assoluta - attacca - la Regione Toscana sapeva che su quelle carte c'era la firma del padre di uno dei più stretti collaboratori del sindaco, e quindi avrebbe dovuto tutelare il patrimonio pubblico da quello che aveva tutti i requisiti per essere valutata come una vera e propria truffa ai danni dello Stato e della Regione. A quanto pare, inoltre, non solo il papà di Renzi ma ora anche quello di Lotti ha omesso di comunicare alla Regione i mutamenti societari che trasformarono la Chil da un'azienda femminile e toscana ad una maschile e ligure, elementi che avrebbero comportato la perdita dei requisiti necessari ad ottenere la garanzia da Fidi Toscana. Al di là dell'inopportunità di firmare un atto del genere, vogliamo che la Regione spieghi come sia stato possibile non accorgersi del fatto che un gruppo di persone vicine all'attuale premier - tra cui c'erano in papà e la madre di Renzi, il papà di Lotti e l'amico d'infanzia di Renzi Matteò Spanò, presidente della banca Bcc  - aveva costituito un'associazione per ottenere gli aiuti pubblici aggirando le normative e truffando così l'interesse collettivo. Non ci stancheremo di denunciare questa vicenda - conclude Donzelli - fino a che i soldi irregolarmente sottratti non verranno restituiti ai cittadini".

L'INTERROGAZIONE PRESENTATA DA DONZELLI:

Vista la deliberazione del Consiglio Regionale n. 66 del 10 luglio 2007 con la quale si approva il Piano regionale dello sviluppo economico (PRSE 2007-2010) che prevede, tra l’altro, nell’ambito della Linea di intervento 3.1 “Ingegneria finanziaria” interventi di garanzia con caratteristiche tali da rispettare i requisiti richiesti dall’Accordo di Basilea;

Considerato che il Consiglio di Amministrazione di Fidi Toscana Spa ha deliberato il 16.10.2008 lo stanziamento di € 1.500.000,00 destinato a potenziare i fondi regionali di garanzia a favore delle pmi;

Vista la deliberazione di G.R. n. 1086 del 15.12.2008 che approva, tra l’altro, le modalità di attuazione degli "Interventi di garanzia per la liquidità delle imprese”, stabilendo che tali interventi siano attuati mediante apporto di risorse a Fidi Toscana Spa a titolo di finanziamento, nel rispetto delle previsioni recate nelle Istruzioni di Vigilanza per gli intermediari finanziari iscritti nell’elenco speciale di cui alla Circolare n. 216 del 5 agosto 1996, settimo aggiornamento del 9 luglio 2007, e al relativo allegato “A”;

Preso atto che con deliberazione n.1027 del 09/12/2008 la Giunta Regionale ha approvato il protocollo di intesa “Emergenza Economia” Regioni-Sistema bancario operante in Toscana;

Visto il Decreto N° 266 del 15 Gennaio 2009 avente per oggetto: "PRSE 2007-2010 Linea di intervento 3.1 Ingegneria finanziaria "Interventi di garanzia per la liquidità delle imprese". Approvazione dell`accordo di finanziamento e del regolamento." in cui si D E C R E T A: "1. di approvare l’accordo per un finanziamento a Fidi Toscana per un importo massimo di € 14.375.436,00 finanziamento per l’attuazione degli "Interventi di garanzia per la liquidità delle imprese” di cui all’allegato A, parte integrante e sostanziale del presente atto; 2. di approvare il regolamento relativo agli "Interventi di garanzia per la liquidità delle imprese”, di cui all’allegato B, parte integrante e sostanziale del presente atto; 3. di rinviare l’assunzione degli impegni al momento in cui saranno rese disponibili le risorse a seguito delle necessarie variazioni di bilancio.";

Preso atto che Il Decreto Regionale N° 266 del 15 Gennaio 2009 e l'allegato B, parte integrante del decreto, è il regolamento che stabilisce come deve essere utilizzato il finanziamento e quali devono essere i rapporti tra Azienda e Istituzioni.

