Moria di cefali, colpa di un pescatore: si era liberato a largo dell'invenduto

Dopo il ritrovamento di un ingente quantitativo di cefali morti nello specchio acqueo antistante la spiaggia della Darsena di Viareggio avvenuto nel pomeriggio di ieri, 10 agosto, la Capitaneria di porto di Viareggio si è subito attivata, con ARPAT ed il Servizio Veterinario dell’ASL 12 “Versilia”, per analizzare le cause del fenomeno.

Tuttavia, pur non tralasciando la necessità di effettuare le dovute analisi chimiche e microbiologiche, i militari hanno da subito avuto il sospetto che le cause fossero da ricercare in qualcosa di più semplice e diretto: ossia l'uomo. Ed infatti, con tenacia e intuito investigativo sono risaliti alle cause ed al responsabile: è stato appurato, grazie anche all’utilizzo delle telecamere installate in ambito portuale, che un pescatore professionista si era semplicemente liberato del pescato gettandolo nelle acque dell’avamporto. Il pescatore, sentito dai militari, ha confermato l’episodio dichiarando di essere rientrato dalla battuta di pesca con un ingente quantitativo di cefali, che ha in parte venduto; la parte di prodotto rimasto invenduto, circa 20 Kg, veniva rigettato in mare. Le correnti hanno fatto si, poi, che il prodotto ittico venisse ritrovato sulla battigia.

È stato quindi necessario deferire all'Autorità giudiziaria il pescatore per l'illecito comportamento, risolvendo così in breve tempo un caso che rischiava di allarmare la Comunità viareggina ed i tanti turisti che frequentano in questi giorni le nostre spiagge: nessun inquinamento strano del mare, ma solo la stupidità di chi avrebbe voluto usare il mare come naturale smaltimento di pesci morti, senza pensare alle conseguenze che tale azione, oltre ad essere vietata in se, avrebbe avuto a livello di allarme sociale.

 



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