Consiglio regionale, i rifiuti tema portante. Mozioni su lavoro e viabilità

Rifiuti in Toscana, come cambia la Regione. Approvate risoluzioni Pd, Sì-Toscana a sinistra e M5S

Voto trasversale in aula sugli atti collegati alla comunicazione della Giunta sulla nuova politica dei rifiuti in Toscana. A conclusione del dibattito, il Consiglio ha approvato le risoluzioni presentate da Partito democratico (sottoscritta anche dalla consigliera del gruppo misto Art.1-Mdp Serena Spinelli), Sì-Toscana a sinistra (firmata anche dalla consigliera del gruppo misto-Tpt, Monica Pecori) e Movimento 5 stelle. Respinta una proposta di risoluzione presentata dalla Lega.

L’aula ha approvato anche la mozione presentata da Monica Pecori (gruppo misto/Tpt), emendata dal consigliere Pd, Francesco Gazzetti, per impegnare la Giunta a “riferire con urgenza i dettagli del progetto bioraffineria Eni e del nuovo impianto di trattamento rifiuti della Piana fiorentina”, che fornirà il combustibile solido secondario. L’esecutivo regionale dovrà anche avere “particolare riguardo ai processi partecipativi e all’impatto sulla salute di persone e ambiente”.

Articolata e suddivisa per temi di interesse, la risoluzione della maggioranza impegna la Giunta sul fronte legislativo, partecipativo e impiantistico. Nello specifico, la Giunta è chiamata a confermare la scelta dell’Ato unico e a “sancire il principio di equa distribuzione delle responsabilità che assicuri la chiusura del ciclo all’interno degli attuali tre ambiti ottimali”; a “prevedere che la nuova autorità di regolazione della governance provveda alla predisposizione di criteri di assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani uniformi per tutto il territorio”.

Massima attenzione è riservata ai territori di Livorno e Collesalvetti, tanto che la Regione è chiamata a “attivare un protocollo d’intesa con gli enti locali per valorizzare l’ambiente, migliorare la qualità di vita dei residenti, incrementare i livelli occupazionali”. Si chiede inoltre il superamento della discarica di Limoncino e da subito, vista la programmata chiusura del termovalorizzatore di Picchianti, l’avvio di un percorso che assicuri “sostenibilità economica, sbocco alternativo dei flussi e salvaguardia dei livelli occupazionali”.

Sulla bioraffineria Eni, la risoluzione Pd chiede un “incontro tra soggetto industriale e commissione consiliare competente” per “assumere tutti gli elementi utili alla valutazione del progetto”. Si ritiene inoltre importante “avviare il più ampio confronto in Consiglio” per verificare “compatibilità ambientale, affidabilità a lungo periodo, provenienza del materiale in ingresso, prezzi di accesso e garanzie di funzionamento nel tempo”.

Entro tre mesi, si dovrà procedere alla “riformulazione integrale della legge regionale in materia”. Parallelamente dovranno essere finanziate campagne di comunicazione, educazione, informazione e sensibilizzazione su raccolta differenziata e riciclo, ma anche stimolare il passaggio ad un sistema di tariffazione puntuale come altro step di sensibilizzazione dei cittadini. Il management della Regione dovrà essere aggiornato dal punto di vista formativo per creare profili specializzati su risparmio idrico ed energetico, sostenibilità ambientale.

La Giunta dovrà inoltre confermare, nella prossima variante al Prb (Piano regionale rifiuti e bonifiche), la previsione di chiusura nel 2023 dell’impianto di termovalorizzazione di Montale, indicando lo sbocco alternativo dei flussi. Infine e per integrare il capitolo tavoli sui principali distretti regionali (attualmente carta, tessile e cuoio), il gruppo Pd in Consiglio spinge per ampliare ad altre produzioni regionali.

La risoluzione del Movimento 5 stelle ritiene prioritaria la ridefinizione di un nuovo modello di governance” attraverso il “confronto con i territori”. Sul dimensionamento degli Ato, si auspica un “approccio tecnico scientifico, multidimensionale e multidisciplinare”. La risoluzione, definita un “riassunto” di quanto già contenuto nella relazione finale dei lavori della commissione d’inchiesta sulle discariche sotto sequestro e ciclo dei rifiuti in Toscana, dal capogruppo Pd Leonardo Marras, ha ottenuto il voto favorevole del Partito democratico, per “onestà intellettuale” ha spiegato Marras.

Il documento presentato da Sì-Toscana a sinistra impegna la Giunta a sostenere e valorizzare eccellenze quali la Revet, così come prospettive di sviluppo industriale quali quelle del progetto Life Eco-pulpast nel distretto cartario. Tommaso Fattori, Paolo Sarti e Monica Pecori chiedono anche la previsione di obiettivi di raccolta differenziata “più ambiziosi” tali da “anticipare quello dell’80 per cento al 2025”.

