Alternanza scuola-lavoro per disabili, l'intervento di Marino Lupi (Autismo Toscana)

Lunedì 21 maggio a Roma,presso il CNEL, l'ANP - Associazione Nazionale Presidi, nell'ambito di un convegno nazionale ha presentato la Guida operativa dell'alternanza scuola lavoro per gli studenti con disabilità .

Al convegno è stato invitata anche Autismo Toscana. Il Presidente Marino Lupi è intervenuto con una relazione dal titolo: "Il ruolo delle famiglie nella realizzazione e progettazione dei percorsi di alternanza scuola - lavoro per gli studenti con disabilità grave e gravissima".

Ecco il testo dell'intervento

"1. La vita è uguale per tutti
Le persone affette disturbi mentali e disabilità intellettiva hanno il diritto di avere le stesse opportunità di tutti gli altri cittadini, in termini di libertà di scelta, di rafforzamento della consapevolezza e di controllo sul modo in cui vivono per tutta la durata della loro vita rispettando i principi di autodeterminazione, libertà, inclusione e partecipazione alla società in cui si trovano a vivere.
È necessario offrire una visione positiva della persona con disabilità intellettiva, cercando di superare il preconcetto secondo cui la disabilità equivale a un problema che comporta una limitazione nella capacità di autodeterminazione. Allo stato attuale, troppo spesso vediamo le persone divenire solamente oggetti di cura e di tutela quando, al contrario, necessiterebbero di divenire soggetti attivi a livello decisionale.

Risulta fondamentale, per le persone con disabilità, vedersi garantita l'applicazione dei principi di uguaglianza e di pari opportunità sanciti dalla stessa Costituzione, all'articolo 3, che recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata in Italia con la legge n. 18 del 2009, riconosce l'importanza dell'autonomia, dell'indipendenza individuale e della libertà di compiere le proprie scelte, prevedendo interventi di assistenza personale diretta.

Ho voluto iniziare questa mia relazione con il capitolo 1 del manifesto per la vita libera delle persone con disturbi mentali e disabilità intellettiva, contro il rischio di una nuova istituzionalizzazione, manifesto scritto qualche anno fa per ribadire i diritti delle persone con disabilità, per ribadire anche oggi, che parliamo di alternanza scuola lavoro, che la vita è uguale per tutti e quindi anche per i nostri ragazzi la scuola deve rappresentare e deve avere quel ruolo di preparazione alla vita che ha per tutti i ragazzi che la frequentano.
Quando abbiamo iniziato a parlare di vita adulta per le persone con disabilità e nel nostro caso delle persone con autismo, anche e soprattutto per quelle persone che hanno necessità di un forte supporto, disabili gravi in buona sostanza, ci siamo domandati quale potesse essere lo strumento, l'attività, affinchè la vita, da adulto, di questi nostri amici e figli più fragili, possa essere, possa avere un senso: un'attività che renda la vita dignitosa.

Una sola risposta: il lavoro. Non ergoterapia, non laboratorio, lavoro, lavoro vero, retribuito (se il lavoro non è retribuito non è lavoro), che possa permettere alla persona di avere un ruolo nella società e nella comunità secondo le proprie capacità.
Il lavoro appunto, nel nostro manifesto prima citato aveva ed ha uno spazio importante:
Al punto due del manifesto si parla pauunto di lavoro:

2. Liberi di lavorare
Il lavoro è un diritto di cittadinanza: fonte di reddito che consente indipendenza, ma soprattutto di realizzazione della persona, di ruolo nella comunità, di dignità. Lavoro vero, inclusivo e riabilitativo.

La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità riconosce il diritto di potersi mantenere attraverso un lavoro liberamente scelto o accettato in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione. Per garantire questo diritto occorre perseguire l’obiettivo “la persona giusta al posto giusto”, agendo sulla persona con disabilità per sviluppare al massimo le sue potenzialità ed abilità, rispettandone desideri ed aspettative, ed andando ad agire anche sull’ambiente di lavoro per renderlo accogliente ed inclusivo.

