Elezioni amministrative, CIA: "Ecco le sfide che chiediamo ai nuovi sindaci"

«L’efficienza, la competitività e la qualità della vita del territorio sono punti strategici per la sua valorizzazione, identità ed affermazione». A sottolinearlo in vista delle prossime elezioni amministrative del 26 maggio in Toscana è Luca Brunelli, presidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana

«Per questo – prosegue Brunelli – bisogna agire con nuovo dinamismo dei territori e delle istituzioni locali, a partire dalla loro interlocuzione positiva con il sistema delle imprese. Inoltre è necessario un sistema amministrativo efficiente, in grado di accompagnare il sistema economico con risposte tempestive, puntando su efficientamento delle strutture, semplificazione delle procedure, sussidiarietà».

Un welfare efficiente e dinamico inoltre, che sia in grado di dare risposte ai diritti di cittadinanza delle popolazioni rurali, potenziando, nel campo sanitario e dei servizi sociali e civili, i presidi territoriali, le infrastrutture fisiche (viabilità e logistica), le connessioni di rete (a partire dal completamento della banda larga), una gestione partecipata, che valorizzi la sussidiarietà ed il ruolo delle imprese locali.

«La qualità del territorio – aggiunge il direttore Cia Toscana Giordano Pascucci -, intesa come insieme di infrastrutture e “servizi” per le imprese ed i cittadini, rappresenta un fattore essenziale della competitività economica. Per questo si ripropone l’esigenza di uno specifico appuntamento di approfondimento di questi temi, una “Conferenza regionale sui servizi per le aree rurali” che individui le soluzioni idonee a dare piena attuazione agli obiettivi di sviluppo delle aree rurali, secondo l’ispirazione richiamata nella Dichiarazione di Cork, sottoscritta dai paesi membri della UE».

Le elezioni comunali in 187 comuni toscani – sintetizzate nel documento Il Paese che vogliamo - rappresentano un appuntamento importante per il futuro delle imprese e dei cittadini, in particolare per quelli nelle aree interne e nei piccoli comuni, e che cade in una fase storica caratterizzata da estrema fragilità della tenuta socio-economica e infrastrutturale dei territori. La Cia chiede alle forze politiche un impegno concreto per la definizione di un  progetto  di manutenzione  infrastrutturale  del  territorio al cui interno l’agricoltura, in sinergia con le altre risorse socio-economiche dei territori, dovrà svolgere un ruolo da protagonista.

Questo progetto, per la cui attuazione e valorizzazione i Comuni e tutti gli altri Enti locali rappresentano riferimenti strategici e sono chiamati a svolgere una funzione centrale, dovrà essere ispirato da una serie di azioni e priorità.

- Interventi di manutenzione infrastrutturale da concretizzarsi su due fronti paralleli: l’immediata messa in sicurezza dei territori e un’attenta programmazione per il futuro, in particolare nelle aree interne e rurali. Gli imprenditori agricoli, nell’ambito della multifunzionalità, potranno svolgere servizi di manutenzione territoriale in sinergia con gli altri settori caratterizzanti il sistema economico locale e in convenzione con Istituzioni, Amministrazioni locali, Enti Parco, Gruppi di Azione Locale, Consorzi di Bonifica, Camere di Commercio. Gli interventi dovranno riguardare anche le infrastrutture tecnologiche e dell’informazione, a partire dalla diffusione di Internet e banda larga nelle aree marginali del Paese; mentre, nelle città, bisognerà sviluppare, con il coinvolgimento dell’agricoltura, nuove visioni urbanistiche e architettoniche fondate sui principi delle infrastrutture verdi, sulla bioedilizia, sulle diverse funzioni del verde urbano.

-  Politiche orientate al governo del territorio: dalla prevenzione dei disastri ambientali al mantenimento della biodiversità; dalle politiche di gestione del suolo alle azioni per la riduzione del gap infrastrutturale (in particolare nelle aree interne del Paese), fino alla valorizzazione del patrimonio forestale nazionale in tutte le sue dimensioni e potenzialità. Tali politiche e interventi saranno tanto più efficaci quanto più all’attività agricola sarà riconosciuto, oltre al fondamentale ruolo di produzione alimentare, anche quello di governo del territorio.

-  Azioni per favorire e sviluppare politiche di filiera a forte vocazione territoriale. È necessario allargare le relazioni “classiche” di sistema, che fino ad oggi hanno regolato il funzionamento delle filiere agroalimentari, ad ambiti ancora poco esplorati (artigianato, commercio, logistica, turismo, consumatori, enti locali) per dare origine a vere e proprie “reti d’impresa territoriali” e, al loro interno, favorire processi d’innovazione sostenibile, anche sociale.

-  Nuovi e più incisivi sistemi di gestione della fauna selvatica, i cui danni hanno assunto una dimensione insostenibile anche in termini sicurezza nazionale, per avviare il processo di revisione del quadro normativo nazionale (legge n.157/92). In quest’ottica, la separazione tra l’interesse privato/ricreativo riscontrabile nell’attività venatoria e quello pubblico, riferibile al contenimento e alla gestione dei carichi, non è più rinviabile. Altrettanto strategica è l’organizzazione di una filiera delle carni selvatiche, così come azioni in ambito europeo per superare la riconducibilità degli indennizzi per i danni subiti dalla fauna selvatica al regime degli aiuti di Stato (de minimis).

- Un rinnovato protagonismo delle Istituzioni e degli Enti locali sulla Pac, visto il ciclo di riforma in itinere. L’approssimarsi della nuova Politica agricola comune apre a una serie di opportunità socio-economiche che, se ben gestite durante la fase preparatoria, possono concorrere al rilancio delle comunità locali, in particolare quelle ubicate nelle aree interne del Paese.

- Più welfare nelle aree rurali: si nota una preoccupante tendenza alla marginalizzazione dei servizi nelle aree rurali, montane e svantaggiate: l’adeguamento delle infrastrutture locali e l’organizzazione dei servizi sanitari, dell’istruzione, dei servizi civili nelle aree rurali stanno subendo un grave arretramento che rende difficile la permanenza delle popolazioni, rischiando di accelerare i fenomeni di abbandono dei territori e dell’agricoltura.

Fonte: ufficio stampa



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