La proposta di risoluzione della Lega, respinta dal Consiglio, chiedeva un nuovo Piano rifiuti con obiettivi di riciclaggio al 55 per cento nel 2025, 60 nel 2030 e 65 per cento entro il 2035, un recupero energetico del 27 per cento e uno smaltimento in discarica dell’8 per cento. Nelle intenzioni del gruppo, anche quella di “lasciare ai singoli ambiti e ai comuni, la decisione della forma di raccolta purché in armonia con la pianificazione impiantistica di ambito. Hanno motivato il voto contrario, il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra Tommaso Fattori, che ha definito la risoluzione “preistorica” e il capogruppo del Partito democratico, Leonardo Marras, secondo il quale “ci riporta indietro nel tempo”. Ha invece votato a favore e il consigliere Paolo Marcheschi (Fdi).

Il dibattito in Consiglio regionale

Si è tenuto questa mattina, il dibattito in Consiglio regionale dopo la comunicazione della Giunta su “La nuova politica sui rifiuti in Toscana in una logica di economia circolare”.

“La svolta ambientale annunciata dal presidente Rossi già da più di un anno si comincia a intravedere. La vera svolta non è bruciare, ma gassificare”. Ha aperto così il suo intervento Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia), che ha definito la comunicazione resa dall’assessore regionale Federica Fratoni come la “continuità assoluta con una serie di errori già fatti che ci ha portato ad una carenza di impianti”, e tra questi errori ha indicato la “spinta alla quantità di raccolta differenziata invece che alla qualità della differenziata”. La svolta ambientale annunciata dalla Giunta, per il consigliere di opposizione “fa un po’ sorridere”, altro non è che una “serie di ovvietà peraltro già note”. Sul progetto di bioraffineria di Eni: “Non sono contrario alla tecnologia e all’innovazione, ma vorrei capire i costi di un impianto così imponente che dovrà essere alimentato sempre. La politica si piega a un progetto sperimentale, prima di piegarci agli interessi di una multinazionale, vorrei saperne molto di più e avere garanzie che i soldi pubblici vengano investiti non in una scommessa, ma in una tecnologia che funziona e dà delle risposte”, ha proseguito Marcheschi. E, ha concluso, “se Eni vuole fare della Toscana un polo avanzato, non credo si accontenterà di un solo impianto”.

Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt) ha rilevato che “nella comunicazione si fa riferimento solo ai rifiuti urbani, che però rappresentano solo un sesto di quelli prodotti, mentre sarebbe bene prendere in considerazione anche gli altri tipi, a partire dai rifiuti provenienti dalla depurazione delle acque reflue”. Inoltre “si ammette che l’obiettivo per il recupero dei rifiuti non sarà raggiunto, quando alcuni Comuni lo hanno superato; si tratta dunque di insistere attuando le politiche giuste, e di impedire che ogni gestore applichi i suoi metodi fantasiosi di raccolta differenziata”. Infine Pecori ha insistito sulla necessità di dare conto anche dei rifiuti speciali prodotti dai grandi distretti, “altrimenti è impossibile parlare seriamente di economia circolare. Se non si conoscono nemmeno le cifre, il ciclo non può essere garantito”.

Secondo Elisa Montemagni (Lega) “è stata fatta un bel po’ di confusione. Per noi si può parlare di vittoria quando i territori possono decidere, non quando si impongono loro le strategie da seguire. In realtà si continuano a proporre politiche che non sono risolutive”. Riguardo all’impianto proposto da Eni, per la consigliera “non è chiaro che cosa farci. Si tratta di un impianto sperimentale e non è saggio basare una strategia su un’operazione che non si sa nemmeno se, quanto e come funzionerà”. “L’obiettivo deve essere quello di mandare meno roba in discarica – ha proseguito Montemagni – non quello di abbattere i termovalorizzatori, che presentano pochi rischi per l’ambiente. L’esempio da seguire, perché è il migliore in assoluto, è quello del Veneto”.

Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) ha dichiarato di “concordare al 95 per cento con la proposta di risoluzione presentata dal Pd, molto meno con la comunicazione della Giunta, che annuncia una svolta di Pirro”. “Si propone infatti – ha proseguito il capogruppo – di inaugurare una stagione di impianti di bio-raffineria o gassificatori, che comunque prevedono che i rifiuti debbano essere bruciati. E questo è l’esatto contrario rispetto alla filosofia di base dell’economia circolare, che invece stabilisce che nulla debba essere distrutto, ma che tutto vada riutilizzato”. Per quanto riguarda Case Passerini “è un traguardo storico, ma per il resto assistiamo solo a un mezzo passo in avanti”. È grave, per Fattori, che “non si faccia accenno alla necessità di sostenere l’innovazione tecnologica, che produce esempi molto interessanti, come l’impianto a Treviso che tratta i pannolini, o il riciclo dei rifiuti Raee”. Grave, infine, che “non si provi a fare uno scatto per raggiungere in pochi anni quota 80 per cento di raccolta differenziata e la si rimandi al 2030. La tariffazione puntuale in questo senso è un ottimo acceleratore”.

