Il sindaco d'accordo col prefetto: "Affidare ai profughi lavori utili per la città"

Luigi Bellumori

Il sindaco di Capalbio Luigi Bellumori (Pd) è "pienamente d'accordo" con il prefetto Mario Morcone che propone di affidare ai profughi lavori utili per le città. "So che che sta lavorando sulle pastoie burocratiche che non permettono a questi ragazzi di lavorare. Noi abbiamo bisogno soprattutto in parchi pubblici, piccoli lavoretti che sarebbero in grado di fare. Ma - spiega il sindaco il cui comune è al centro di un 'caso' per le proteste contro le modalità con cui 50 migranti sono stati assegnati al borgo medievale a due passi dal mare - queste cose non possono passare sopra la testa dei sindaci durante l'assegnazione in luoghi privati e dopo, quando arrivano, diventare responsabili della sicurezza. Noi sindaci dobbiamo diventare l'interfaccia principale fin dall'inizio. Speriamo che questo polverone faccia cambiare le cose al più presto anche perché altri sindaci con cui ho parlato sono tutti dalla mia stessa parte".

Il "caso Capalbio", e cioè la protesta contro le modalità di assegnazione di migranti 50 dei quali dovrebbero essere sistemati in villette "porterà ad una riflessione generale nel bene o nel male". Lo dice il sindaco Pd di Capalbio Luigi Bellumori che però aggiunge: "Tutti questi signori che in questi giorni hanno parlato e che vengono a Capalbio a trascorrere le vacanze, potrebbero anche rimboccarsi le maniche e cercare, insieme all'amministrazione, dei nuovi percorsi di accoglienza". "Credo che quello che è successo abbia scoperchiato l'ipocrisia di tanti: non bisogna far finta che vada tutto bene ma bisogna rivedere le assegnazioni", aggiunge. Quanto all'intervista al governatore della Toscana Enrico Rossi oggi su Repubblica, "ci ho parlato e non ce l'aveva con me, anzi. Mi ha chiesto un chiarimento di quello che è successo e ha intenzione di capire bene come stanno le cose chiedendo un'informativa alla Prefettura".

"La Prefettura di Grosseto ha determinato che il contingente per i Comuni della Provincia è fissato per popolazione abitante e che per i comuni con popolazione tra i 3.000 e 5.000 abitanti tale contingente è pari a 50". Inizia così la lettera che Luigi Bellumori, sindaco di Capalbio (Grosseto), ha scritto in queste ore al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dopo il no del primo cittadino del borgo maremmano all'accoglienza di 50 migranti in un resort a 5 Stelle frequentato da vip, soprattutto della sinistra italiana. "Scaduti i termini della gara - scrive Bellumori - risultavano tra i partecipanti anche la Tre Fontane-Senis Hospes che ha offerto per l'assistenza temporanea a cittadini stranieri immigrati unità abitative poste a Capalbio in località Poggio del Leccio - condominio residenziale costruito tra il 2006 ed il 2010 composto di villette monofamiliari finemente arredate su due piani immerse nel verde di olivi secolari e poste nell'altura di un poggio con vista mare ad un centinaio di metri dal Borgo di Capalbio". Secondo Bellumori "si tratterebbe di un notevole numero di persone (50) concentrate ghettizzate e non accolte all'interno di tre villette con la funzione di case vacanza, senza alcuna prospettiva di lavoro. La sicurezza non potrà certo essere garantita dal corpo della Polizia Municipale del Comune che conta un'unità a tempo indeterminato e due unità a tempo determinato (vigili estivi) con il sindaco che ha la posizione organizzativa di Comandante".

Problemi anche sull'integrazione. Secondo il sindaco: "Si hanno forti perplessità che una comunità possa accettare con facilità il fatto che per un cittadino di Capalbio viene speso 31,28 euro l'anno in spesa sociale e qui per i richiedenti asilo 32,50 euro giorno. Altra difficoltà nasce dal fatto che la contribuzione solidale del Comune di Capalbio in termini di risorse ammonta a circa 1,2 milioni di euro annui che vanno al noto fondo di solidarietà per comuni in dissesto e/o i ministeri di Roma: i cittadini mal comprendono che da una parte vengono tolte loro le risorse per acquisto beni e servizi senza poter far nulla così come nulla è possibile mediare circa l'allocazione di un contingente di rifugiati politici o meglio di un contingente di immigrati in attesa che la Commissione di Firenze nel periodo ormai di due anni, ne valuti il futuro status". "Vorrei ribadire qui - prosegue la lettera ad Alfano -, a scanso di equivoci, e anche per rispondere a chi ha voluto presentare la posizione del sindaco e del Comune di chiusura all'arrivo dei migranti, che Capalbio è un comune che non si è mai mostrato insensibile all'accoglienza. Risiede, ad esempio, da tempo nel suo territorio una comunità di genti dell'est europeo perfettamente integrata nel tessuto sociale del comune. Anche in questo caso siamo quindi disposti - come sempre, e con l'alto senso di civismo che la popolazione capalbiese ha sempre mostrato - all'accoglienza e alla solidarietà, e che le nostre perplessità sono tutte sulle modalità che hanno accompagnato l'operazione. A partire dalla assoluta e incomprensibile riservatezza delle sue fasi preliminari, per terminare con il divieto al sindaco di accedere agli atti che hanno concluso l'iter, ed in tal senso si è in attesa di ricevere i dovuti riscontri dal Ministero degli Interni. Per questo abbiamo sempre sostenuto il criterio di una maggiore trasparenza. Pensiamo che sia giusto che ci sia una distribuzione razionale e sostenibile dei migranti in tutti i comuni senza alcuna distinzione, e che l'eccessivo e, per noi, ingovernabile numero attribuito a Capalbio sia il risultato della non partecipazione di molti comuni alla accoglienza. Riteniamo - chiude Bellumori - con ferma determinazione che la politica in questi casi deve avere un ruolo di mediazione ad ogni livello. La politica non può abdicare sempre ad un interesse maggiore. Ecco perché rimango in attesa che la Prefettura di Grosseto acconsenta al Comune di Capalbio l'accesso agli atti della procedura di gara".

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