#PrayforParis, la testimonianza di Gabriele: "Dovevo partire, altrimenti sarei potuto uscire in quella zona. Sirene tutta la notte"

Di storie di dolore causate dall'attentato del 13 novembre a Parigi ne sono pieni giornali e televisione. Ma esistono anche le tante storie dei fortunati scampati alla strage per caso o per fortuna, storie come quella di Gabriele.

Gabriele, 32 anni, viene da Limite sull'Arno (Capraia e Limite), ma vive ormai da tempo a Parigi per lavoro insieme alla sua fidanzata. Come tante altre persone è scampato all'attentato a Parigi dello scorso venerdì per pura fatalità, per caso.

Solo un chilometro e mezzo divide la casa di Gabriele dal Bataclan e dal quartiere oggetto della furia degli attentati. "Quello è il quartiere dove di solito esco il fine settimana - spiega Gabriele -  con molti bar e club con prezzi più popolari e dove molti parigini trascorrono il weekend". 

Nonostante fosse un venerdì sera ha deciso di restare a casa e di non uscire come di consueto dato che avrebbe dovuto prendere un aereo dall'aeroporto 'Charles de Gaulle' la mattina dopo. Così è restato a casa per preparare la valigia. Se fosse uscito sarebbe stato proprio quel quartiere la sua destinazione. Ma la sua ragazza è invece uscita per una passeggiata.

Le sono bastati pochi minuti per capire però che qualcosa di orrendo doveva essere successo. Persone che correvano, gente che si rifugiava a casa. Così, presa dal panico, ha deciso di tornare a casa anche lei. Gabriele la trova in lacrime e sconvolta.  E accendendo la televisione tutti i loro sospetti sono diventati realtà. "Ricordo queste sirene di ambulanze e polizia fino a tarda notte. Le stesse sirene che sentivo alla televisione erano le stesse che poi sentivo dalla finestra. Non ho dormito ed ero sotto shock", racconta il diretto interessato.

Ha deciso tuttavia di non voler mettere in pausa la propria vita, ma di andare avanti con coraggio. Prende un taxi, attraversa la città deserta e si reca verso l'aeroporto per prendere l'aereo per Monaco di Baviera. "Non ero sicuro di poter prendere il volo, ci ho provato. - continua Gabriele - Mi sono ritrovato all'aeroporto con file lunghissime per passare i controlli della dogana". Gabriele si è ritrovato infatti nel vivo delle procedure di sicurezza determinate dallo stato di emergenza appena decretato da Hollande. E così il volo che doveva prendere alle 7 è riuscito a decollare solo alle 13. La sua ragazza è restata a Parigi, testimone della tensione, del silenzio assordante e delle strade deserte.

Solo ieri, domenica 15 novembre, i boulevard hanno cominciato a ripopolarsi. "Oggi invece è iniziata di nuovo la vita 'normale'. - termina Gabriele - Anche se ci vorranno mesi per ritornare alla normalità. Lì ci potevo essere io come sempre a bere una birra con i miei amici in una di quelle terrazze per poi andare in un club. Come quasi sempre ogni fine settimana. Mi sento vicino a tutte le famiglie coinvolte".

 

 

coinvolte.

Maria Vittoria Minisgallo

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