Seduta straordinaria del Consiglio regionale sul terrorismo

Si è aperta con l’intervento del capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai, la seduta straordinaria sul “dilagare del terrorismo islamico e le contromisure che la nostra civiltà può e deve prendere”.

Il dibattito chiesto dalle opposizioni, “può essere importante”, ha detto Mugnai. “La discussione politica su questioni che in modo serrato ci coinvolgono, è giusto sia affrontata da questo Consiglio”. A partire, secondo il consigliere, dallo “scegliere quali sono, per noi, i valori irrinunciabili. Declinati questi, diventa più semplice capire ciò che è integrabile e ciò che non lo è, a prescindere dal tempo di permanenza e di arrivo in un paese”. La “sicurezza, con la consapevolezza che non potrà mai essere totale” per Mugnai deve essere “implementata” mentre sul tema dell’integrazione, occorre uscire da una “melassa buonista e politicamente corretta”.

“Certe persone non vogliono integrarsi e fa molta paura veder togliere il crocifisso”. Lo ha dichiarato il presidente della Lega Nord, Manuel Vescovi, che ha parlato di una “visione della maggioranza che, se sbagliata, deve essere riconosciuta non con un minuto di silenzio”. La “responsabilità politica di voler integrare chi non vuole integrarsi è vostra” ha continuato Vescovi sempre riferendosi alla maggioranza e parlando del terrorismo come un’organizzazione che “sta già cambiando la nostra vita, basta vedere le misure di controllo negli aeroporti”. “Da parte nostra – ha concluso - non siamo disponibili all’apertura di alcuna moschea fin tanto che non verrà riconosciuta da tutti la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”.

“A noi spetta il compito di costruire prospettive e dinamiche. A noi spetta il compito di fare politica, che è altro rispetto al populismo. A noi il compito di preparare gli anni che verranno”. Così Francesco Gazzetti (Pd) che ha invitato ad una riflessione “più generale” per “trovare punti d’incontro così come ricordato più volte anche dal Santo Padre”. Il consigliere ha rilevato che l’accoglienza “non è immediatamente fonte di terroristi. Gli eventi drammatici, anche recenti, ci dicono infatti che sono persone nate e cresciute nelle nostre comunità”.

“Il terrorismo si alimenta sulla non accoglienza ed è questo che dobbiamo combattere. Dobbiamo lavorare sulla prevenzione al terrorismo” è stato il commento di Paolo Sarti (Sì – Toscana a sinistra). “La nostra società – ha rilevato - è intrisa di molte civiltà. Non cadiamo quindi in equivoci come quello sulla rimozione del crocifisso. Io sono per la laicità dello Stato e delle istituzioni, unico modo per rispettare tutte le confessioni”. Per il consigliere bisogna “evitare di mescolare sofferenze con problematiche mondiali”, anche “domandiamoci quanto alimentiamo guerre per interessi economici”.

“Il terrorismo si affronta internamente e non facendo alzare in volo un F35. L’italia, ancor prima degli attentati di Parigi, aveva un disperato bisogno di sicurezza. Le forze dell’ordine sono sotto organico e mal equipaggiate. La sicurezza è un investimento, non solo una voce di bilancio”. Così Andrea Quartini (M5s) per il quale gli “attacchi terroristici in Europa rilevano quanto siano deboli e attaccabili i sistemi occidentali”. “Da quando si è dichiarato una guerra totale al terrore, questo è proliferato. Le vittime, dagli attacchi alle torri gemelle, sono quintuplicate e nonostante i 4400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, Afghanistan e altre aree di crisi, altre sigle jihadiste sono nate”. Per il consigliere, tra le misure da mettere in campo, anche “ripristinare i fondi che il Governo ha tagliato alle forze dell’ordine”, “interrompere ogni rapporto e sanzionare tutti quei paesi che direttamente o indirettamente sostengono le jihad, in particolare l’Arabia Saudita”, “varare subito una moratoria sulla vendita di armi ai paesi coinvolti in conflitti”.

“Non ho sentito ancora nessuno, escluse le forze politiche che hanno chiesto la convocazione di questo Consiglio, avere il coraggio di parlare di terrorismo islamico”, dice la consigliera Elisa Montemagni (Lega Nord). “Quando ci si fa saltare in aria in nome di un Dio, o si imbracciano le armi e si uccidono persone in nome di un Dio, non è terrorismo semplice. Non neghiamo l’evidenza, noi abbiamo un nemico e il nostro nemico si chiama terrorismo islamico”. Non a caso, prosegue la consigliera Montemagni, “i fatti più gravi succedono dove l’immigrazione è stata fortissima: Francia, Belgio. Siamo in pericolo, i terroristi utilizzano i flussi di migranti per infiltrarsi nell’Unione europea, non lo dice la Lega, viene detto nell’europarlamento. Chiudere gli occhi di fronte a questo vuol dire essere complici. Gli immigrati regolari, che rispettano le nostre regole, sono miei fratelli e sorelle. Ma non tutti però vogliono integrarsi, in tanti casi questa volontà manca”.