Ilaria Giovannetti (Pd) ha espresso apprezzamento per la politica annunciata dalla Giunta regionale e ha voluto sottolineare la preoccupazione del territorio da cui proviene “riguardo agli scarti delle cartiere”. “Realizzare un impianto per trattarli è una soluzione che preoccupa tutti, sia per il traffico che si creerebbe che per la qualità dell’aria”. “Il Consiglio regionale – ha ricordato Giovannetti – ha già detto no all’ipotesi di un impianto a Fornaci di Barga. Non è una soluzione al problema, mentre è importante avviare un tavolo di confronto per cercare la strategia migliore”.

“Noi condividiamo il contenuto della comunicazione e l’idea di vedere nei rifiuti una risorsa da valorizzare” ha detto Monia Monni (Pd). Per questo, ha spiegato, il gruppo Pd ha presentato una proposta di risoluzione in cui vengono avanzate una serie di proposte concrete e puntuali. Tra le proposte quella di “ridisegnare la governance dei rifiuti, in modo da portare a livello regionale la pianificazione e di rafforzare il ruolo degli enti locali sulla scelta e la gestione del servizio, esattamente come succede in Veneto”. Ancora, la necessità di “adottare una nuova legge quadro in materia, per adeguare il sistema alle numerose novità che sono intercorse negli ultimi anni”; di “convocare un tavolo per la produzione ecocompatibile, vero snodo per l’economia circolare”; di “investire sulla formazione”. Secondo la consigliera, inoltre, si deve puntare a “misurare, oltre il tasso di raccolta differenziata, quello di riciclo effettivo, altrimenti non si ha un quadro reale della situazione” e a “programmare un centro regionale del riciclo, per investire su progetti in un settore in continua evoluzione”. Infine, riguardo alla bioraffineria, Monni ha affermato che il Pd “sostiene le posizioni dei sindaci di Livorno e di Collesalvetti; c’è interesse per un’operazione che deve però garantire la salvaguardia ambientale, dell’occupazione e l’efficacia, nell’ottica della nascita di una filiera”.

“Far diventare il rifiuto una risorsa, non solo è una prospettiva di vita poiché l’incidenza della qualità ambientale sulla qualità della salute è imprescindibile ma è anche la base dello sviluppo economico di questa Regione; si può produrre lavoro di buona qualità con innovazione e ricerca”. Così la consigliera regionale Serena Spinelli (gruppo misto-Art.1/Mdp) inizia il suo intervento in Aula sulla comunicazione della Giunta regionale su “La nuova politica sui rifiuti in Toscana in una logica di economia circolare”.

La consigliera invita a “capire nell’interesse dei cittadini quali siano i meccanismi di avvicinamento perché una serie di aspetti possono convergere e quali sono i percorsi per non produrre né inquinamento né perdita di materia”. L’auspicio per Spinelli è che “la Toscana provi ad essere un modello”. “Siamo di fronte ad un percorso complicato che deve mettere insieme competenze diverse”. Spinelli, infine, esprime soddisfazione per la chiusura dell’impianto di Case Passerini.

Inizia con alcuni numeri sull’economia circolare l’intervento di Giacomo Giannarelli (M5S) che ricorda “un fatturato di circa 88 miliardi con 400mila occupati in tutta Italia”. “Sono dati che ci spingono a leggere il tema dei rifiuti anche sotto l’aspetto economico, non solo quello della tutela dell’ambiente”. Il consigliere ha evidenziato le mancanze della Giunta di fronte ad un piano regionale in scadenza. “La nostra paura - ha detto - è che il realismo lasci spazio all’irrazionalità della campagna elettorale o alla fiducia estrema in soggetti come Eni”. “Chiedo passaggi concreti, risposte certe”. Giannarelli contesta da un lato al presidente Rossi di “aver sottoscritto l’accordo di programma per Livorno solo con il responsabile marketing di Eni e non con l’amministratore delegato” e dall’altro “l’impostazione della comunicazione dal punto di vista metodologico e scientifico”. “Il problema – spiega - non è nella capacità di riciclo perché la tecnologia permette di riciclare ‘qualsiasi cosa’ ma è che manca il mercato; questo andrebbe aiutato con una domanda pubblica”.

Stefano Baccelli (Pd) sottolinea la necessità di una pianificazione regionale e di rafforzamento del ruolo degli enti locali per una migliore organizzazione del servizio. “Per la raccolta differenziata quei comuni eccellenza – afferma il consigliere - devono diventare non il traino ma la media della Regione”. “Vista la prospettiva più importante - continua Baccelli - quella cioè di superare la legge 25/1998 (Norme per la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati), credo che occorrano chiarimenti linguistici su almeno tre perimetri: quello dell’economia circolare e lineare; quello tra i rifiuti solidi urbani e speciali e il compito della Regione sui rifiuti solidi urbani e sugli speciali. Infine, dobbiamo chiarirci cosa intendiamo per ruolo politico amministrativo della Regione ed etico”. “La Regione – conclude Baccelli - ha il dovere, non solo di svolgere un ruolo di pianificazione sui rifiuti solidi urbani ma anche di fare proposte e accompagnare i territori e le aziende verso le varie opportunità rispetto all’economia circolare e ai rifiuti speciali. Credo in una Regione che accompagna e ascolta i territori, non che impone.”

