Consiglio Regionale in riunione: in aula Piano sanitario e rifiuti

Si è riunito oggi il consiglio regionale della Toscana. Tra i temi principali il diritto alla salute, con la discussione del Piano sanitario e sociale integrato regionale (Pssir) e i rifiuti. Ecco gli argomenti di cui si è trattato:

Respinto ordine del giorno presentato da Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega per rinviare la discussione sul Piano

Respinto a maggioranza – astenuto M5S – l’ordine del giorno presentato da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega che invitava la Giunta a ritirare la proposta di Piano agli atti e a presentarne “entro l’ultima seduta di dicembre, una versione aggiornata con le parti mancanti e prescritte dalla legge regionale”. Ancora, l’atto impegnava la Giunta anche a trasmettere al Consiglio un report sugli effetti della riforma sanitaria regionale avviata nel 2015 e un report sulla riorganizzazione delle strutture di cura e sulla programmazione degli investimenti realizzati e ancora da realizzare.

Ad illustrare l’ordine del giorno Maurizio Marchetti (Forza Italia): il Piano, “presentato con nove mesi di ritardo”, non rispetta “i contenuti espressamente indicati dalla legge regionale 40/2005 (art.19)”, sia per la parte sanitaria che per la parte sociale. “Contenuti prescrittivi”, ha detto il consigliere, in assenza dei quali la proposta di deliberazione sottoposta al Consiglio “non può essere sottoposta a votazione, in quanto nella parte introduttiva non viene mai fatto riferimento agli articoli di legge, ma anzi si dichiara espressamente di realizzare un piano snello, sintetico nella forma, di facile lettura, con l’intento di renderlo accessibile a tutti riportando in maniera ben visibile le parole chiave e gli obiettivi e ricorrendo a numerosi elementi infografici”.

Secondo l’ordine del giorno “la bozza del nuovo Piano non può essere considerata uno strumento di programmazione, ma un mero testo di enunciazione di buoni propositi”.

Leonardo Marras (Pd), ha replicato che “Deve essere fatto quanto ci compete, ovvero discutere e decidere”. Per il capogruppo Pd è “un gesto incomprensibile” quello di “non voler partecipare alla discussione”, sia per rispetto al lavoro condotto in Consiglio e in commissione, sia perché “avevamo chiesto a suo tempo, in occasione dell’informativa, che fossero evitati alcuni errori del passato”, e quindi che l’atto non dovesse essere “troppo complesso”, così da avere un efficace strumento di confronto con la comunità toscana.

“Non ci sottraiamo al dibattito. Si fa anzi presente che questo Piano ha avuto un percorso moto dibattuto, di cui anzi ringrazio Scaramelli” – ha chiarito Paolo Marcheschi (FdI). “Se ci prendiamo 15 giorni di tempo si potrebbe portare in aula un atto che non contraddice la legge 40, che impone certi requisiti che non ci sono in questa proposta. Mancano disposizioni obbligatorie per legge”.

Il tema di un eccesso di semplificazione “è stato sollevato più volte”, ha convenuto Andrea Quartini (M5S), ed è emerso anche con riferimento alla presentazione di emendamenti. “Tuttavia alla fine la discussione è stata portata avanti” ed è quindi “corretto portare avanti anche l’atto”, che pure mostra “lacune importanti”. Il Piano mostra criticità con riferimento, tra l’altro, a questioni ambientali, dell’acqua, del personale e delle lista di attesa chirurgiche. Temi che secondo Quartini potevano essere affrontati “in modo più analitico”.

Jacopo Alberti (Lega), a nome di tutti i gruppi che hanno sottoscritto l’ordine del giorno, ha chiesto un “un’interruzione della discussione del Piano e la convocazione dei capogruppo, per una consultazione con “i tecnici, e cioè gli uffici legislativi del Consiglio. C’è un problema di legittimità”. Richiesta respinta da presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani che, ribadendo le sue prerogative, ha affermato che “l’atto ha tutte le caratteristiche per essere discusso”.

“Abbiamo dibattuto e criticato, e cercheremo ancora di migliorare il Piano con gli emendamenti”, ha assicurato Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra).

Marco Casucci (Lega), componente dell’Ufficio di presidenza, ha chiarito di ritenere “plausibile” la richiesta di Alberti e si è detto “convinto che si debbano sentire gli uffici quanto prima”.

Piano sanitario e sociale, Scaramelli (Pd) illustra l'atto in aula: "Impostazione innovativa  per scatto in avanti della nostra Regione"

È Stefano Scaramelli (Pd), presidente della commissione Sanità, a illustrare la proposta del nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale 2018-2020, latto che delinea le strategie sanitarie e sociali della Regione fino alla fine della legislatura così come ‘ridisegnato’ dal Consiglio, in commissione.

La redazione del Piano – spiega Scaramelli – ha richiesto un lavoro che ha impegnato la commissione per mesi, con una lunga fase di ascolto e partecipazione,  di raccolta e, in molti casi, di accoglimento dei suggerimenti fatti e delle osservazioni, di emendamenti e con la conseguente rielaborazione della proposta di delibera. “Ringrazio tutti, è stato un grande processo di condivisione e soprattutto di ascolto, abbiamo fatto un lavoro di squadra, c’è stata la discussione e anche i processi di consultazione”. Quale che sia l’esito finale, il voto, Scaramelli presenta l’atto “discusso, dibattuto, emendato e riscritto con la collaborazione dell’Ars, i tecnici della Giunta, del Consiglio, funzionari, l’Assessorato, i vari gruppi”. Il presidente ricorda all’Aula le “giornate trascorse in Consiglio ad ascoltare: la commissione ha oltre 300 soggetti accreditati a cui abbiamo inoltrato il testo, chiesto emendamenti, fatto fare proposte. Abbiamo raccolto una novantina di emendamenti, riscritto il testo insieme a 52 soggetti tra del terzo settore, volontariato, organizzazioni sindacali”.

