Il Leone ruggisce per i 10 anni del Carnevale medievale di San Casciano

“Ecco, nero et arancione che s’avanza ora il Leone. E col dotto assembramento di figure del Trecento, ce la dà a misura d’uomo tutta l’opera del Duomo”. Le storie contagiano emozioni e parole, come quelle che prendono vita dalla penna di un noto storico, per la prima volta spettatore e giurato del Carnevale medievale sancascianese. Franco Cardini, uno dei massimi studiosi a livello mondiale di storia medievale, elabora in versi un omaggio letterario mentre i sancascianesi sfogliano sul palcoscenico naturale di piazza della Repubblica i loro libri ispirati al Medioevo. E’ un elogio che rende onore alla bravura, all’intuizione artistica del Leone, la contrada che ieri sera ha conquistato la chiave del borgo di San Casciano aggiudicandosi la vittoria della decima edizione di uno degli eventi più attesi dell’anno. Complici le temperature estive, il Carnevale medievale ha richiamato oltre 5mila persone per le vie del comune chiantigiano. Un risultato che ha premiato il lavoro di tutte e cinque le contrade, autrici e interpreti di altrettante narrazioni originali, alla ricerca del punto di equilibrio tra storia, arte e teatro.

Una tradizione, unica in Toscana, introdotta dalla cultura popolare sancascianese, che riempie di ruoli rovesciati, suoni, maschere e colori la domenica laetare ad indicare un momento, precedente alla Pasqua, in cui far festa e gioire. Il giudizio dello storico, saggista, professore di storia medievale, è la sintesi di una valutazione espressa e condivisa dalla maggior parte dei giurati del decennale. Vince il Leone perché vince il Medioevo che strizza l’occhio alla vita, sorride e fa sorridere, produce talenti e affreschi di vita vera, narra di botteghe d’arte in cui l’allievo supera il maestro imprimendo il proprio segno, indelebile, nella storia dell’arte italiana. La contrada neroarancio, guidata da Martina Secci, scrive una pagina estranea alla crudezza e all’atrocità dei temi più ricorrenti nell’immaginario collettivo attribuiti al Medioevo, ed è questo l’elemento centrale che ha attratto il giudizio positivo dei nove membri della giuria popolare.

Con 88 punti, assegnati al Leone, si sono trovati, quasi unanimemente concordi, il produttore musicale Claudio Fabi, nonché presidente di giuria, Daniela Morozzi, nota attrice televisiva e teatrale, i giornalisti Silvia Ferretti della redazione del Tg regionale Rai 3, Edoardo Semmola del Corriere fiorentino, Matteo Pucci, direttore del Gazzettino del Chianti e delle Colline fiorentine e delle testate Sport Chianti e We Chianti, Edlira Mamutaj del settimanale Chiantisette e alcuni illustri storici medievisti, nonché docenti universitari di Firenze e Pisa. Oltre a Franco Cardini, hanno fatto parte della sezione storica la medievista Anna Benvenuti dell'Università di Firenze e l’antropologo Fabio Dei dell’Università di Pisa. Seguono nella classifica il Gallo con 61 punti, la Torre in terza posizione con 59 punti, il Giglio che ha conquistato 57 punti e il Cavallo che ne ha messi a segno 55.

“La contrada del Leone – ha commentato il presidente di giuria Claudio Fabi - narra di uno spaccato di vita artistica che si distingue per la leggerezza, la semplicità e la poesia con le quali si snodano le vicende”. La storia, scritta e interpretata dai contradaioli, ha alzato il sipario sul genio dell’arte, sul rapporto tra il maestro Cimabue e l’allievo, il piccolo Giotto che da bambino discolo e burlone diventa pittore maturo, realizza alcuni dei capolavori che diventeranno capisaldi nella storia dell’arte italiana, come il Crocifisso di Santa Maria Novella, la Maestà di Ognissanti e il campanile fiorentino. “Il Leone – precisa il presidente Fabi - ha saputo raccontare una storia che rende unico il nostro paese in tutto il mondo, ha materializzato i colori, personificandoli, ha mostrato il percorso di Giotto, orientato al naturalismo, alla profondità e al sentimento dei personaggi, nelle opere in fase di realizzazione ed espressione del genio toscano”.

Per il decennale dell’evento è stato assegnato un premio specifico al lavoro drammaturgico delle contrade, alla costruzione della storia e all’interpretazione teatrale. Il riconoscimento è stato assegnato alla Contrada del Cavallo da una giuria speciale composta dall’attore Sergio Forconi, dal regista Alessandro Sarti e dalle giornaliste Ilaria Biancalani, corrispondente per La Nazione, Anna Amoroso de Il Nuovo Reporter e da Ambra Tuci, esperta museale della Fondazione Museo Marino Marini di Pistoia.

“E’ la vittoria di tutti noi, di chi organizza, promuove e realizza il Carnevale medievale sancascianese – nota Marco Niccolini, presidente dell’associazione Contrade sancascianesi – un valore che intreccia le generazioni, crea tutto l’anno importanti momenti di aggregazione e di lavoro condiviso, un patrimonio di passioni, interessi nei quali riflettiamo la nostra identità collettiva”. Sono stati apprezzati anche i temi messi in scena dalle altre contrade tra cui la figura della donna nel Medioevo (Gallo), la simbologia degli Arcani maggiori (Torre) con i quali è stato rappresentato il concetto della diversità, il tema del vizio dell’avidità espresso teatralmente dal Giglio, le diverse sfumature dell’amore che sono valse al Cavallo il premio alle qualità attoriali.

Il Carnevale medievale sancascianese è stato organizzato dall’associazione Contrade sancascianesi, dal Comune di San Casciano con il sostegno di Arca Azzurra Eventi, ChiantiBanca e in collaborazione con la Pro Loco di San Casciano. L’amministrazione comunale rivolge un ringraziamento ai giurati per il loro lavoro e alle Contrade sancascianesi per l’impegno e la capacità dimostrata di dare continuità ad un progetto di comunità che tiene vivo e coinvolge un intero paese. Il Carnevale medievale è stato diretto artisticamente da Samuel Osman. Il regista Matteo Spagni ha curato un documentario con i volti, le testimonianze, la memoria ripercorsa dai primi contradaioli che hanno accompagnato nei dieci anni la creazione e l’evoluzione della manifestazione.

Anche per la contrada del Gallo, seconda in classifica, il professor Cardini ha trovato il modo di ricambiare l’emozione trasmessa dalla storia incentrata sul difficile tema della violenza sulle donne attraverso un ponte simbolico tra passato e presente. “In paese, azzurro e giallo – scrive lo storico - è arrivato il Gallo. Ci racconta una cosina sulla strega Guendalina. Guendalina è guaritrice ma la credono maliatrice. Con il rogo, a finir male, va la storia medievale”.

Fonte: Ufficio stampa associato del Chianti Fiorentino



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