“I territori di Livorno e Collesalvetti hanno bisogno di un ascolto forte – afferma Francesco Gazzetti (Pd) – e occorre capire bene in cosa consista il progetto di bioraffineria”. Il consigliere si sofferma, in particolare su quella parte della risoluzione Pd che riguarda il “patto per Livorno e Collesalvetti”, “un protocollo d’intesa con le amministrazioni comunali finalizzato ad individuare e realizzare tutti gli interventi utili alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente, all’incremento dei livelli occupazionali e al miglioramento della qualità della vita dei residenti nel territorio”. Nell’atto si chiede “che vengano messe in “campo tutte le azioni per il superamento e la chiusura della discarica di Limoncino” e “che vengano avviate, in relazione alla programmata chiusura del termovalorizzatore di Picchianti, un percorso in sinergia con l’amministrazione comunale che ne assicuri la sostenibilità economica, salvaguardi i livelli occupazionali e indichi lo sbocco alternativo dei flussi”. Infine, si chiede “un piano di monitoraggio da presentare alle commissioni consiliari competenti sullo stato di avanzamento di queste misure”.

Dopo aver espresso condivisione per il concetto di economia circolare, la raccolta differenziata spinta e la conclusione del ciclo non attraverso discarica ma con impianto, Maurizio Marchetti afferma: “le mie considerazioni si basano sul fatto che ogni volta che si parla di rifiuti si alza l’asticella della percentuale della differenziata”. Il capogruppo di Forza Italia ricorda che “la Toscana è riuscita a raggiungere circa il 53 per cento, con aree come l’Ato Sud che non arrivano al 40 per cento” nonostante questo la “Giunta rilancia e mira al 75 per cento nel 2025 e ipotizza l’80 per cento nel 2030. Sono dati eufemistici, ci si illude, è una previsione a dir poco ottimistica”. Marchetti evidenzia come nella comunicazione si parli del “rifiuto/risorsa definito oggi come giacimento, come qualcosa di nuovo. Questo è un concetto che altre Regioni e Paesi hanno scoperto già da anni, noi siamo indietro”. Infine, Marchetti si sofferma sui tavoli di filiera “dopo decine di anni in cui gli imprenditori del cartario, del tessile e del cuoio aspettano delle risposte, la Regione cosa propone? I tavoli di filiera arrivano troppo tardi, non siamo in linea con i tempi”.

“Alla fine di tutto, anche di fronte a posizioni ‘filosofiche’ che credono che l’economia circolare sia in grado di risolvere tutto, dobbiamo gestire il problema, restare vigili, controllare i costi, rispettare l’ambiente”. È la posizione del consigliere Pd Paolo Bambagioni che definisce la comunicazione della Giunta regionale sulla nuova politica dei rifiuti in Toscana un documento “importante, atteso, che fissa alcuni elementi”. In attesa di quelle che il consigliere ha definito “prospettive ideali, siamo chiamati a dare risposte concrete oggi”. A cominciare da “come si intende gestire eventuali situazioni emergenziali da qui al 2030”. “Inefficienze e mancate scelte si ripercuotono sui cittadini”, avverte Bambagioni che sulla governance parla di “avversione culturale. Non si vivono gli impianti come opportunità. Si auspica l’autosufficienza, ma oggi la realtà è diversa se una quota di rifiuti sono portati fuori regione. La Regione – continua citando la comunicazione – considera l’organizzazione e la gestione attuali buone, ma fa intuire che ci sono ampi margini di miglioramento. Come si intende procedere e in che tempi, saranno temi da affrontare nel prossimo Piano”, conclude.

“Dobbiamo realizzare davvero la nostra idea di economia circolare”, dichiara la vicepresidente del Consiglio Lucia De Robertis che nel suo intervento avanza una richiesta esplicita: aprire un tavolo anche sul distretto orafo. “Nella provincia di Arezzo – ricorda – questo settore interessa oltre mille e 200 aziende e 8mila operatori. A livello nazionale, il comparto esprime il 30 per cento del fatturato”. Numeri che evidentemente non possono lasciare indifferenti e sui quali De Robertis auspica un interessamento da parte della Regione. “Le nostre aziende lavorano migliaia di tonnellate di rifiuti che con tecnologie avanzate riescono a recuperare”, chiarisce.