Le esperienze di lavoro vero, hanno dimostrato che le persone possono far emergere potenzialità inaspettate. Fra le esperienze di lavoro aperto, la dimensione di una piccola azienda favorisce la nascita di amicizie, affetti, relazioni, scambio di umanità, reciprocità e momenti di ricreazione, in cui le diversità convivono trovando il proprio spazio, in cui ciascuno trova il proprio ruolo e contribuisce alla crescita dell’impresa, in sintesi trova la dignità che soltanto il lavoro può dare a un uomo e a una donna. Questi uomini e donne, con le loro difficoltà, lavorando trovano posto nella propria comunità, ognuno secondo le proprie possibilità, ognuno con il proprio modo di essere, spesso strano o molto strano. Le persone, seppure con disabilità, saranno uomini e donne che possono vivere a pieno la vita, finalmente cittadini.

Ecco perché ci viene facile affermare come il documento di cui vogliamo parlare oggi risulti essere un documento molto molto importante. Uno strumento, vorrei dire molto importante. Noi vogliamo parlare di lavoro, di vita e ne vogliamo parlare oggi per una fase della vita dei nostri ragazzi, la fase che va dall'adolescenza all'età adulta, ovvero la fase della scuola secondaria dove l'alternanza scuola lavoro ha la sua massima realizzazione che rappresenta per tutti ma soprattutto per le persone disabili una fase di grave criticità. Infatti in questa fase della vita spesso assistiamo a

Riduzione del sostegno abilitativo ed educativo con la fine del percorso scolastico
Aumento dell’isolamento sociale e dei problemi di salute mentale
Carenza di opportunità correlate alle abilità di vita, ai desideri e alle vocazioni
Difficoltà di partecipazione e accesso alla vita della comunità
Bassissimo livello di impiego e occupazione

Dobbiamo quindi creare le condizioni, gettare quelle basi, affinché chi esce dal sistema scolastico sia aiutato a fare scelte coerenti con le proprie vocazioni e trovare soluzioni soddisfacenti di occupazione con strumenti basati sull’evidenza. Sia promossa la partecipazione significativa di tutti gli adulti con disabilità alla vita della comunità, tutelandone la salute mentale e fisica.

Ecco, queste sono le basi del progetto di vita del giovane adulto con disabilità, che si predispongono nell’adolescenza. In questa fase della vita è necessario promuovere tutte quelle abilità e quei talenti che è possibile coltivare nell’ambiente scolastico e in quello comunitario, in preparazione di un progetto di crescita dell’indipendenza personale, delle attività e partecipazione, in particolare attraverso la vita sociale e il lavoro. Un progetto adeguato nasce dalla conoscenza delle capacità, delle abilità, delle capabilities, delle attitudini, dei desideri, su cui immaginare le attività e le occupazioni.

La scuola secondaria di secondo grado rappresenta il contesto ideale per conoscere e valorizzare risorse e talenti, e per orientare il futuro, attraverso il potenziamento delle conoscenze, delle abilità sociali, la promozione delle affinità e dei talenti personali. Programmi di potenziamento espressivo e cognitivo, di abilitazione linguistica, di attività motoria e sportiva, di conoscenza del territorio, di arricchimento delle relazioni sociali, di accesso ai consumi culturali, di preparazione alla vita indipendente (gestione del luogo di vita, mobilità, gestione del tempo, gestione degli strumenti di comunicazione, gestione del denaro, frequentazione delle strutture della comunità) devono far parte dei curricula scolastici in maniera non accessoria ma sostanziale. I progetti di alternanza scuola-lavoro rappresentano uno strumento importante per arricchire di queste funzioni i curricula scolastici. La progettazione del percorso educativo dovrebbe essere orientata all’ottenimento di competenze precise e certificabili, da acquisire nel corso del quinquennio indipendentemente dall’aderenza al programma accademico specifico.

La domanda anche per i nostri ragazzi che vanno a scuola, che devono andare a scuola, è sempre la stessa quindi: qual' è il ruolo della scuola? Il documento di cui parliamo oggi rappresenta uno strumento straordinario per avviare i nostri ragazzi alla vita. E nel leggere il documento colpisce immediatamente il forte richiamo al progetto individuale e quello che ne consegue. È noto che nessuno riesce a realizzare il proprio progetto individuale ex art 14 della L 328/2000. in Toscana, e non solo, lo stiamo chiedendo in tutte le forme e non si riesce ad aver come risposta che piani riabilitativi o progetti assistenziali. La sanitarizzazione della persona è assoluta e a questa persona gli viene appiccicata addosso la malattia, la disabilità e con quella identificata. Infatti i nostri ragazzi vengono quasi sempre classificati o identificati con i loro deficit:: non parla, ha sterotipie, ha comportamenti aggressivi ecc... mentre qui, e ne solo lieto si parla “...interventi per garantire la piena autonomia e l’efficace inclusione dello studente con disabilità. ..” e parlando del PEI di “...modalità di valutazione di funzionamento globale in modo da evidenziare le capacità, le attitudini e le aspettative degli studenti con disabilità nei percorsi scuola – lavoro; ...”