Evidenziato che tra le domande presentate ne risulta una da Chil s.r.l. presentata il 16/03/2009 per un finanziamento di E. 437.000 euro a 84 mesi tramite la BCC Pontassieve, filiale di Pontassieve;

Rilevato che L'allegato B del DR 266/2009 prevede esplicitamente che l'azienda debba essere toscana, la garanzia al finanziamento possa essere massimo al 60%, elevata all'80% solo per imprese giovani o femminili (Art.4) e che L'azienda e la banca debbano comunicare qualsiasi cambiamento societario che riguardi queste condizioni (Art.19)

Preso atto che L'operazione di Chil con Fidi è garantita all'80% e non al 60% perchè PMI femminile.

Evidenziato che la garanzia di Fidi Toscana è stata deliberata il 15/6/2009,ma quando il finanziamento è stato erogato due mesi dopo, l'azienda di famiglia dei Renzi era formata solo da Tiziano Renzi (evidentemente non femmina). Incassata, quindi, la garanzia massima dell'80% come PMI femminile, senza nemmeno aspettare l'erogazione del prestito,  i Renzi si erano passati, in data 29/07/2009, le quote societarie e le femmine di famiglia erano sparite dall'assetto societario.

Evidenziato poi che Il 14/10/2010 Tiziano Renzi ha anche spostato la sede dell'azienda fuori dalla Toscana, a Genova e ceduto le sue quote per 2000 euro a Gianfranco Massone (Ben altro era il valore aziendale presentato alla richiesta del finanziamento garantito).

Ricordato che alla data di presentazione della domanda l'unico dirigente, in aspettativa, della società CHIL S.r.l. risulta essere l'ex socio Matteo Renzi e che la società era ed è stata a tutti gli effetti una società della famiglia;

Evidenziato che alla data di presentazione della domanda Fidi Toscana risulta essere partecipata anche dalla Provincia di Firenze per 1.413.412,00 € (Il primo socio pubblico per partecipazione dopo la Regione Toscana) e che Matteo Renzi era Presidente della Provincia;

Considerato che  la garanzia di Fidi Toscana è stata deliberata il 15/6/2009 tra il primo e il secondo turno delle elezioni comunali di Firenze con cui Matteo Renzi stava diventando Sindaco di Firenze;

Ricordato che anche il Comune di Firenze è socio di Fidi Toscana Spa;

Preso atto che l’operazione è stata erogata dalla banca il 13/8/2009 quando Matteo Renzi era Sindaco di Firenze;

Considerato che l’intervento è stato effettuato a prima richiesta nella misura dell’80% a valere sulle risorse della Misura Liquidità PRSE 2007-2010;

Preso atto che in data 08/10/2010 protocollo n°FI-2010-63542 Chil Post s.r.l. cedeva un ramo aziendale a Chil Promozioni oggi EVENTI 6 s.r.l. (società riconducibile sempre alla famiglia Renzi);

Ricordato che in data 14/10/2010 le quote della società Chil Post s.r.l. sono state trasferite interamente da Renzi Tiziano a Gian Franco Massone;

Evidenziato il passaggio a sofferenza della posizione da parte della banca dovuto all’insoddisfacente andamento del rapporto ed al perdurare dell’insolvenza relativa all’estinzione di fatture Italia anticipate e scadute;

Preso atto che in data 12/8/2011 si è verificato il primo mancato pagamento di una rata del finanziamento da parte di Chil POST S.r.l.;

Preso atto che la messa in mora da parte della banca è stata effettuata il 20/10/2011, nel rispetto dei termini della Convenzione regolante i rapporti tra le banche e Fidi Toscana. L’esposizione complessiva al momento della richiesta di attivazione della garanzia era di E. 322.316,34;

Evidenziato che in data 15/2/2012 la banca richiedeva a Fidi Toscana l’attivazione della garanzia rilasciata a valere sulla Misura in oggetto;

