Un salto nella storia del Festival del Pensiero Popolare: il ricordo della statua dell'artista Giulio Greco

Si sta per aprire l’undicesima edizione del Festival del Pensiero Popolare di San Miniato, il Palio di San Rocco Pellegrino, per la prima volta diretto da Francesco Mugnari e dall’associazione Teatro Tra i Binari, ma i segni della storia di questa festa continuano con forza ad essere presenti, a mostrarsi nel loro percorso d’arte.

Stiamo pensando ad esempio alla singolare statua di San Rocco realizzata nel 2013 da Giulio Greco, un artista che non ha mai disdegnato di sporcarsi le mani con il teatro e con un lavoro più aperto alla comunità, in particolare realizzando una serie di elementi – i cosiddetti “ripiegabili” – che da un’altezza iniziale di pochi centimetri possono diventare, dopo essere stati allungati con uno o più fili, di una dimensione considerevole, fino a parecchi metri.

La realizzazione di questi elementi, che costituiscono grandi figure di notevole effetto scenico, è fatta con stoffe ricamate e cucite insieme, a partire da una tecnica ampiamente sperimentata da Greco, apprezzata da tanti critici importanti, primo fra tutti Giovanni Testori che qualche anno prima di morire volle visitare il laboratorio di Giulio, il suo antro di mago, dal quale potevano uscire le sue straordinarie opere.

Del resto anche queste opere erano, in quegli anni, ripiegabili, avvolte nelle piccole dimensioni di un involucro magico, che poteva – con grande stupore dello spettatore occasionale – diventare elemento di eccezionale potenza. Pensiamo, tra centinaia di esempi che si potrebbero fare, alla collaborazione per lo spettacolo “Chiara, Ortolana e Agnese”, un progetto su santa Chiara, che inseriva la santa nella contemporaneità, sia a livello scenico che testuale.

In quella occasione Greco estese il suo lavoro ad un intenso viaggio d’arte, tutto giocato sui tessuti di Chiara, quelli stessi tessuti con cui la “sorella” di Francesco si vestiva e realizzava gli abiti che ancora le monache di Assisi conservano.

Quasi che l’artista ne fosse in qualche modo ispirato o forse posseduto. Ecco dunque una serie di elementi di meravigliosa poesia, dove si avverte la sensibilità dell’artista, la sua lettura mistica del percorso espressivo: negli strappi e nelle cuciture, nelle ferite, anche in quelle non più aperte, risanate, che percorrono l’opera e che tante volte l’avrebbero ispirato.

Questo è il caso anche di San Rocco, un santo veneratissimo nel sud d’Italia (Greco è originario del Cilento, è nato a Caselle in Pittari nel 1949), dunque anche nelle corde del nostro pittore, che ne ha restituito una dimensione spirituale, senza dimenticarsi però del teatro. Costruendo cioè, anche stavolta, una vera macchina scenica.

Dunque la statua ha una serie di caratteristiche che la rendono unica, potrebbe assomigliare anche ad un enorme burattino, posta com’è sopra un grande carrello munito di ruote, con gli occhi che si possono illuminare, le braccia che si muovono, comandate tramite lunghi bastoni e una serie di altri elementi che nella quotidianità la rendono anche un po’ inquietante, ma che la fanno assomigliare ad alcune figure che a sud vengono usate nelle processioni in genere legate alla Passione di Cristo, santi nei quali si usa la cartapesta e non il marmo, la stoffa e qualcosa che comunque alleggerisce le statue e rende possibile portarle nei cortei sacri, farne appunto un elemento scenico di un teatro del sacro che potrebbe anche sconfinare nel cattivo gusto, ma che è soprattutto vicino ai culti pagani, semplicemente riscritti nel credo cristiano.

Così la nostra statua di San Rocco, fino dall’epoca della sua costruzione, è stata per diversi anni ospitata nell’Oratorio intitolato al santo, in piazza Buonaparte a San Miniato, questo almeno fino a che questo importante manufatto d’arte non è stato estromesso dallo spazio sacro, per motivi che qui non interessano.

Da allora è conservato in uno studio privato dal quale stamattina è uscito per salutare la festa imminente, dal 10 al 16 agosto, quando San Rocco, insieme ad altri elementi storici, come l’enorme Buttafumo – un Botafumeiro analogo a quello di Santiago di Compostela – tornerà ad essere applaudito dal grande pubblico della festa.

 

di Andrea mancini



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