questo arrovesciamento del punto di vista da cui si osserva lo studente ne cambia l'essenza, dal malato, dall'oggetto rotto da riparare e custodire alla persona con le sue capacità e attitudine da aiutare con le sue difficoltà. È da qui che poi “...si delineano si delineano i percorsi formativi interni ed esterni alla scuola a cui parteciperà lo studente con disabilità, nonché gli strumenti, le strategie e le modalità per realizzare un ambiente di apprendimento attento alle dimensioni della relazione, della socializzazione, della comunicazione, dell’orientamento e delle autonomie....”

Bene in queste brevi frasi c'è l'essenza della nostra ricerca. La ricerca di farsi riconoscere come persone.
Vorrei spendere due parole sulla strutturazione dell'ambiente che dovrà saper accogliere le persone con difficoltà, consapevoli che quando aumentano le difficoltà la strutturazione dell'ambiente, la sua organizzazione e la sua prevedibilità il suo non essere esso stesso motivi di stress, acquisisce una importanza direi fondamentale.

Il puntare sui progetti personali, sulla personalizzazione del progetto di vita conduce poi facilmente anche nei percorsi di alternanza scuola lavoro ad individuare le competenze di ciascun ragazzo e tutto ciò ci potrà far discostare dai programmi curricolari e questo è da incentivare se condurrà la persona il ragazzo ad una competenza lavorativa che lo possa aiutare nel proprio percorso di vita autonomo. La scuola in questo punto diventa elastica, cosa non sempre facile puntando ed investendo sulla persona e sulle sue caratteristiche sacrificando, per modo dire, la sua strutturazione originale. Ma deve preparare una persona alla vita e la vita di questa persona sarà e ritiene che sia più importante del programma curriculare.

Vorrei chiudere questa mia relazione accennando al “portfolio individualizzato” dove si trova una “... una raccolta significativa dei lavori dell’allievo che racconta la storia del suo impegno, del suo progresso o del suo rendimento e della documentazione che attesta i passaggi cruciali del suo percorso formativo...”

quindi la scuola si assume anche la responsabilità con il portfolio individualizzato di dare le referenze per il nostro amico e ci dice il tipo di lavoro che ha fatto, come dove, le ore complessive di lavoro.
Presenta non più una persona disabile con le sue difficoltà ma una persona, un nuovo lavoratore, che ha delle capacità oltre che attitudini e desideri, e per arrivare a questo ha fatto un percorso di alternanza scuola lavoro. E per fornire queste referenze, mi piace chiamarle così, descrive il lavoro, ambiente e tempi e tipo di lavoro, che potrà fare con il supporto necessario a colmare la propria disabilità.
Bene benissimo ora possiamo rispondere alla nostra domanda precedente: qual' è il ruolo della scuola: la risposta che potremo dare è la risposta che daremo per ciascun alunno o studente che frequenta la scuola. Chiudo davvero ma permettetemi una riflessione a chiusura

Mi piace pensare che noi, noi associazioni, noi genitori siamo qui non solo per fare una relazione in questo importante e bel convegno. Siamo qui per stringere un patto con la parte più virtuosa della comunità, della scuola, per far si che davvero nella scuola e quindi nella vita, là fuori, la vita sia uguale per tutti. È forse giunto il tempo di smettere di parlare per categorie: normali e disabili e poi down e autistici e iniziare a parlare di persone, persone con le proprie capacità e desideri. Persone con le proprie difficoltà anche grandi ma con una storia, un vissuto e una vita da realizzare davanti. Solo così facendo saremo sicuri di contribuire a realizzare ogni singola persona"a.

Fonte: Autismo Toscana



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