PAURA DELLA PAURA?

Possiamo definire l’attacco di panico come un periodo di intensa paura o disagio in assenza di un vero pericolo, accompagnato da sintomi cognitivi o somatici; raggiunge con rapidità l’apice e ha una breve durata ( di solito non supera i 10 minuti).

Secondo i modelli cognitivo- comportamentali ( Clark, Wells, Salkovskis), gli attacchi di panico insorgono quando una persona ha la tendenza a percepire alcune sensazioni del proprio corpo come molto pericolose. In queste situazioni quindi gli individui fanno interpretazioni erronee e hanno la tendenza a catastrofizzare.

Proviamo a fare un esempio, un uomo può interpretare un aumento del battito cardiaco come un segnale di un infarto imminente, oppure una confusione mentale momentanea come pazzia.

Il circolo vizioso che ha come finale un attacco di panico si ha quando:

• Uno stimolo scatenante interno ( aumento del battito cardiaco) o esterno ( ambiente piccolo e chiuso) , percepito come una minaccia (infarto), crea una forte e immensa preoccupazione

• La persona tenderà a interpretare in maniera catastrofica le sensazioni sia mentali che somatiche che accompagnano questa stato di preoccupazione

• L’individuo andrà incontro a un aumento dei livelli di preoccupazione e si acuiranno le sensazioni somatiche

• E così via, fino all’esplosione vera e propria dell’attacco di panico

Dopo che si è verificato l’attacco di panico, entrano in gioco una serie di meccanismi di mantenimento che contribuiscono a cronicizzare i sintomi. La persona tenderà a mettere in atto tutta una serie di comportamenti per prevenire la minaccia temuta (morte, mancanza di controllo, svenimento, impazzimento ...). Questi comportamenti si chiamano "comportamenti protettivi" , ma più che proteggere la persona:

• La portano a rinforzare le cognizioni catastrofiche, impedendone la disconferma

• Aggravano i sintomi fisici e mentali considerati pericolosi, rendendo così più probabile l’attacco di panico.

Quali sono i comportamenti protettivi?

I comportamenti protettivi includono:

• L’ evitamento di situazioni che potrebbero scatenare il panico (es: autobus, supermercati …)

• La fuga da luoghi non appena si avvertono le sensazioni considerate come l’inizio del panico

Comportamenti di prevenzione della minaccia per gestire l’allarme e prevenire la catastrofe temuta (es: bere un po’ d’acqua o uscire sempre con qualcuno pronto ad aiutarmi in caso di una catastrofe temuta;

• L’ attenzione selettiva e il continuo monitoraggio delle sensazioni temute

L’intervento terapeutico indicato dalla letteratura internazionale come maggiormente efficace è la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) che porta il paziente a raggiungere una maggior consapevolezza rispetto i meccanismi che generano e mantengono gli attacchi di panico, per poterne ridurre i sintomi e l’insorgenza. Per il trattamento vengono usate tecniche comportamentali, quali

Esperimenti comportamentali, per l’induzione dei sintomi in seduta

Esposizione graduata in vivo

 Esercizi a casa

Rilassamento

Training respiratorio

Tecniche di gestione dell'ansia

Per quanto riguarda la terapia cognitiva la tecnica più riportata in letteratura è la ristrutturazione cognitiva, che mira a modificare le interpretazioni catastrofiche associate al panico e il significato stesso del panico.

Il supporto di un esperto è utile e importante, per poter riuscire a gestire e a fronteggiare queste situazioni.

Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com, e noi vi risponderemo o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta.

Federica Giacinti

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