Sciopero dei cavatori a Carrara, Rossi: "Si riprenda il dialogo: aumenti ma lavoro sicuro"

Enrico Rossi

Le trattative riprenderanno lunedì e forse si è aperto uno spiraglio. Fino ad allora però i cavatori di Carrara hanno deciso di non tornare a lavoro. Sono in scioperò da giovedì oramai, dopo la rottura del confronto al tavolo di Assindustria per il rinnovo del contratto integrativo.

"In un settore che ha ritmo di crescita sostenuta, occorre riconoscere ai lavoratori un aumento congruo senza aumentare i rischi per la loro sicurezza e il territorio" sottolinea il presidente della Toscana Enrico Rossi, che invita poi le parti a riaprire il dialogo e le istituzioni locali, Comune in testa, ad agevolare un confronto che "si è fatto fin troppo aspro".

La trattativa si era interrotta dopo che i datori di lavoro avevano proposto un aumento di 258 euro l'anno, un euro al giorno di fatto, ma con una maggiore produzione e media di escavazione rispetto agli ultimi tre anni. I sindacati avevano respinto l'offerta e proposto altri indici, nella convinzione che legare il meccanismo di ricalcolo interamente alla produttività sarebbe andato a discapito della sicurezza, oltre che innescare problemi ambientali e paesaggistici. Avevano chiesto anche il riconoscimento, con 10 euro al mese, di un fondo di sanità integrativa.

Il settore lapideo ha un fatturato che cresce in media tra il 4 e il 6 per cento l'anno e i cavatori, che da giovedì hanno bloccato le strade di accesso alle cave, chiedono una maggiore redistribuzione dei guadagni. "Sulla cave la Regione Toscana è intervenuto nel 2016 con un piano straordinario di controlli ed ispezioni, corsi di formazione e linee guida messe a disposizione degli imprenditori -ricorda Rossi - Il nostro obiettivo non era certo quello di ostacolare lo sviluppo dell'attività di estrazione, ma non possiamo neppure non esigere cave più sicure, perché incidenti gravi e mortali non si verifichino più, e più rispettose dell'ambiente. Ed anche nel contratto integrativo che si dovr&ag rave; andare a firmare, di questo si dive tener conto". "Produttività e lavoro sicuro, produzione e rispetto del paesaggio – conclude - sono parole che possono andare d'accordo".

La vertenza interessa tra gli ottocento e i mille lavoratori e in centocinquanta ieri, venerdì,
hanno attraversato la città e raggiunto il palazzo comunale di Carrara per incontrare il sindaco. Nel comprensorio apuo-versiliese si contano più di trecento cave di marmo. Quelle attive sono attorno alla metà: novanta in provincia di Massa Carrara, sessanta in quella di Lucca.

Fonte: Regione Toscana



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