Sanità Toscana, Valiani (SI): "Riaffermare modello dove privato supporta e non sostituisce"

"Nei giorni scorsi, in Toscana (ometto luogo e nomi...) una persona da me conosciuta ha avuto un ictus. Nel giro di pochissimo tempo è intervenuto il servizio 118, e, fatta subito corretta diagnosi, l’hanno trasportata ad una unità specialistica detta stroke unit. Con un rapito intervento chirurgico, passando con una sonda da un’arteria della gamba, è stato raggiunto e aspirato un coagulo dell’arteria cerebrale e risolto il grave episodio con un ripristino pressoché completo di tutte le funzioni compromesse. Sono questi episodi che ci dicono di essere ancora, nella nostra regione - ma anche in tante altri parti d’Italia – a livelli di ‘civiltà sanitaria’ veramente buoni. Grazie non solo agli operatori di questi centri specialistici, ma anche – deve essere sottolineato perché i tempi sono fondamentali in questi casi – ad una rete per l’emergenza, con validi medici e infermieri, che ha una ‘normalità’ ben funzionante.

Eppure, a fronte di tutto ciò, continuiamo a vedere tanti disagi e difficoltà nell’accesso al servizio sanitario, soprattutto riguardo ai servizi territoriali e l’affollamento nei pronto soccorso. Leggiamo ogni giorno della carenza di infermieri e medici specialisti. La realtà effettiva è quella di una depressione, anche nelle regioni conosciute come più avanzate nella sanità come la Toscana, delle attività di prevenzione e territoriali in genere. Le disfunzioni della sanità pubblica sono uno degli aspetti più umanamente percepibili delle disuguaglianze sociali. E allora conviene contrastare un senso comune corrente affermando che, oltre agli interventi specialistici per l’emergenza, ci sono altre parti del servizio sanitario che – se ben funzionanti - salvano un numero maggiore di vite: ad esempio l’attività dei medici di famiglia e quelle territoriali in genere.

Il medico generalista che ha nella sua cassetta degli attrezzi pochi strumenti e poca tecnologia è quel medico che nella gerarchia delle specializzazioni mediche non occupa il gradino più alto. La chirurgia interviene in maniera decisa in un momento critico della vita di una persona, con risultati chiari, calcolabili e spesso risolutivi. In confronto, settori come quelli della medicina generale sembrano più vaghi e incerti. Tendiamo ad avere una visione ‘eroica’ della medicina e di conseguenza – ha scritto qualcuno – “abbiamo costruito i nostri sistemi sanitari come se fossero un corpo dei vigili del fuoco, con i medici diventati salvatori”. “Dobbiamo spostare l’attenzione dalla medicina eroica a quella che s’interessa delle persone per tutta la vita” (A. Gawande). Infatti, nella realtà della medicina contemporanea prevalgono le malattie croniche. E la medicina generale è la branca della medicina che nel complesso ha gli effetti maggiori, perché riduce la mortalità, migliora la salute generale e contiene i costi della sanità. (http://www.saluteinternazionale.info/2017/11/il-medico-che-ti-salva-la-vita/).

Il dibattito politico deve acquisire maggiore consapevolezza di tutto ciò. Alcuni dicono: ma le risorse dove le prendiamo? Conviene far chiarezza sulle parole. Le ‘risorse’, cioè infermieri, medici ed altre figure necessarie per il ssn, sono più che abbondanti in questo paese. Basti pensare alle migliaia di infermieri che si presentano ai bandi di concorso per pochi posti messi a concorso, ai medici che vanno a lavorare all’estero. Con queste ‘risorse’ oggi lo Stato potrebbe organizzare un efficiente ed efficace Ssn. È la ‘risorsa-denaro’ che viene fatta mancare (si dice – a Bruxelles - per contenere l’inflazione…). Dunque il nodo dell’aumento delle risorse finanziarie è fondamentale e non può che essere affrontato a livello nazionale e sovranazionale. Ci vuole una nuova politica economica e fiscale (veramente progressiva) fatta di investimenti pubblici per un forte sostegno ai servizi fondamentali, non certo le flat tax. Dobbiamo porre fine alle politiche economiche recessive degli ultimi governi facendo un negoziato su queste basi con l’UE!

Nello stesso tempo dobbiamo ribadire che diverse misure di cambiamento dei servizi possono e devono essere attivate. Senza affidarsi ad una ‘inevitabile’ devoluzione al privato o al cosiddetto privato-sociale (vedi la linea dell’attuale assessora alla sanità in Toscana...). Con interesse ho letto che anche tra gli amministratori che fanno parte del partito che sostiene la giunta regionale attuale in Toscana si incomincia a rendersi contro (non è mai troppo tardi!) della necessità di cambiare strada: “la riforma del sistema sanitario toscano del 2015 non ha dato i risultati sperati, e di questo dobbiamo rendere conto ai cittadini e di quali misure e investimenti si porranno…” (Mazzantini, segretario PD Empolese Valdelsa). Staremo a vedere se ci potrà essere un avvicinamento tra queste affermazioni e una visione generale che deve essere riaffermata: quella di una sanità pubblica dove il privato, sociale o meno, è di supporto al sistema, e non delegato o sostitutivo e dove il controllo del servizio sociale e sanitario è riportato al territorio in una logica di contrasto alle diseguaglianze. E tutto ciò perché la sanità, grazie alla nostra legge fondamentale, non è una merce, ma un bene d'uso. Il Ssn deve tornare ad essere il primo riferimento del cittadino.

Alcuni punti di programma che propongo alla discussione:
- piano di investimenti a livello territoriale, connesso con la medicina di base e in particolare il rafforzamento - anche normativo - di unità territoriali con medici di base e personale sanitario, per uno sviluppo ‘vero’ della sanità d’iniziativa comporta aprire una trattativa specifica su la convenzione dei mmg a livello regionale.
- decisa ripresa della politica sociale, con particolare riguardo alle misure di contrasto alla povertà.
- ridefinizione dell’assetto istituzionale per una riallocazione di poteri decisionali a livello dei Presidi ospedalieri e, in particolare, delle Zone.
- impegno rilevante sulla prevenzione (non tanto stili di vita, ma elementi strutturali), sia nei luoghi di lavoro, sia a livello della popolazione generale per quanto riguarda l’inquinamento (intensificare l’impegno per la bonifica dei diversi siti sulla costa) e definizione di misure organiche per far fronte ai mutamenti climatici. Interventi sulla carenza di personale, particolarmente per l’agenzia di controllo ambientale (ARPAT). Sperimentare una maggiore integrazione tra ASL (dipartimenti di prevenzione) e Agenzie ambientali.
- contrasto alla precarietà in sanità, valorizzazione del lavoro degli operatori, progressiva riduzione delle esternalizzazioni"

Mauro Valiani, coordinamento Toscana Sinistra Italiana

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