Museo Diocesano San Miniato, restaurata la Madonna in terracotta policroma

«La bellezza sottrae territorio all'infermo»…
Non ricordo più di quale celebre autore fosse questa frase, ma ricordo bene come il grande Federico Zeri avesse una sacra venerazione per ogni manufatto prodotto da mano umana, per lui espressione dell'altissima dignità dell'«homo faber», artefice e costruttore del mondo. Proprio per questo invocava con toni accorati una costante attenzione verso qualsiasi prodotto storico-artistico prossimo ad essere inghiottito dalla voragine del tempo e dell'incuria.

A tal riguardo, il Museo Diocesano di Arte Sacra di San Miniato celebra in questi giorni un piccolo miracolo: grazie alla perizia tecnica dei restauratori de "Lo Studiolo” di Lucca è stato infatti possibile recuperare e riportare al quasi originario splendore, una Madonna con bambino in terracotta policroma, da far risalire all’ambito artistico di Matteo Civitali, il più importante scultore toscano del Rinascimento al di fuori di Firenze; scultura la cui lettura e fruizione risultava altamente compromessa proprio a causa dei guasti inferti dal trascorrere del tempo.

Il restauro è stato reso possibile grazie al generoso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, che nella persona del suo vicepresidente, il professor Giovan Battista Mattii, ha tenuto a confermare, in occasione presentazione ufficiale del restauro, la costante vocazione di attenzione e dedizione di Carismi al patrimonio storico artistico delle nostre terre: «Investire sulla cultura e sul recupero delle opere d’arte, crea ricchezza e predispone il nostro territorio ad un importante ritorno economico, imprimendo una sempre maggiore qualificazione del territorio stesso».

Grande soddisfazione anche da parte del vescovo Andrea Migliavacca, che ha desiderato ringraziare tutti gli artefici di questo piccolo miracolo: in primis la Fondazione Carismi, poi don Bruno Meini ed Elisa Barani dell’Ufficio Beni Culturali della diocesi, la dottoressa Maria Grazia Ristori della Soprintendenza di Pisa, il restauratore Luigi Colombini con i suoi collaboratori e il professor Luca Macchi responsabile della Commissione diocesana per l’Arte Sacra.

E proprio Luca Macchi ha sottolineato quanto «l’incisività dell’arte, in una città come San Miniato, sia sempre stata la linfa vitale della sua originale vocazione e della sua dedizione alla conoscenza, resa possibile grazie allo studio e alla cultura».

La scultura, probabilmente commissionata in origine per un oratorio di campagna, era poi stata trasferita nella chiesa di San Donato a Isola. Da oggi trova la sua degna collocazione nella seconda sala del Museo Diocesano di San Miniato, dove sarà possibile ammirarla - insieme a tante altre opere - in tutta la sua toccante bellezza.



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