La strategia della Giunta “consente di guardare al tema dei rifiuti con una visione organica”, secondo il capogruppo Pd Leonardo Marras. “Si traccia una cornice di quello che accadrà. Intanto stiamo imboccando una strada molto chiara: il ciclo dei rifiuti si chiude con un prodotto e questo è straordinario”, dichiara ancora il capogruppo. Sui tavoli di distretto, per Marras, “La Regione è impegnata a fare qualcosa che non le compete”, poi parla di raccolta differenziata: “Non sarei così timido. Non è impossibile raggiungere buoni obiettivi”. Ricordando poi le linee tracciate a livello comunitario, ricorda che nel 2030 il “14 per cento della benzina dovrà essere prodotto da biocarburante. L’industria italiana che sta in questo settore deve attrezzarsi per non restare fuori gioco – dice Marras –. La Toscana non può tirarsene indietro”.

“Quello che proponiamo è un cambio profondo di paradigma, una strategia nuova e in linea con l’Europa”, dichiara l’assessore regionale all’Ambiente, Federica Fratoni, in chiusura di dibattito. Ribatte a quanti hanno rilevato che ci si arriva a fine legislatura: “Il tempo non è stato perso e non è passato invano. Vale per noi come per le altre Regioni”, dichiara ricordando che è del 2015, e quindi a inizio di legislatura, il pacchetto comunitario che fissa, tra l’altro, la percentuale di biocarburante da produrre. “Il sistema rifiuti è molto articolato. Le leve del sistema stanno in mano a tanti soggetti, ma una cosa è certa: l’ambiente, se tradotto nella sostenibilità, è un grande volano di sviluppo”.


Gli altri temi della giornata

Gsk Vaccines, chieste garanzie su livelli occupazionali

“Rendere chiare e trasparenti le prospettive del sito Gsk di Siena e Rosia, fornendo garanzie sul futuro dello stabilimento in termini di produzioni e investimenti, sui livelli occupazionali e sul rispetto degli accordi sindacali”. È quanto prevede la mozione approvata dall’aula e sottoscritta da Serena Spinelli (gruppo misto Art.1-Mdp), Simone Bezzini e Stefano Scaramelli (Pd), che impegna la Giunta a “mettere in campo ogni azione di propria competenza, con il coinvolgimento di tutti gli attori e delle organizzazioni sindacali, per intraprendere un confronto con l’azienda, ai fini di rispondere alle istanze dei lavoratori”.

L’atto ricostruisce in narrativa le vicende relative alla Gsk Vaccines, la società del gruppo Gsk in Italia interamente dedicata ai vaccini. A Siena e nella vicina Rosia, dove sono impiegati circa 2mila dipendenti, si trovano un centro di ricerca e sviluppo globale – uno dei tre centri mondiali dell’azienda insieme a Rixensart in Belgio e a Rockville negli stati Uniti – e uno stabilimento produttivo.

Gsk di Siena è proprietaria del sito di Siena e di Rosia dopo l’acquisizione di tutta la divisione vaccini di Novartis. Dopo questa acquisizione, “in maniera graduale il sito senese ha smesso di produrre vaccini anti influenzali, lasciando la produzione di soli tre prodotti”. In più, “l’azienda ha deciso di avviare la produzione di questi vaccini, prodotti in esclusiva a Siena, anche presso altri stabilimenti in Francia e in Belgio”.

Secondo quanto riportato dalle Rsu sindacali, argomenta la mozione, “gli occupati di Gsk sono diminuiti, tra il 2016 e il 2018 di 325 unità, un calo che sta proseguendo nei primi sei mesi del 2019”. L’ultimo caso riguarda cinque dipendenti, alcuni dei quali in forza da 10 anni all’azienda, assunti da agenzia interinale e tempo indeterminato e “licenziati senza alcun preavviso perché non avrebbero soddisfatto gli obiettivi”. Dopo questi ultimi licenziamenti, il 16 luglio si è tenuto uno sciopero di due ore per ciascun turno, ed è stata presentata interrogazione parlamentare.

La mozione esprime solidarietà verso i lavoratori licenziati e verso i lavoratori e le organizzazioni sindacali che “rivendicano chiarezza sul futuro del sito e del centro di ricerca dello stabilimento senese, nel rispetto degli accordi sindacali sottoscritti dall’azienda”.

“La Giunta si impegni a intraprendere un confronto con l’azienda per sostenere i lavoratori e il rispetto degli accordi sindacali. Occorre inoltre chiedere di fare chiarezza sulle prospettive occupazionali e produttive di Gsk in Toscana, che a Siena e Rosia impiega oltre 2000 lavoratori”. – dichiara la consigliera Serena Spinelli, prima firmataria della mozione approvata oggi dal Consiglio regionale della Toscana in merito al calo dei livelli occupazionali e agli ultimi licenziamenti nel sito Gsk Vaccines di Siena e Rosia, sottoscritta anche dai consiglieri PD dell’area senese Simone Bezzini e Stefano Scaramelli.

“Gsk aveva annunciato nel dicembre 2018, in accordo con i sindacati, l'assunzione di 40 nuovi dipendenti nel settore farmaceutico e la stabilizzazione di 100 interinali. A distanza di pochi mesi giungono invece voci di chiusura di linea di produzione e di mantenimento dei soli dipendenti a tempo indeterminato” – aggiunge Serena Spinelli.

