Nel 2009-10 la Roma stava per vincere il suo quarto Scudetto e i tifosi giallorossi avevano come leitmotiv "Non succede, ma se succede...". Alla fine del torneo l'Inter superò la Roma e vinse il campionato a Siena, a sette giorni dal Triplete. Di quel pomeriggio toscano una delle immagini più nitide riguarda Marco Materazzi, la cui maglietta celebrativa recava a caratteri cubitali la scritta "Non è successo".
Qualcuno sui social, probabilmente fan interista, ha utilizzato la stessa immagine di Materazzi in relazione alle recenti elezioni comunali, in particolar modo nella Zona del Cuoio. Il perché è semplice: il centrodestra aveva l'occasione per un passo in avanti storico ma ha perso tutto alle ultime battute, come la Roma del 2010.
Non è successo, dunque, anche se il centrodestra è parso meno sobrio dei tifosi romanisti. Da quasi un anno, infatti, il 26 maggio era visto come la data X, in cui sarebbe successo "ciò che aveva insegnato Cascina". La Lega, fortissima come non mai in Toscana, era diventato da poco il primo partito pure nel Cuoio, il cui rosso stava sbiadendo. Alle europee difficilmente è scesa sotto il 40% delle preferenze, con percentuali intriganti anche per FdI (mentre Forza Italia calava).
C'è chi si è addormentato tra il 26 e il 27 maggio convinto di un consiglio comunale di destra e, dodici ore dopo, ha dovuto fare i conti con l'analisi della sconfitta, tipica del centrosinistra degli ultimi due anni.
Il centrodestra ha perso e forse è la sconfitta più bruciante della sua storia nella Zona del Cuoio. I dati dicono che un tempo aveva preso batoste più clamorose, questo è vero, ma stavolta la vittoria era lì, a un passo.
"Se non ha vinto ora, quando mai potrà vincere?": lo scoramento è comprensibile tra gli elettori santacrocesi, castelfranchesi, fucecchiesi e montopolesi (i sanminiatesi attendano). Stavolta non serve solo fare il mea culpa perché, in alcuni casi, il centrodestra ha fatto il possibile.
A Castelfranco di Sotto la vittoria della Lega (con FI e FdI) era nell'aria da un anno. Monica Ghiribelli si è fermata sul più bello per una manciata di voti, nonostante un'attività politica lungimirante e caparbia. A Montopoli in Val d'Arno il rimpianto è alto: la spaccatura Tesi-Squarcini ha portato via voti sanguinosi al centrodestra e la Lega, assieme a FdI, ha solo sfiorato la guida del comune.
A Santa Croce sull'Arno Alessandro Lambertucci ha portato avanti una campagna elettorale diversa, più argomentata, caso raro nel Cuoio e molto simile a quello di Andrea Poggianti nell'Empolese. A differenza di molti suoi colleghi, Lambertucci non si è seduto sugli allori del simbolo e non si è limitato a criticare Deidda a ogni piè sospinto, ma ha presentato un programma sfaccettato e realistico. Però, non è successo quanto sperato dal centrodestra.
Fucecchio può sembrare un affare a parte. Doveva essere il momento d'oro del centrodestra, è stata la sconfitta più sonora ed eclatante: meno di un fucecchiese su tre ha dato la sua preferenza a Ramello. Qui però entrano in ballo altre dinamiche, perché probabilmente la formazione di centrodestra contava su troppa gente che aveva voglia di vincere e poco a che fare con la realtà di Fucecchio.
Il centrodestra perde, ma ciò non significa automaticamente vittoria del centrosinistra. Hanno vinto Giovanni Capecchi, Giulia Deidda, Gabriele Toti e Alessio Spinelli: è cosa ben diversa. Questo spiega la netta spaccatura di voti tra le europee e le comunali: se il PD si ferma a meno del 30% ma i candidati a sindaco ottengono tutti la maggioranza, significa che la fiducia verso il partito è scemata, ma quella nelle persone no.
Qui si apre un altro discorso, allora, sempre inerente al centrodestra. Erano state scelte le persone giuste? Nì. A destra la speranza era riposta nella volontà dell'elettorato di barrare più il simbolo del candidato: un errore, o meglio una sottovalutazione, costata cara.
Facciamo un esempio banale, non ce ne vogliano Ramello e Lambertucci. Nonostante la sconfitta del 2014, il santacrocese Baldi e il fucecchiese Testai (giusto per citare i capigruppo) hanno fatto un'opposizione 'da premiare', però sono stati preferiti altri volti e qualche elettore non ha avvertito la fiducia necessaria per affidar loro la fascia tricolore. "Poco male" si dirà, perché l'opposizione continua e - a voler fare i talent scout della politica - i nomi giovani per il futuro non mancano, basti pensare a Rusconi o Cicala o Porciani.
Dicevamo, però, della vittoria dei sindaci più che della vittoria del partito. Capecchi può dire grazie alla succitata spaccatura, ma è innegabile che avesse con sé una squadra forte. La sua conferma è la più traballante se si guardano i freddi numeri, la sua candidatura spaccò il PD illo tempore: ha avuto ragione lui.
Chi invece si sentiva spacciato era Gabriele Toti, sindaco di Castelfranco di Sotto. Lo stesso dicasi per Giulia Deidda, sindaco di Santa Croce. La destra avanzava da mesi, fin dal famoso 4 marzo. Tra domenica e lunedì, la mazzata: Lega a livelli record. Il lunedì alle 17 invece Deidda ha aperto lo spumante unendolo a lacrime di gioia, Toti ha alzato le braccia stremato da una maratona durata migliaia di chilometri, con un sorriso stanco ma lucente.
Alessio Spinelli invece è uno che, in quanto a fiducia in se stessi, sta dietro solo a Gabriele D'Annunzio e José Mourinho. Spernacchiato quando diceva che avrebbe vinto al primo turno - e infatti sembrava una cosa improbabile -, ha sfiorato il 60%.
"C'è grande soddisfazione, mista a orgoglio. Questo risultato dimostra che la gente crede in me e nel mio lavoro" lo hanno detto tutti i candidati di centrosinistra ed è la verità.
Si è tornati a una politica locale sullo stile di qualche anno fa, quando le persone venivano prima del simbolo. Va aggiunto che, da parte loro, avevano anche cinque anni di lavoro alle spalle. Per questo era importantissima la scelta del candidato giusto a destra.
Abbiamo visto centrodestra e centrosinistra, e gli altri? Il M5S ci ha provato senza fortuna a Fucecchio e Castelfranco. A Montopoli Progetto Insieme e il Partito Comunista sono andati oltre le aspettative confermando una base di voti per certi versi inattesa. Le civiche come Fucecchio Rinasce (tralasciando per ora i Cambiamenti sanminiatesi) hanno ottenuto poco, beffate dal mancato ballottaggio. La sinistra vera, invece, era presente solo con Diritti in Comune di Manuele Vannucci: come l'Ajax di Ten Hag esponeva concetti troppo moderni per la realtà circostante e non è stata 'capita' appieno (vedasi voti di Europa Verde alle europee) .
Poi c'è San Miniato, ma per quello vale la pena aspettare il 10 giugno.
Gianmarco Lotti
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