Ricordato che il 07/02/2013 il Giudice del Tribunale fallimentare di Genova dichiarava il fallimento di CHIL Post s.r.l. e che su questa vicenda la Procura di Genova indaga per bancarotta fraudolenta

Evidenziato che in data 1/8/2013 è stata liquidata da FIDI alla BCC Pontassieve la somma di E. 263.114,70 a copertura della perdita subita dalla banca (la somma è pari all’80% dell’esposizione complessiva al momento della richiesta di attivazione della garanzia + interessi ed oneri);

Ricordato che il 22/02/2014 Matteo Renzi è diventato Presidente del Consiglio;

Preso atto che in data 30/10/2014, Fidi Toscana ha ricevuto dal Fondo Centrale di Garanzia la somma di E.  236.803,23 a seguito dell’attivazione della controgaranzia;

Constatato che il Fondo Centrale di Garanzia è afferente al Ministero dello Sviluppo Economico Direzione Generale dello sviluppo alle Imprese e quindi al Governo presieduto da Matteo Renzi;

Pertanto, la perdita sofferta sull’operazione da Fidi Toscana, a valere sulla Misura liquidità , è stata di E. 26.311,47 e dal Fondo di Garanzia di E. 236.803,23;

Preso atto quindi che i debiti creati dall'azienda di famiglia di Matteo Renzi sono stati pagati con soldi pubblici tramite sia la finanziaria regionale che il fondo di garanzia dello Stato quando Matteo Renzi ricopriva ruoli apicali nelle Istituzioni di riferimento;

Evidenziato che la garanzia pubblica è stata concessa ad una società femminile e toscana, ma pagata ad una società maschile e ligure.

Vista la risposta all'interrogazione regionale orale 1289/2015 in cui si ammette che le variazioni di assetto societario sarebbero dovute essere comunicate a Fidi Toscana, ma che non risulterebbe questo avvenuto.

Evidenziato che nella stessa risposta all'interrogazione  1289/2015 si ricorda che nel caso in cui non vengano rispettate le finalità del finanziamento la stessa agevolazione dovrebbe cadere e si invita quindi gli organi di FIDI a verificare "Se esistono i presupposti per procedere a tutela del proprio patrimonio"

Appreso in data 17 settembre 2015 da un articolo pubblicato a pagina 8 del quotidiano Libero che le firme di parere per la concessione del mutuo in questione da parte della Bcc di Pontassieve sarebbero dell'allora gestore corporate Marco Lotti, padre di Luca Lotti all'epoca capo di Gabinetto di Matteo Renzi e che oggi Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio sempre per Matteo Renzi.

Ricordato che in Italia si suicida per crisi un imprenditore ogni cinque giorni;

Ricordato che l'accesso al credito è una delle maggiori difficoltà, insieme alla pressione fiscale, che riscontrano le aziende toscane;

INTERROGA

IL PRESIDENTE DI REGIONE  PER SAPERE

- Se FIDI ha verificato l'esistenza dei presupposti per procedere a tutela del proprio patrimonio così come assicurato nella risposta all'IO 1289/2015

- Se la Regione e Fidi Toscana erano a conoscenza che le firme necessarie per la concessione del finanziamento alla famiglia Renzi erano per la BCC di Pontassieve del padre di Luca Lotti.

- Il motivo per cui questa circostanza non ha spintio Regione e Fidi a ulteriori e approfondite verifiche sulla regolarità dell'operazione finanziaria.

- Se reputa corretto e condivisibile questo modo di utilizzare le Istituzioni da parte di cricche e bande familiari che intrecciano potere politico e vantaggi economici calpestando le regole a discapito della collettività.

- Se si riconosce in un sistema che paga con denaro pubblico 263 mila euro per sanare i debiti della famiglia del Presidente del Consiglio attraverso forzature e appoggi familistici, lasciando piccole e medie imprese strozzate da tasse, crisi e sistema creditizio.

 

Fonte: Gruppo Fratelli d'Italia - Toscana Consiglio Regionale

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