Natale Masi, Vinci ricorda il poeta alla Biblioteca Leonardiana

Sabato 19 maggio alle ore 10 presso la Biblioteca Leonardiana di Vinci, in via Giorgio La Pria 1, verrà ricordato il poeta Natale Masi, con la presentazione del primo Fondo Archivistico “Natale Masi - Un poeta per Vinci” e del libro “Dalla terra di Vinci fiorentino. L’improvviso di Natale Masi”, volume dell’Antologia Toscana 3 a cura di Alessandro Bencistà.

L'iniziativa è organizzata dal Centro tradizioni popolari Empolese Valdelsa con il patrocinio e il contributo del Comune di Vinci. All'incontro interverranno Alessandro Alderighi, presidente del Centro tradizioni popolari, Alessandro Bencistà, curatore dell'opera editoriale finanziata dal Comune di Vinci, Giuseppe Torchia, sindaco di Vinci, e Paolo Santini, assessore alla Cultura del Comune di Vinci.

Inoltre, domenica 3 giugno alle ore 20 presso I' Circolo di Vitolini andrà in scena la cena-spettacolo “Natale Masi - Un poeta e il suo paese”, una serata all'insegna di canzoni popolari della tradizione toscana e rime poetiche, patrocinata da Unione dei Comuni Circondario Empolese Valdelsa e Fondazione Banca Alta Toscana.

“Parlare di Natale Masi è per un vinciano parlare di un familiare. Per me lo è ancora di più, visto che ho conosciuto Natale fin da piccolo, e l’ho conosciuto da vicino nelle occasioni a lui più care. Mentre faceva il norcino, mentre cantava in ottava rima in piazza, - e non solo - o quando veniva a prendere i materassi da 'rifare'. Insomma, nella sua vita quotidiana. Sì, proprio il norcino, il materassaio e l’ottava rima, perché questo libro racconta di tutte queste cose insieme, racconta di persone che non hanno avuto timore di cambiare mestiere nella loro vita, e di farne tanti nello stesso tempo, di persone oneste e operose con la schiena dritta e di una cultura contadina molto vicina a noi, ma ormai lontanissima. Una cultura fatta di ulivi, di viti, di fiori, di sterco e sangue, sofferenze e gioie reperite nella vita quotidiana, dove tutto aveva più valore e dove tutto era apprezzato di più, dove c’era ancora un grande spazio per i sentimenti e per la gentilezza. Una cultura in cui poteva capitare che un contadino che aveva studiato fino alle elementari citasse il Convivio di Dante, una cultura viva, quella dell’oralità, delle storie tramandate di padre in figlio per generazioni, delle leggende che si perdono nella notte dei tempi e che per meglio esser ricordate e trasmesse venivano trasposte in rima. Era quello un patrimonio immateriale custodito gelosamente nei 'canti del fuoco' (davanti a un camino) nel gelo delle lunghe serate invernali, e sulle aie quando arrivava la bella stagione e tutto rinasceva compiendo quel ciclico andare delle stagioni in cui la vita e la morte si avvicendavano amorevolmente in un equilibrio inesorabile e senza tempo. Di quel patrimonio non rimaneva mai traccia scritta; ricordare le strofe di quelle storie lontane significava continuare a vivere con la sicurezza di avere dentro sé stessi una ricchezza, che altro non era che ricchezza di valori, di principi, di umanità. Raccogliere dai nonni, imparare dai padri, per poi raccontare di nuovo ai figli e chiudere il ciclo. Raccogliere oggi una piccola parte di quel patrimonio per tramandarlo alle future generazioni è cercare di salvare un esile frammento di un mondo che ci appartiene anche se ci appare remoto. Riaffiora, quella cultura popolare e viva che ha sostenuto le popolazioni di queste campagne attraverso i secoli. In un presente che ci sfugge continuamente e corre velocissimo, è bello rievocare un mondo fatto di tempi lunghi, scanditi dalle pause che davano - e darebbero ancora oggi - un senso al tutto, un mondo che non c’è più, vissuto e raccontato attraverso i 'contrasti' in ottava fra Russia e America - perché così venivano chiamati gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica -, fra democristiani, socialisti e comunisti, o gli evergreen come quelli fra suocera e nuora o fra il prete ed il peccatore”.

 

Fonte: Comune di Vinci - Ufficio Stampa



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