Secondo quanto riportato dalle Rsu sindacali gli occupati sono diminuiti, tra il 2016 e il 2018, di 325 unità e il calo è proseguito nei primi sei mesi del 2019. I lavoratori si interrogano ora non solo sul rispetto degli accordi siglati, ma sul futuro degli stabilimenti. Anche in considerazione del fatto che Gsk Vaccines, ha smesso di produrre in Toscana i vaccini anti influenzali, lasciandovi la produzione di soli tre vaccini, e nemmeno più in via esclusiva.

L'ultimo caso di licenziamento è recente e riguarda cinque lavoratori, alcuni dei quali in forza all’azienda da dieci anni, licenziati senza alcun preavviso perché non avrebbero soddisfatto gli obiettivi. I lavoratori lamentano di non aver mai ricevuto degli obiettivi precisi né di aver mai potuto discutere i risultati con il manager. Dopo questi ultimi licenziamenti si è tenuto uno sciopero di due ore per ciascun turno il 16 luglio scorso.

“Crediamo che la Regione Toscana debba intervenire in questa vicenda, visto l'importanza del sito produttivo per il territorio e per l’intera Toscana. Esprimiamo solidarietà verso i licenziati e sostegno all’azione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali. Alla Giunta regionale chiediamo l’impegno a mettere in campo ogni azione di propria competenza, con il coinvolgimento di tutti gli attori e delle organizzazioni sindacali, per intraprendere un confronto con l’azienda. Occorre infatti rendere chiare e trasparenti le prospettive del sito Gsk di Siena e Rosia, fornendo garanzie sul futuro dello stabilimento in termini di produzioni e investimenti, sui livelli occupazionali e sul rispetto degli accordi sindacali” – conclude la consigliera regionale Serena Spinelli.

Bioraffineria Eni di Livorno. Pecori (TPT): "Rossi riferisca urgentemente al Consiglio. Sulla salute dei cittadini non si scherza"

"E’ inammissibile che il Presidente Rossi faccia dichiarazioni a mezzo stampa senza interloquire direttamente con chi, di un progetto così impattante sulla salute e sulla tutela dell’ambiente, dovrà necessariamente farne le spese. Pretendo che entrambi i progetti, quello relativo alla bioraffineria Eni di Livorno e quello del trattamento dei rifiuti della Piana fiorentina che fornirà il Css per il funzionamento della stessa, vengano illustrati nel dettaglio in Consiglio regionale, il luogo deputato a ciò in quanto democraticamente eletto a rappresentare le cittadine e i cittadini toscani".

Questo il commento di Monica Pecori, Consigliera regionale di Toscana per Tutti, firmataria della mozione approvata stamani in Consiglio regionale che chiede al Presidente della Giunta di riferire i dettagli dei progetti stessi.

"Dalla stampa si apprende in maniera confusa la realizzazione di un impianto di bioraffineria, si legge poi dell’esistenza di Intese firmate dalla Regione con ALIA ed i Comuni di Livorno e Collesalvetti in merito a tale progetto, ma gli uffici regionali, da me opportunamente interpellati, non mi hanno potuto fornire alcuna documentazione richiesta”. “ Esistono- prosegue Pecori- strumenti di partecipazione della cittadinanza , previsti per altro da delibere, vista la delicatezza del tema, ma, di tali strumenti, sulla stampa il Presidente non ne fa alcuna menzione” “Ringrazio i colleghi che hanno approvato la mia mozione, passata nonostante l'astensione del Centro Destra. Mi auguro- conclude la Consigliera- che Rossi intervenga urgentemente. Sulla salute dei cittadini non si scherza".

Crisi aziendali: accordo Fimer e Abb, chieste garanzie per lo stabilimento di Terranuova Bracciolini

Salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e la presenza dell’azienda ABB (Asea Brown Boveri), leader nel campo delle industrie digitali, nell’ambito del territorio aretino, dove è presente con lo stabilimento di Terranuova Bracciolini (Ar). E’ quanto si propone la mozione pd approvata dall’aula e sottoscritta da Simone Tartaro, Lucia De Robertis, Alessandra Nardini, Fiammetta Capirossi, Monia Monni.

La mozione impegna la Giunta a ”proseguire nell’opera di monitoraggio e di mediazione tra i vari soggetti coinvolti a seguito dell’accordo siglato per l’acquisizione da parte di FIMER dell’attività relativa agli inverter solari di ABB e che coinvolge direttamente lo stabilimento di Terranuova Bracciolini”.

L’esecutivo regionale deve anche attivarsi presso il Ministero dello sviluppo economico, affinché questo sia “da subito coinvolto in maniera attiva” nell’esame congiunto della situazione, “con la partecipazione delle istituzioni locali, le organizzazioni sindacali e delle proprietà”.

