In Collegiata il funerale Don Renzo Fanfani: in centinaia danno l'ultimo saluto al 'prete-operaio'

(foto gonews.it)


Un'intera città si è riunita in piazza Farinata degli Uberti per dare l'ultimo saluto al 'prete-operaio', Don Renzo Fanfani. I funerali si sono tenuti oggi, mercoledì 31 maggio, alle ore 15, nella Collegiata di Sant'Andrea a Empoli. La chiesa era gremita di persone.

Tante le istituzioni presenti, tra cui il sindaco di Empoli Brenda Barnini, l'assessore regionale Vittorio Bugli, il sindaco di Cerreto Guidi Simona Rossetti, di Vinci Giuseppe Torchia e il sindaco di Capraia e Limite Alessandro Giunti, il vicesindaco di Empoli Franco Mori e l'ex sindaco di Empoli Varis Rossi. Presenti anche i gonfaloni della Città di Empoli, della Misericordia di Empoli, lo Spi Cgil, l’associazione Nazionale Granatieri di Sardegna e quella di San Miniato (Don Renzo era stato tenente nei granatieri).

La cerimonia è stata officiata da Don Andrea Bellandi, Vicario Generale della Diocesi di Firenze. Erano presenti anche numerosi parroci della provincia di Firenze e ovviamente Don Guido Engels.

Un caloroso applauso generale ha accompagnato la bara prima di essere trasportata al cimitero. Quello di oggi è stato un vero e proprio 'addio di popolo', quello di Don Renzo. La sua non era la figura tradizionale del parroco di paese, il legame con la comunità era più forte del semplice catechismo cattolico. La sua missione 'pastorale' non era riconducibile alla sola 'cura degli spiriti', ma era un impegno culturale, umano e sociale rivolto alla comunità intesa come insieme di persone.

In Don Renzo c'era una rilettura del mandato affidatogli da Dio come impegno sociale nel solco di una tradizione pur presente nel dopoguerra cattolico (forse messa da parte) e riaffermata dal pontificato di Papa Francesco.

Don Renzo ha secolarizzato i dettami della religione cattolica affiancando al mandato spirituale della Chiesa l'esigenza di occuparsi della storia, di ricercare la giustizia anche su questa terra, di aiutare i più bisognosi, sempre e comunque. Da qui la sua scelta di essere un operaio, di vivere la società e lottare per i più deboli. La sua ricerca di giustizia sociale (esplicitamente connotata di tendenze comuniste) era nient'altro che l'applicazione sulla terra della ricerca di 'verità e giustizia' a cui Dio lo ha iniziato.

Don Renzo era quindi un uomo di Chiesa, innamorato di Cristo e del vangelo, ma anche un operaio: le due figure mai sono entrate in collisione. Il vangelo e la Costituzione sono rimasti i libri sacri della sua esistenza, l'uno specchio dell'altro.

È per questo, forse, che la figura di Don Renzo piaceva davvero a tutti. Era un maestro, una figura su cui l'intera comunità poteva contare al di là di determinismi ideologici o religiosi. Il prete-operaio, elettore del PCI, sostenitore dei diritti sociali, contrario alla guerra, assiduo predicatore dei dettami di Dio e dell'amore, è stato una figura che andava oltre l'abito che portava, che sia stato la tuta da lavoro o la tunica. L'unico suo dogma era quello di aiutare il prossimo e in molti oggi, più che mai, lo hanno capito e sono venuti a rendere omaggio al prete-operaio.

Gli interventi. Durante la cerimonia sono intervenuti Mons. Dante Carolla, parroco anche a Sovigliana e compagno in seminario di Don Renzo, Don Giacomo Stinghi, sacerdote di Firenze, il sindaco Brenda Barnini e gli ex sindaci Vittorio Bugli e Varis Rossi. Tutti hanno ringraziato Don Renzo per quanto fatto per la comunità puntando l'attenzione su questo doppio ruolo di prete e operaio che ha caratterizzato la vita di Don Renzo.

[GUARDA GLI INTERVENTI NEL VIDEO SOPRA]

 

Giovanni Mennillo

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