“Sento parlare dei valori della nostra civiltà, che portiamo nel mondo come cristiani o cattolici: forse sono quelli dei nostri avi che sono andati a fare le crociate in Terra Santa o a colonizzare intere nazioni?”, dice il consigliere Enrico Cantone (Movimento 5 stelle). “Qualsiasi cosa facciamo, anche in questo momento, la facciamo sulle spalle di questi popoli. Vengo dalla Polonia, so benissimo di cosa stiamo parlando. Siamo andati a prendere oro, petrolio, diamanti e cosa stiamo esportando? Abbiamo portato le guerre nelle loro terre”. I poveri che vengono qui, prosegue Cantone, “ci stanno chiedendo una minima parte di quello che abbiamo portato via. Ecco perché dobbiamo fare accoglienza e integrazione”. Sicurezza e immigrazione, “non vanno messe insieme, la prima non è messa a rischio dalla seconda”.

“Non si deve parlare di terrorismo islamico: esiste il terrorismo e basta. Terrorismo legato a interessi economici”, si unisce al collega il consigliere Gabriele Bianchi (Movimento 5 stelle). “A noi spetta il controllo delle presenze: stiamo mandando lettere da febbraio ai prefetti della Toscana, ci hanno risposto in quattro. Otto extracomunitari su dieci potrebbero essere rimpatriati, ma invece vengono lasciati qui due-tre anni nell’anonimato ”. Il problema, aggiunge Bianchi, è piuttosto che “vendiamo armi all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi. Le dodici maggiori banche del nostro paese investono in armamenti nucleari e finanziano azioni di guerra”.

Parlare “genericamente” di guerra di civiltà, di terrorismo islamico, dice Tommaso Fattori, capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, “è funzionale al tentativo di associare e identificare una religione praticata da oltre un miliardo e mezzo di persone con gruppi ultraminoritari di terroristi. Questo mi pare fare il gioco dei terroristi, non a caso il Papa ha affermato che questa è una guerra, ma non una guerra di religione”. Il terrorismo dell’Isis, “purtroppo potrà probabilmente colpire anche nel nostro paese, questo non significa che non dobbiamo costruire anticorpi, ma senza isterie e toni apocalittici. Ci troviamo di fronte ad una situazione complessa, bisogna essere capaci di fare analisi e dare risposte complesse”. Così, “solidarietà e compassione mostrate dai rappresentanti dell’Islam che ieri sono andati nelle nostre chiese non significano dissociazione, perché non ci si dissocia da qualcosa alla quale non ci si è mai associati”. Dietro l’Isis, prosegue Fattori, “non c’è una guerra alla nostra civiltà, una guerra dichiarata dall’islam al cristianesimo: la stragrande maggioranza delle loro vittime sono di religione islamica. Ci sono questioni geopolitiche evidenti, conflitti di potenza che tendono ad alimentare dinastie clienti dell’Occidente. Questa è la prosaica realtà. La risposta deve essere politica”.

“Chiunque ha il dovere di difendere i valori della nostra civiltà”, dice il consigliere Marco Casucci (Lega Nord). “Valori di libertà, uguaglianza e tolleranza che vanno difesi dal terrorismo islamico. Noi non abbiamo paura a chiamarlo con il suo nome. Le decisioni politiche fino ad oggi elaborate dai nostri governi e dall’Unione europea non hanno prodotto risultati tangibili al fine di contenere la minaccia del terrorismo nei nostri paesi. Occorrono soluzioni efficaci, gli organi di sicurezza devono poter intervenire preventivamente e tempestivamente. Siamo stanchi di dichiarazioni buoniste, non si gioca sulla pelle degli italiani. Purtroppo, in questo dibattito non si prende in considerazione la proposta di risoluzione che abbiamo presentato. L’immigrazione – prosegue Casucci – rappresenta un grave pericolo per la nostra sicurezza”.

Servono “controlli alle frontiere – dice il consigliere Jacopo Alberti (Lega Nord) – abbiamo il dovere di proteggere la nostra civiltà. Controlli ai confini e nei territori, dobbiamo smetterla con la politica scellerata di accoglienza del governo Renzi. Il modello toscano costa 360mila euro al giorno per 9mila 318 immigrati: sono più di dieci milioni al mese”. E invece, aggiunge Alberti, “a Firenze si va avanti nella costruzione della moschea. Non pensiamo che quattro islamici a Messa, in giacca e cravatta, siano diventati occidentali. Svegliamoci, dobbiamo avere fretta, avere paura. Non aspettiamo che qualcosa di brutto succeda anche nel nostro Paese”.

