Santa Croce e Mussolini, la cittadinanza arrivò prima del delitto Matteotti

Fascisti santacrocesi nel 1940

Se ancora oggi abbiamo la prima storia organica di Santa Croce sull’Arno, con i suoi limiti e pregi indiscutibili, si deve alla penna di Otriade Pesciatini e al patrocinio del Podestà Rino Vanni che, come ha scritto Valerio Bartoloni nel suo 'Via Cecafoglia – Sindaci e podestà a Santa Croce sull’Arno (1865-1985)', avrebbe attribuito al 'Duce' Benito Mussolini, nel Consiglio comunale dell’11 maggio 1924, la cittadinanza onoraria di Santa Croce.

Sul piano economico, una cinquantina di concerie davano lavoro in quegli anni a oltre 200 operai. Santa Croce si stava affermando come una realtà manifatturiera che si svincolava dall’economia fluviale e agricola. Politicamente in quegli anni Venti del Novecento, moltissimi erano gli iscritti al PNF (Partito Nazionale Fascista) e molti gli squadristi secondo una nota documentaria. Fra gli squadristi figuravano i cognomi di Baldacci, Berti, Catastini, Duranti, Giannoni, Giannotti, Pacchiani, Pagni, Vanni. Il fascismo era una realtà trasversale alla società santacrocese e comprendeva tutte le categorie sociali dagli operai agli imprenditori.

A quella data, il Mussolini fascista era ricordato da molti anche come il socialista direttore dell’Avanti, il tonante anticapitalista e anticlericale. Sulla realtà santacrocese non era caduto come un fulmine l’efferato delitto Matteotti, di cui il cadavere sarà ritrovato nell’agosto del 1924. Quindi l’onorificenza della cittadinanza onoraria cadde in un periodo in cui il fascismo di Mussolini non aveva ancora mostrato in pieno il volto crudo e feroce della dittatura. La stragrande maggioranza del popolo di Santa Croce fu ben felice di accoglierlo come concittadino. Come paradosso della storia nessuno, anche dopo l’uccisione del Duce e la barbara esposizione a piazzale Loreto, pensò a cancellare le cittadinanze onorarie che in ogni parte d’Italia gli erano state elargite.

Valerio Vallini

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