La mozione ricostruisce alcuni passaggi, tra cui quello del 9 luglio 2019 quando, da Zurigo, “ABB e il gruppo italiano FIMER annunciavano con un comunicato congiunto che era stato siglato un accordo per l’acquisizione da parte di FIMER dell’attività relativa agli inverter solari di ABB”, specificando la transazione “migliorerà le prospettive future dell’attività”.

Le conseguenze della vendita del settore degli inverter solari da parte di ABB a FIMER “per lo stabilimento di Terranuova Bracciolini (ex Power One), 550 dipendenti e oltre 800 lavoratori dell’indotto, si sono concretizzate nel passaggio di 400 persone alle dipendenze della FIMER, mentre 150 unità sono rimaste in carico ad ABB solo per la parte di carica batteria”.

Si ricorda anche che in questi anni la Regione è intervenuta a più riprese “per favorire il radicamento delle attività di ABB sul territorio e sostenere gli investimenti da questa effettuati”, visto il ruolo dell’azienda in termini economici, occupazionali e di attività di punta nel campo dell’innovazione e delle tecnologie più avanzate, con riferimento non solo al Valdarno aretino ma all’intero territorio regionale”.

La mozione ricorda infine l’esito dell’incontro promosso dalla Giunta con le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dell’amministrazione comunale di Terranuova Bracciolini, lo scorso 15 luglio, al termine del quale la Regione si impegnava a contattare in tempi brevi i vertici delle aziende ABB e FIMER, per ottenere ragguagli su tempi, permanenza sul territorio e mantenimento dei livelli occupazionali.

Massa, reindustrializzare sito ex Syntech

La vicenda dell’ex Syntech di Massa, azienda che produceva mobili per uffici chiusa dal febbraio 2015, è al centro della mozione approvata dall’aula sottoscritta da Sì-Toscana a sinistra e Monica Pecori (gruppo misto-Tpt), che oggi chiede “un piano aggiornato volto alla reindustrializzazione del sito attualmente dismesso”. L’atto ricostruisce i fatti che, all’epoca, coinvolsero le sorti di 43 lavoratori allora impiegati.

Richiamando il Protocollo che nel febbraio 2015 fu redatto tra Regione Toscana, Comune di Massa e parti sociali, con diverse clausole vincolanti per la futura gestione dell’area, la mozione impegna la Giunta regionale ad adoperarsi “per favorire la riapertura di un tavolo di trattativa con tutte le parti interessate – realtà imprenditoriali dichiaratesi disponibili, istituzioni locali e organizzazioni sindacali –”, con il fine di “predisporre un piano aggiornato rivolto alla reindustrializzazione del sito ex Syntech”.

L’atto ricostruisce in narrativa alcune occasioni di possibili investimenti da parte di realtà industriali che avevano manifestato interesse, poi sfumate. Tra queste, la mozione cita Baker and Hugs e General Electric, per un investimento nel settore della manutenzione delle turbine avio; e l’imprenditore Rappelli per conto di Metalcromo, per la produzione e la cromatura di componenti per auto legati a marche di prestigio.

“Se davvero si riapre la possibilità di dare nuova vita produttiva alla ex Syntech di Massa, come parrebbe delle indiscrezioni che riguardano Baker and Hughs e General Electric, è necessario il massimo impegno di tutti per rendere questa possibilità concreta. I proprietari del capannone devono chiarire da che parte stanno, se quella della rendita o quella del lavoro”, affermano Tommaso Fattori e Paolo Sarti, consiglieri regionali di Sì Toscana a Sinistra.

“Il sito, attualmente dismesso, può e deve essere reindustrializzato”, continuano Fattori e Sarti. “Che Baker and Hughes e General Electric siano intenzionate ad un investimento per la manutenzione delle turbine Avio è una notizia che giustamente ha riscaldato i cuori dei lavoratori, una ventina dei quali si sono detti disponibili a tornare operativi, dopo anni di lavori precari e discontinui in un’area della nostra regione che purtroppo offre poche occasioni di lavoro stabile e di qualità”.

“C’è un protocollo del febbraio 2015 che parla chiaro ma che è rimasto chiuso in un cassetto. In questo documento, Regione, Comune di Massa e parti sociali prevedono clausole vincolanti per le future gestioni dell'area: la creazione di una cabina di regina formata da istituzioni e sindacato per la reindustrializzazione del capannone, l'impossibilità di lottizzare la struttura e l'obbligo per chiunque desideri acquistare lo stabilimento di assumere le ex maestranze Syntech. Le macchine e gli impianti all'interno del capannone non ci sono più, ma non si ripartirebbe da zero. Tra l’altro è in funzione il maxi impianto fotovoltaico sul tetto che genera centinaia di migliaia di euro di corrente elettrica all’anno, ma sotto quel tetto si deve poter tornare a lavorare”, continuano Fattori e Sarti.

