I fratelli Marchionni e L'Erta: il carattere e la personalità del Sangiovese

Sono venuto a conoscenza dell’azienda Paolo e Lorenzo Marchionni per la prima volta un paio di anni fa, grazie al proprietario di un noto bar-enoteca del centro di Empoli, grande conoscitore e appassionato di vino. Chiesi un rosso da gustare insieme ad una Fiorentina, e mi propose il RossoVigliano dei fratelli Marchionni. Rimasi impressionato da quella bottiglia, un Sangiovese in purezza netto e vivace, che avvolgeva il naso e il palato con un’esplosione di profumi fruttati. In seguito ho poi acquistato altre bottiglie dell’azienda Marchionni, e mi hanno sempre colpito per la sincerità, per la naturalezza dei profumi varietali, per il carattere assolutamente unico. Con l’occasione di questo articolo, in cui scrivo del “fratello maggiore” del RossoVigliano, L’Erta – Poggio della Bruna, ho deciso finalmente di andare a visitare l’azienda e conoscere di persona Paolo Marchionni.

La tenuta vede la luce alla fine degli anni 70 quando Paolo, piccolissimo, si trasferisce assieme ai genitori e al fratello Lorenzo, di pochi anni più grande, a Vigliano, piccolo borgo collinare prospiciente al bosco della Roveta, nel comune di Scandicci, zona particolarmente favorevole alla coltura della vite e dell’olivo, con terreni sassosi, scoscesi, ben esposti al sole. L’attività agricola ha nei primi anni una natura poco più che hobbistica: pochi vecchi vigneti, alcuni olivi e qualche animale da cortile, di cui la famiglia Marchionni si occupa nei ritagli di tempo con l’aiuto e il prezioso consiglio dei contadini del paese.

E’ a partire dai primi anni 90 che, grazie soprattutto a Lorenzo, la tenuta assume una dimensione aziendale vera e propria, con l’impianto di nuovi vigneti, una nuova impostazione del lavoro in vigna e la produzione delle prime bottiglie. L’azienda, che opera in regime di agricoltura biologica, è oggi gestita in prima persona da Paolo, subentrato al fratello nel 2008, e dispone di quasi 7 ettari di vigna, in gran parte Sangiovese.

Fare un buon vino, se le condizioni di terreno e clima sono favorevoli, è relativamente semplice; produrre un vino che dimostri personalità e carattere, che regali sensazioni uniche che rimangono impresse nella mente è tutt’altro discorso, e richiede passione, tanto lavoro e una certa dose di coraggio. Coraggio che Lorenzo prima e Paolo poi hanno dimostrato e dimostrano con le loro decisioni, spesso fuori dalle logiche di mercato, che hanno portato alla produzione di vini con una precisa identità, specchio del territorio e con l’impronta ben definita del produttore.

Non c’è mai un’annata uguale all’altra, ed ogni parcella di vigneto reagisce in maniera differente all’andamento climatico. E’ per questo, mi spiega Paolo, che a Vigliano non si lavora mai su protocollo, né in vigna né in cantina. Ogni parcella è gestita separatamente, con interventi mirati a seconda delle necessità del momento. Le uve sono raccolte a mano, in più passaggi in modo che tutte giungano in cantina a maturazione ottimale, e ogni selezione viene vinificata indipendentemente, con interventi che variano a seconda delle caratteristiche della materia prima. Unico tratto comune a tutte le vinificazioni è il non utilizzo di lieviti selezionati commerciali ed altri prodotti enologici, ad eccezione dei solfiti, aggiunti però solo in minima quantità e mantenuti molto al di sotto dei limiti imposti dalla certificazione biologica.

Anche l’affinamento, che avviene in un apposito locale ricavato in parte nella roccia viva, varia per durata e modalità, da annata ad annata, da selezione a selezione, in modo da favorire l’evoluzione del vino ed esaltarne le peculiarità: per questo trovano spazio e impiego tonneaux e barriques, nuovi o di più passaggi, ed anche anfore di terracotta.

E’ in questo modo che nasce L’Erta – Poggio della Bruna. Chiamato così per i ripidi pendii su cui si trovano i vigneti, viene prodotto con le migliori uve di Sangiovese, scelte filare per filare e vinificate separatamente a seconda dell’area di provenienza. Il 2015 che ho assaggiato insieme a Paolo è andato incontro ad una macerazione lunghissima sulle bucce, circa 40 giorni, cosa possibile solo in presenza di uve perfettamente sane e mature. Al termine della macerazione le varie masse sono state trasferite in legno dove hanno svolto la fermentazione malolattica e il successivo affinamento per una durata di 15-18 mesi, a seconda dei vari legni. L’assemblaggio finale è stato effettuato selezionando le masse a seconda delle loro caratteristiche organolettiche.

Quello che mi colpisce di questo vino, come era già successo anche per il RossoVigliano la prima volta, è il carisma, la personalità fascinosa ma non piaciona. E’ elegante e ricercato, ma allo stesso tempo accessibile. Al naso i sentori tipici del Sangiovese, ciliegia, frutti di bosco, prugna e viola, sono accompagnati da aromi balsamici di mentuccia selvatica, mirto e ginepro che ricordano la macchia mediterranea, da profumi caldi di liquirizia e tabacco tostato, e da note speziate leggere di pepe e cannella. I vari profumi non si sovrappongono, non si prevaricano, ma coesistono in bouquet armonico e raffinato. Armonia ed equilibrio proseguono anche in bocca, dove la rigorosità del Sangiovese è ammorbidita dall’affinamento in legno che ne ha arrotondato la struttura rendendo i tannini dolci e vellutati, ma senza sminuirne il carattere.

L’Erta – Poggio della Bruna di Paolo e Lorenzo Marchionni ha un carattere ben definito, ma può dimostrarsi molto eclettico in abbinamento al cibo, lo si può gustare con piatti comuni, come una grigliata mista o con pietanze dai sapori più complessi, come un’anatra selvatica al forno ad esempio.

www.vigliano.com

Matteo Corsini

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