"La mia esperienza da volontario di una Ong": da Empoli a salvare vite

(foto Sea Watch Facebook)

Se non ci fosse stato di mezzo uno dei tanti problemi burocratici che ne rallentano l'attività, sulla nave della rete Mediterranea che in queste ora è salita alla ribalta delle cronache per aver soccorso dei migranti e per le ormai consuete polemiche, ora ci sarebbe stato anche lui. Sì, perchè, per passare una settimana a dare il proprio contributo all'attività di salvataggio, aveva preso le ferie dal lavoro.

Ed invece, appunto, proprio per un inghippo diplomatico, la nave in quei giorni è rimasta bloccata in porto e lui a casa, rimandando così la sua prima esperienza in mare per la quale ha fatto tutto il percorso formativo. Davanti ad un caffè ci racconta la sua esperienza da volontario di una Ong, con l'accordo di omettere il nome visto che, in fin dei conti, la vera cosa che conta non è dire chi si è ma raccontare ciò che si fa. (La persona intervistata per motivi personali ha chiesto di mantenere l'anonimato, NdR)

Sanitario, lavora a Empoli, decide di accostarsi al mondo delle Ong. Perché?
Perchè quella di aiutare chi ha bisogno è una cosa che si sente dentro e per questo, visti gli studi che ho fatto e la mia professione sanitaria, decisi di avvicinarmi ad una delle Ong più importanti del nostro paese.

Accolsero la tua domanda?
Sì, fui selezionato per le missioni internazionali e mi fu proposto un periodo di sei mesi in Afghanistan. Quell'impegno sarebbe stato retribuito visto che era un periodo lungo ma, per questioni personali, dovetti rifiutare.

Ma continuasti a frequentare quel mondo
Sì, rimasi in contatto con le persone e poi mi sono accostato a Mediterranea. Si tratta di una rete nata con l'obiettivo di dare testimonianza di quello che accade in zone sensibili. Dentro trovi i soggetti più diversi e l'etichetta che gli è stata affibbiata di Ong dei centri sociali non è vera. Basti dire, proprio per capire il concetto, che a bordo di una delle navi per una missione è salito Don Mattia Ferrari, un parroco che certo non può essere accostato ad un centro sociale.

Come si è svolto il tuo percorso?
Ho partecipato a momenti formativi a Licata e Palermo, dove personale specializzato delle diverse Ong spiegava come ci si deve comportare durante le missioni. Ad esempio cosa fare quando ci si avvicina ad un gommone in mare. In quei momenti, che già sono di grande panico, approcciare nel modo sbagliato può essere molto pericoloso e portare alla morte delle persone. Oltre a questo c'è stata poi tutta la parte teorica altrettanto importante.

Lezioni utili per uno che come te vive di soccorso?
Sì, molto utili. Rimasi colpito dalla preparazione dei docenti, si parla di gente che ha fatto oltre diecimila soccorsi in mare.

A marzo ecco che la Mar Ionio è in mare per la prima missione per conto di Mediterranea
Arriva il salvataggio di 49 persone e, dopo l'arrivo in porto a Lampedusa, il sequestro per alcuni giorni. La nave torna in acqua a metà aprile per la seconda missione del 2019 che non effettua alcun salvataggio mentre nella terza vengono salvate delle persone. E qui i soliti problemi con il Ministero dell'Interno che blocca la nave fuori dalle acque territoriali, il divieto ignorato, l'arrivo in porto, il sequestro.

Che ti impedisce di salire a bordo
Per poterlo fare ho chiesto l'aspettativa al lavoro ma non mi è stata concessa e quindi ho deciso per le ferie. Se avessero sbloccato la nave in questi giorni sarei partito, ma così non è stato.

Ti saresti imbarcato da volontario?
Certo, l'organizzazione, come è normale che sia, paga il viaggio per il porto di partenza ed il vitto ma l'impegno è volontario. Ovvio che questo non capita per certe professionalità che sono di più a bordo, ma l'avere fianco a fianco personale dipendente e volontario è quanto di più normale ci sia in ogni associazione di volontariato.

La domanda più banale che spesso viene fatta: chi paga le spese?
Per saperlo è semplicissimo perchè ogni Ong, oltre alla raccolta fondi ed alle donazioni, ha sul proprio sito il bilancio dove cita chi contribuisce alle spese. E Mediterranea non sfugge alla regola visto che ci sono il bilancio, il pulsante per fare una donazione ed il conteggio dei soldi donati. Se poi si cerca chissà quale segreto è un altro discorso, ma in rete è tutto nero su bianco. Basta cercarlo.

Nelle tue esperienze che personale hai trovato?
Davvero di tutto perchè, appunto, Mediterranea è una rete assolutamente trasversale. Per fare alcuni esempi ho conosciuto una persona che era secondo ufficiale su una barca di Flavio Briatore. Durante un viaggio, si trovò a soccorrere una barca in difficoltà. Lì capì quanto era importante e gratificante fare questo e si è imbarcato. Molti sono poi pescatori che conoscono quel mare benissimo e che si sono messi a servizio di chi è in difficoltà. Definirla la Ong dei centri sociali è un appellativo di comodo, credo solo per la presenza di Luca Casarini, ma in realtà non è così.

La verità, ormai, è cosa che nessuno cerca
Certo, basta vedere i social. Se uno scrive la più grossa bugia lì diventa verità, anche se a volte basterebbe un clic col mouse per smontarla. O chi continua a pubblicare foto di bambini denutriti chiedendo perchè le Ong non vanno ad aiutarli in Africa. Basterebbe poco per leggere che non è vero perchè queste organizzazioni in questi posti ci sono, ma gira una foto e tutti ci credono. I danni che tutto questo circo fa sono purtroppo incalcolabili.

Sul sito ufficiale di Mediterranea, fra le altre, ci sono due sezioni: sali a bordo ed attivati a terra
Sì, io per ora sono volontario a terra ma sono formato anche per salire a bordo visto il mio lavoro e la formazione che ho fatto. La prima assemblea generale di Mediterranea tenutasi a Roma il 6 e 7 aprile scorsi è stato un momento di condivisione e di confronto, dove si sono gettate le basi per ulteriori collaborazioni tra gli ‘equipaggi di terra’ e gli ‘equipaggi di mare’.

Sei in contatto con la nave?
Sono in contatto col gruppo col più classico dei sistemi, whatsapp. Ed ognuno assicura, per quanto può, il suo contributo anche da terra.

L'obiettivo è salire a bordo?
E' naturalmente un'esperienza che spero di fare, ma la nostra attività non è limitata a questo aspetto, seppur importante. Il bisogno non è solo in mare ma anche a terra, nelle zone più difficili dove le persone vengono sfruttate, dove non ci sono diritti elementari come la cura, dove ogni disagio di tipo sanitario diventa un problema spesso insormontabile. Quindi piano piano cerchiamo di essere attivi anche a terra con lo stesso obiettivo di sempre, aiutare chi è in difficoltà ed ha bisogno.

Per chiudere, le Ong sono ora al centro delle polemiche. Per uno che ne fa parte, che ruolo hanno in questo scenario dell'immigrazione dall'Africa?
Danno il loro contributo per aiutare chi ha bisogno, ma non sono la soluzione del problema. Per evitare che la gente muoia servono i corridoi umanitari. Ma davvero si vuol risolvere il problema?

Marco Mainardi

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