“Massa, negli anni della crisi, ha pagato la chiusura di varie attività e il ridimensionamento, non ancora risolto, di importanti realtà produttive come la Rational e la Eaton. Riprendere la produzione all’interno della ex Syntech permetterebbe di dare finalmente una risposta alle speranze delle famiglie dei tanti lavoratori rimasti senza occupazione, dopo la chiusura della Syntech. Ciascuno faccia la propria parte”, concludono Fattori e Sarti.

Chiusura E45, misure urgenti per aziende danneggiate con accesso sulla Porrettana

L’aula ha approvato all’unanimità il sostegno finanziario alle attività economiche e produttive con sede e accesso diretto sulla strada statale 64 Porrettana, tra i comuni di Sambuca Pistoiese e Pistoia, così modificando la normativa regionale (l.r.13/2019) che prevede un sostegno finanziario alle aziende danneggiate dalla chiusura della viabilità E45 in corrispondenza del viadotto “Il Puleto”. Approvato anche un emendamento pd, a firma di Anselmi, Marco Niccolai e Massimo Baldi, che sposta a settembre il termine di scadenza entro cui l’amministrazione comunale può presentare domanda di contributo per conto delle attività danneggiate dall’interruzione.

L’aula - su proposta della Commissione sviluppo economico - ha approvato all’unanimità anche una risoluzione collegata che impegna la Giunta regionale a “valutare l’opportunità” di una disciplina organica e di carattere generale relativa a interventi straordinari a supporto di attività economiche, derivanti dalla chiusura della viabilità.

La legge è stata illustrata da Gianni Anselmi (Pd), presidente della seconda Commissione, che ha spiegato come le nuove norme intervengano per estendere il sostegno finanziario a carattere straordinario anche in favore di ulteriori attività, danneggiate dall’interruzione di questa arteria viaria il 2 febbraio 2019 a causa di una frana in località Pavana, nel Comune di Sambuca Pistoiese. La frana, che ha interrotto la principale alternativa all’autostrada tra Bologna e Firenze, si è verificata a seguito delle avverse condizioni meteorologiche, in conseguenza delle quali c’è stata l’emergenza regionale.

Il sostegno economico è determinato sulla base del decremento del fatturato subito nel periodo intercorrente tra il 2 febbraio 2019 e la data di totale riapertura della strada, e in ogni caso non oltre la data del 30 settembre 2019, rispetto al valore mediano del corrispondente periodo del triennio 2016-2018. L'importo già previsto quale tetto massimo di spesa per il 2019 è di 300mila euro, già stanziati nell’ambito della l.r.13/2019.

La Giunta regionale, con deliberazione da adottarsi entro sette giorni dalla data di entrata in vigore della legge, dettaglierà le modalità di determinazione del sostegno finanziario e la disciplina relativa alla presentazione delle domande, all’istruttoria delle stesse e alla relativa erogazione delle somme riconosciute.

Marco Niccolai (Pd) ha illustrato la proposta di risoluzione e ha chiarito: “Come Consiglio chiediamo un’iniziativa di tipo più generale, visto il ripetersi di questi eventi. Ma c’è un fatto ineludibile:queste situazioni non possono essere solo a carico della Regione, delle province o dei comuni, ci deve essere anche un intervento da parte dello Stato”. Di qui “l’appello ai colleghi dei partiti che sostengono il governo nazionale” affinchè, “in generale”, si intervenga su aspetti, come la tassazione, che sono di competenza centrale.

Francesco Gazzetti (Pd) ha posto l’accento su situazioni che si ripetono spesso sul territorio regionale, con modifiche della viabilità e “con il rischio di ricadute su alcuni settori o categorie economiche”. Di qui l’auspicio che, grazie alla risoluzione, vi sia una visione più ampia, che permetta un’attenzione, ad esempio, alla situazione che si è creata “per l’Aurelia all’altezza del Romito”. Situazioni che vengono incontro a esigenze della collettività non si possono scaricare su determinate attività produttive.

Irene Galletti (M5S) ha affermato che “le condizioni in cui versano le infrastrutture, non soltanto regionali ma anche statali, non sono certo tali dal 4 marzo 2018. Se si è arrivati questa situazione è perché negli anni è mancata una manutenzione ordinaria e straordinaria”. “Immagino che nessun governo possa nell’arco di un anno o poco più porre rimedio”, ha aggiunto. “Raccolgo volentieri l’impegno” ha detto Galletti rivolta ai banchi di maggioranza ricordando “che abbiamo anche amministrazioni del Pd”. La consigliera ha posto un esempio che riguarda il territorio da cui proviene: “Solo nella provincia di Pisa ci sono circa 400 ponti, la maggior parte costruita negli anni ’50 e 60; quasi tutti sono stati privi per decenni di una necessaria manutenzione”. “Mancanze che non sono certo di questo governo – ha commentato -: pensare che possano essere magicamente risolte da questo governo, è strumentalizzazione”.

Notizie correlate



Tutte le notizie di Toscana

<< Indietro

ISCRIVITI alla newsletter quotidiana di gonews.it

Ogni giorno alle 19 le notizie più importanti

torna a inizio pagina