I macachi dell'Università di Modena sono salvi: si trovano nel centro Lav toscano

I 16 macachi dell’Università di Modena sono finalmente salvi. Lo rivela la LAV che mostra la nuova casa di questi primati.

Dopo una campagna di protesta durata anni, l’Ateneo e il Comune di Modena, in attuazione del loro Protocollo d’Intesa che sanciva, nel 2015, la cessazione dei test sui primati non umani, hanno affidato gli animali alla LAV, ritenuta dalla Commissione tecnica e veterinaria l’associazione presentatrice della migliore proposta per assicurare ai macachi una vita serena.
La LAV, Onlus riconosciuta dai Ministeri della Salute e dell’Ambiente, con i fondi dei propri soci e simpatizzanti, è così ora impegnata a garantire le esigenze degli animali vita natural durante, con il Centro di recupero animali selvatici ed esotici di Semproniano, in Maremma.

“La straordinarietà di questa storia a lieto fine è ancora più evidente se si considerano i dati ufficiali più recenti forniti dal Ministero della Salute in materia di animali usati a fini sperimentali, che evidenziano un incremento del numero di macachi nei laboratori italiani: tragicamente, infatti, il numero di macachi è aumentato da 302 nel 2012 a quasi 450 nel 2014 - spiega la LAV - Un incremento sperimentale inaspettato, soprattutto alla luce di una legge (il Decreto Legislativo n.26/2014) che, sulla carta, limita fortemente il ricorso a queste specie e che continuano a essere tristemente importate da Paesi problematici e senza controllo, come Africa (246) e Asia (196)”.

“L’impegno verso la riduzione e la sostituzione degli animali nella ricerca nel nostro Paese rimane per lo più solo uno slogan, come dimostrano queste statistiche, un principio che non viene ascoltato per la mancanza di formazione, gap culturale e interessi economici, lasciando il nostro Paese ancorato a un modello di ricerca basato sugli animali, scientificamente antiquato, con rischio di fallimento e/o di ritardi nell’efficacia della cura - spiega Michela Kuan, biologa, responsabile LAV Area ricerca senza animali - In questo contesto, la dismissione di questi 16 macachi da parte dell’Ateneo di Modena, è un segnale importante; una goccia nell’oceano, è vero; ma non dimentichiamo che anche con il nostro impegno e la nostra costanza siamo riusciti a ottenere risultati clamorosi e fino a qualche anno fa insperati: la chiusura dell’allevamento Green Hill, la sua condanna confermata anche in secondo grado e l’affidamento in famiglia di tutti i 2600 beagle, nonché il divieto per Legge di allevamento di cani e scimmie a fini sperimentali. Ora abbiamo ottenuto la vita di questi 16 macachi, ma nel recente passato ci siamo presi cura anche di gatte e topi provenienti da laboratori: ricollocare questi animali, nel rispetto delle loro caratteristiche etologiche, richiede impegno e capacità che vanno incoraggiate e sostenute”.

Nel Centro di Recupero di Semproniano (Grosseto), ai 16 macachi sono dedicate due nuove strutture appositamente realizzate, un medico veterinario e due specializzati in primatologia, con tutto il necessario per riprendere confidenza nel gruppo, cibarsi con frutta, semi e verdura - che Coop Italia, che ringraziamo, ha scelto di fornire gratuitamente per sostenere questo importante progetto - riscaldati dalla luce naturale del sole e liberi di giocare. Ringraziamo anche l’amministrazione Comunale di Semproniano per l’attenzione dimostrata dal Sindaco, Prof.ssa Miranda Brugi e da tutta la Giunta per questo progetto

“I macachi stanno bene e si sono già adattati in modo ottimale alla loro nuova casa – spiega la LAV – Per fornire un’idea di come è cambiata la loro vita: ora non saranno più identificati dal numero tatuato sul loro corpo, come da prassi di laboratorio, ma saranno tutelati come individui con necessità etologiche e quindi identificati da un nome scelto in base a caratteristiche e attitudini. Ingegnere è l’Archimede del gruppo: ama smontare qualsiasi cosa gli capiti tra le mani. Dalì deve il suo nome ai lunghi baffi ed è l’eremita del gruppo, Buddha si comporta come una matrona, è solitamente severa ma da qualche tempo si è addolcita in compagnia di Alfa, il maschio più grande. Presto su imagnifici16.lav.it vi presenteremo i 16 macachi e Valeria, la persona che li assiste fin dal primo giorno. Chiunque può contribuire alle necessità e alle cure di questi animali, donando on line sullo stesso sito”.

