'La solitudine dei nativi digitali', incontro a Pontedera

Essere genitori al giorno d’oggi è un compito estremamente delicato. Per instaurare rapporti sani con i figli è necessario innanzitutto essere consapevoli del fatto che una buona parte della loro vita si svolge in ambito virtuale. Non tutto ciò che si trova nel mondo online rappresenta un pericolo o una minaccia. Gli strumenti tecnologici offrono anche immense risorse che, se utilizzate propriamente, possono facilitare lo sviluppo emotivo, intellettuale e cognitivo di un ragazzo. Tuttavia i nostri figli hanno bisogno di essere accompagnati  e guidati in questo percorso, esattamente come sentiamo di doverli accompagnare e guidare nella vita reale.

Proprio come non abbandoneremmo mai un figlio da solo in una città sconosciuta, così dovremmo essere cauti nel mettergli in mano uno smartphone collegato ad Internet, senza le adeguate istruzioni.

Recenti indagini sulle abitudini della popolazione italiana, rispetto all’uso dei dispositivi digitali, evidenziano che, tra i nati dopo il 2010, persino i bambini entro il primo anno di vita utilizzano abitualmente la tecnologia, in media almeno un’ora al giorno.

Un bambino di 5 anni, che non ha ancora imparato a leggere e a scrivere, oggi ha al suo attivo una media di 500-600 ore di utilizzo delle tecnologie digitali. A 12 anni queste ore diventano 800, per arrivare a 10 mila a 15 anni e a circa 15 mila a 18 anni.

15 mila ore è una cifra enorme. Per fare un paragone, è la stessa quantità di tempo richiesta ad un musicista per diventare un professionista. Per questo il nativi digitali possono essere considerati, in relazione allo strumento tecnologico, dei veri e propri professionisti.

L’uso abituale dei media digitali rende i nostri figli molto diversi da noi. Non dobbiamo dimenticarcelo mai se vogliamo riuscire a comunicare e a interagire in maniera non conflittuale con loro. Dobbiamo tenere presente che loro sono “nativi” digitali mentre noi genitori siamo “immigrati” digitali, cioè approdati all’uso delle tecnologie moderne in età avanzata. Spesso i nostri figli non sono consapevoli di questa fondamentale differenza e da ciò possono nascere conflitti: i comportamenti legati all’uso dei media digitali per loro hanno un senso chiarissimo, per noi spesso no.

Per i nativi digitali la tecnologia è intuitiva e trasparente e genera in loro nuovi schemi cognitivi e di percezione. L’utilizzo diffuso dei media digitali e soprattutto dei social media può modificare la capacità di percepire ed esprimere emozioni con effetti potenzialmente negativi come l’analfabetismo emotivo, che è stato identificato tra le cause principali del cyberbullismo. Possono inoltre alterare gli schemi di attaccamento e generare  nuovi stili relazionali, molto spesso disfunzionali.

Non si tratta dunque di strumenti neutri, il loro utilizzo ha sempre un effetto, non necessariamente negativo, sui nostri comportamenti e sulla nostra mente, di cui dobbiamo tenere conto quando regaliamo ai nostri figli uno smartphone o un tablet.

Quali sono esattamente gli effetti della tecnologia digitale sui nostri figli e quando è il momento giusto per avvicinare un bambino agli strumenti tecnologici? Come può un genitore intervenire o dialogare circa le abitudini di vita online dei propri figli?

A queste e a molte altre domande risponderà il prof. Giuseppe Riva, ospite di Charlie Telefono Amico mercoledì 14 novembre alle ore 21.00 presso la Biblioteca Comunale G.Gronchi di Pontedera, durante la conferenza/dibattito  “La solitudine dei nativi digitali”, che è anche il titolo di un suo libro, recentemente uscito in edicola nella collana “Genitori si diventa”. L’incontro, organizzato nell’ambito di un percorso di approfondimento sulla comunicazione tra e con gli adolescenti promosso dalla Fondazione Charlie Onlus, è aperto a tutta la cittadinanza,  principalmente rivolto a genitori ed insegnanti e l’ingresso è gratuito.

Fonte: Ufficio stampa



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