È stato il consigliere Nicola Ciolini ad annunciare e motivare il voto contrario del gruppo Pd alla proposta di risoluzione presentata dai gruppi di centrodestra. “Prendiamoli tutti e riportiamoli a casa loro non può essere la risposta”, spiega Ciolini. “L’unica paura che oggi dobbiamo avere è quella di non riuscire a fermare chi si contrappone all’integrazione di due mondi che si stanno incontrando e cercano di avere un rapporto costruttivo. Non sento parlare degli attacchi terroristici nei paesi islamici: la realtà parla di attacchi terroristici in Egitto, Tunisia, Libia. Il problema è politico, non di religione. I barconi non sono solo pieni di uomini. In questi giorni abbiamo sentito parlare di un barcone con a bordo centotrenta bambini non accompagnati. I bambini, le donne che arrivano incinta o perdono il bambino durante la traversata non possono farci paura. Bisogna essere bravi a gestire e capire i fenomeni che portano tanta gente a doversi spostare dalla loro terra. Non ho paura – dice ancora Ciolini – del profugo che lascia casa sua perché la sua famiglia è stata sterminata. E non credo che una Regione all’avanguardia nei servizi sanitari, nei servizi sociali e per la cultura dell’accoglienza non sappia accogliere 9mila 318 profughi su tre milioni e mezzo di toscani”.

Respinta la proposta di Lega, FI e FdI

L’aula, al termine del dibattito sul rischio terrorismo, ha respinto la proposta di risoluzione presentata da Lega Nord, Forza Italia e FdI (primi firmatari i tre capogruppo, rispettivamente Manuel Vescovi; Stefano Mugnai; Giovanni Donzelli). Nel testo c’è il riferimento alle convenzioni internazionali e ai tragici attentati accaduti nell’ultimo anno in Europa. L’atto muove proprio dal fatto che gli attentati sono stati tutti rivendicati “dal sedicente autoproclamato Stato islamico”. Quindi, è l’assunto, “le stesse rivendicazioni dimostrerebbero come i protagonisti in realtà siano appartenenti ad un corpo militare organizzato dello stesso autoproclamato stato islamico”.

C’è poi la considerazione “dell’eccezionale afflusso di immigrati, stranamente formato nella stragrande maggioranza da uomini in forza”, che rappresenta “un grave pericolo per la sicurezza”, come denunciato in audizione all’Europarlamento dal direttore del Centro anti-terrorismo di Europol, Manuel Navarrete Paniagua.

Si ritiene quindi “prioritario proteggere la popolazione dal forte pericolo di attacchi terroristici” e “dalla radicalizzazione dei musulmani sul territorio italiano, attraverso una serie di iniziative tese al rigoroso rispetto delle leggi italiane vigenti”.

La proposta di risoluzione respinta – 7 i voti a favore, espressi dai gruppi che l’avevano presentata, 20 i voti contrari – impegnava il presidente della giunta regionale a introdurre “ogni possibile norma atta a limitare il proliferare, anche indiretto, dei precetti del fondamentalismo islamico e ad affermare il primato dei valori costituzionali e del rispetto della legge sopra ogni religione”. A intensificare su tutto il territorio regionale i controlli amministrativi per la verifica del rispetto delle leggi italiane; ad elaborare un protocollo d’intesa tra Anci, Prefettura di Firenze e Regione Toscana “teso a programmare e coordinare tutte le possibili azioni propedeutiche al capillare controllo del rispetto della normativa italiana sull’intero territorio regionale da parte di cittadini”. Ancora, il presidente della giunta era impegnato “a regolamentare la costruzione e l’autorizzazione all’apertura di nuovi luoghi di culto sul territorio regionale anche attraverso l’approvazione della proposta di legge numero 103 (Norme per la realizzazione di edifici di culto e di attrezzature destinate a servizi religiosi)”. A controllare puntualmente le attività svolte all’interno dei centri culturali islamici, “onde evitare che gli stessi isolino le comunità musulmane presenti sul territorio regionale arrivando a svolgere il ruolo di centrali operative del terrorismo”; a non intrattenere alcun rapporto con associazioni che, “anche in modo indiretto, abbiano trattenuto o intrattengano relazioni con organizzazioni terroristiche o religiose fondamentaliste”, istituendo una commissione ad hoc per la certificazione delle associazioni cosiddette “terrorism free”, sulla base di quanto già avviene con al certificazione anti-mafia.

Il presidente della giunta era chiamato poi a farsi portavoce nei confronti del Presidente della Repubblica, del Parlamento e del Governo della “necessità di redigere Linee guida nazionali per il contrasto al terrorismo”, con l’obiettivo di giungere ad una lotta integrata al terrorismo che coinvolga le istituzioni a tutti i livelli e i cittadini italiani stessi. A farsi portavoce nei confronti del governo della necessità di adottare norme speciali, anche mutuate dalle normative vigenti in tempo di guerra, per i reati legati al terrorismo. A farsi portavoce in sede nazionale e internazionale delle necessità di inasprire le pene per i reati collegati al terrorismo, nonché della necessità di individuare sul territorio italiano o europeo strutture speciali per la detenzione e l’isolamento dei soggetti condannati per tali reati.

La proposta di risoluzione, nella parte in narrativa, rimarca l’importanza che “le istituzioni tutte, anche locali, devono dare alla lotta al terrorismo di matrice islamica”, mettendo in atto tutte le possibili azioni per prevenire e neutralizzare le azioni di natura terroristica sul territorio italiano. Tra queste, il testo indica una serie di interventi a livello nazionale ed europeo, sul piano della sicurezza interna, sul piano regionale e locale.

Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Ufficio Stampa

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