CRONOLOGIA

2005
La vicenda dei macachi dell’Università di Modena inizia nel lontano 2005, quando la LAV di Modena riceve la segnalazione che nell’Ateneo da anni era in corso una linea di ricerca su questi animali. Una volontaria LAV riesce poi a ottenere il permesso di visitare lo stabulario, accertando la presenza di primati.

2010
La LAV di Modena riesce, con l’intermediazione dell’Ufficio Diritti Animali del Comune di Modena, a incontrare lo sperimentatore. Gli chiede la chiusura della linea di ricerca. La LAV si offre di farsi carico degli animali mettendoli a dimora in un parco faunistico. Inizia una complessa attività di mediazione per decidere insieme le modalità e i tempi del trasferimento degli animali.

2012
La linea di ricerca sui macachi ha una nuova responsabile, contraria a terminare le sperimentazioni sui macachi, e i tentativi di mediazione, dunque,  si complicano. Dopo molte trattative, con il coinvolgimento di altre associazioni, si riesce a ottenere un impegno scritto dove lo stabulario, nell’ottica di una riduzione del numero di animali, si impegna a non acquisire individui esterni alla colonia.
Agosto 2012: un cucciolo di macaco viene trasferito con successo al Centro di Monte Adone (Bologna).

2013
Settembre 2013: la LAV riprende le trattative con l’Ateneo di Modena, con l’Assessore all’Ambiente del Comune e con l’Ufficio Diritti Animali, per cercare di dare seguito al progetto di riduzione dei macachi, chiedendo la chiusura della linea di ricerca.
I due anni che seguono sono protagonisti di battaglie, con manifestazioni, cortei, azioni dimostrative in difesa dei macachi, realizzate con Animal Amnesty e AnimaAnimale nel coordinamento “Salviamo i macachi”, che riempiono le strade di Modena e trovano eco sui media.

2014
Entra in vigore il nuovo Decreto Legislativo n.26/2014 che vieta l’allevamento di primati per scopi sperimentali e ne limita fortemente l’utilizzo.
L’attenzione verso questi macachi aumenta a livello nazionale, tanto che il gruppo di scienziati antivivisezionisti O.S.A. elabora un documento tecnico che critica l’utilità e l’eticità del protocollo sperimentale sui macachi: tale documento viene inoltrato all’Università, al Ministero (per chiedere la sospensione dell’autorizzazione, ma senza seguito) e reso pubblico sul sito dell’Associazione antivivisezionista scientifica.

2015
Aprile 2015: viene finalmente firmato il Protocollo d’intesa tra il Comune e l’Università di Modena per la fine della sperimentazione e la cessione di macachi, per i quali la LAV garantisce una sistemazione nel Centro di recupero di Semproniano. Si tratta di 16 individui con un maschio dominante e 2 cuccioli.

QUALI TEST
La sperimentazione sui macachi in Italia e nel mondo è per lo più interessata a conoscere il coinvolgimento di aree del cervello, con ricerche particolarmente invasive, test per vaccinazioni (es. Aids), indagini per il morbo di Parkinson, test ottici, test cognitivi e sui disordini motori, ecc.; al termine di questi esperimenti le scimmie vengono soppresse.

26 LUGLIO 2016: IL TRASFERIMENTO
Finalmente arriva il via libera al trasferimento dei 16 macachi presso il Centro di recupero di Semproniano, assistiti da personale specializzato che da allora sta curando ogni fase del delicato adattamento degli animali per sentirsi al sicuro e riconoscere la loro nuova casa.

Il Centro di recupero animali selvatici ed esotici di Semproniano lavora da 20 anni per il recupero della fauna selvatica autoctona e, come Centro di riferimento del Ministero dell’Ambiente per il recupero e la gestione degli animali esotici, collabora con il Corpo Forestale dello Stato per la gestione e il recupero di animali sequestrati.

Fonte: Ufficio stampa LAV

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