Progetto Arno, la proposta dell'Ordine degli Architetti per il futuro del fiume

Un modello di governance dell'Arno che metta insieme gli oltre quaranta comuni che sorgono lungo il suo corso, dal Monte Falterona a Pisa, e tutti gli enti e le istituzioni coinvolti nella sua gestione, per decidere in sinergia, attraverso una “regia comune”, gli interventi da effettuare dalla sorgente alla foce e pianificare così il futuro del fiume.

È il “Progetto Arno”, la proposta lanciata dall'Ordine degli Architetti di Firenze in occasione di “Fratello fiume”, l'iniziativa che si è tenuta oggi alla Palazzina Reale di piazza Stazione, promossa da Ordine e Fondazione Architetti Firenze con il patrocinio del Comune di Firenze e del Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori.

Una proposta da rendere operativa il prima possibile, un progetto sistemico coordinato da un unico organismo che abbia una visione globale, e non “spezzettata” per ogni singolo comune, del fiume e del suo futuro, per creare una griglia dentro cui inserire tutti i possibili interventi. Obiettivo del “Progetto Arno” è quello di rendere più semplice e veloce la realizzazione dei progetti che interessino l'Arno e le sue sponde, per la presenza di questa “regia” che renda chiaro cosa è possibile fare e cosa no, stimolando la creatività.

“Un documento che dica quello che possiamo fare, non quello che non possiamo fare del e nel fiume – spiega Egidio Raimondi, consigliere dell'Ordine degli Architetti di Firenze, referente della commissione Das (Dibattito Architettura Sostenibile) dello stesso Ordine che ha curato l'organizzazione dell'evento e membro del Gruppo Operativo Sostenibilità ed Energia presso il Consiglio Nazionale degli Architetti – vogliamo arrivare a un progetto comune che consideri l'Arno in tutta la sua lunghezza e che consideri insieme prevenzione e fruizione del fiume e delle sue sponde, non prima l'una e poi l'altra. Alla sua messa in sicurezza, indispensabile, noi vogliamo aggiungere in contemporanea l'approccio progettuale, senza che questo venga considerato soltanto un secondo step, in modo che il territorio possa recuperare quel rapporto vivo e vissuto con il fiume che nel tempo ha perso”.

“Un 'progetto' perché contiene al suo interno tutte quelle categorie che fino ad ora sono state applicate alla governance del fiume. Quelle del contratto, del manifesto, del patto, il water program, una carta... ma ciò che sappiamo fare meglio noi architetti è proprio un progetto. Un progetto di lungo periodo, con un orizzonte di cinquant’anni per far sì che tutto il tessuto sociale economico ambientale che ruota intorno all'Arno porti a un ritrovato rapporto di fratellanza con il fiume”, conclude Raimondi.

 

Fonte: Ufficio stampa Ordine e Fondazione Architetti Firenze



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