Ecco dunque il nuovo piano a valenza triennale delinea le strategie sanitarie e sociali della Regione e vuole essere un agile strumento di programmazione socio-sanitaria: un documento snello, sintetico, di facile lettura e immediata comprensione, con parole chiave e obiettivi e con una più marcata integrazione tra le politiche sociali e le politiche sanitarie.

Scaramelli passa in rassegna gli obiettivi – dieci – strategici: prevenzione, disuguaglianze di salute e sociali, liste di attesa, vivere la cronicità, nuovi modelli di “care”, innovazione e informazione, welfare etico e partecipazione, competenze e lavoro tra sicurezza e modernità, sostenibilità, qualità del fine vita. Su ciascuno ha un inciso che richiama a interventi, proposte, approfondimenti. Rivolgendosi ad Andrea Quartini  (M5S), e ricordando “il primo intervento in aula in cui ci sfidava sul piano della prevenzione”, Scaramelli parla di “sfide raccolte: la prevenzione è diventata una priorità anche del nostro partito, della Regione e di questo Piano, è al primo posto”.

I destinatari delle azioni dedicate del piano sono i genitori, i bambini, i giovani, le donne, gli anziani, gli stranieri, i lavoratori, le popolazioni residenti nelle aree interne, montane e insulari, le persone detenute negli istituti penitenziari. Ci sono poi tre specifici ‘focus’, ai pazienti oncologici, alle persone con disabilità, alla salute mentale, “una delle questioni che veniva posta da molte parti della Toscana”. Il Piano, aggiunge Scaramelli, è “il Piano della Regione Toscana, dove anche altre forze politiche possono riconoscersi: è innovativo e può produrre azioni concrete”.

Tra le tante sfide lanciate dall’atto, per la prevenzione ci sono quelle di migliorare la gestione delle tematiche riguardanti ambiente e salute, promuovere le politiche per l’attività motoria, gli stili di vita, il benessere sociale. Per ridurre le disuguaglianze di salute e sociali, il messaggio chiave è equità e giustizia:  non solo contrasto alle disuguaglianze e accoglienza delle differenze, ma anche centralità di persone, famiglie e comunità nelle politiche per la salute e sociali. Per ridurre le liste di attesa, si punta a portare avanti il progetto di Cup unico regionale, a organizzare meglio l’offerta con attenzione alla prossimità, a ottimizzare turni e macchinari e a ricorrere eventualmente a esternalizzazioni con il privato convenzionato. Ancora, gestire la cronicità, che è la nuova sfida per i sistemi sanitari, significa ridisegnare con il piano le strategie di prevenzione e di presa in carico del paziente, con l’erogazione di interventi personalizzati, la valutazione della qualità delle cure erogate e la riqualificazione dell’offerta residenziale.

I punti cardine dei nuovi modelli di cura e di assistenza sono la maggiore integrazione tra risposte sanitarie e sociali, potenziare la dimensione regionale, concentrare la casistica a maggiore complessità da un lato, e dall’altro garantire la prossimità dei servizi territoriali.

L’innovazione e l’informazione passano attraverso la digitalizzazione dei dati e il loro accesso, lo sviluppo della telemedicina, la formazione del personale.

Creare una nuova relazione con i cittadini e le comunità per un sistema di salute e di welfare etico e partecipato vuol dire mettere la persona al centroprotagonista degli atti di cura per valorizzare risorse, identificare bisogni e fornire risposte adeguate anche sotto il profilo dei valori individuali. Inoltre, per sviluppare una forza lavoro moderna e flessibile si punta a ridisegnare le competenze e sostenere le avanguardie' , dato che la medicina moderna esige un adattamento professionale ai criteri gestionali di un'impresa complessa e costosa.

Nel piano la sostenibilità del sistema pubblico è fortemente legata alle scelte di appropriatezza fatte da operatori e da cittadini, che lavorano in squadra per preservare l'universalità del nostro sistema sanitario, prendendo decisioni basate sul valore e sulla qualità, al fine di mantenere il sistema per le generazioni future. Infine, si punta a pianificare in maniera condivisa le cure nell'ultima fase della vita, attraverso la partecipazione e scelta per il diritto alla tutela della salute, nel rispetto della dignità della persona e della qualità di vita nell’ultima fase di malattia. “Questa, secondo noi, deve essere una sfida di carattere culturale”, commenta Scaramelli.

Le risorse complessivamente stanziate in bilancio per l’anno 2018 sono state 7miliardi e 382milioni di euro per la parte sanitaria e 102,4milioni di euro per la parte sociale. Per gli anni 2019 e 2020, invece, le risorse attualmente utilizzabili per la parte sanitaria sono quantificabili, rispettivamente, in 6miliardi e 952,63milioni di euro per il 2019 e 6miliardi e 943,02milioni per il 2020. Risorse che saranno incrementate con contributi e rimborsi che non sono però al momento quantificabili. Per la parte sociale, al momento sono a disposizione 81,17milioni di euro per il 2019 e 49,42milioni per il 2020.

“Un Piano innovativo che produce uno scatto in avanti della nostra Regione”. Così il presidente della commissione Sanità in Regione Stefano Scaramelli  illustra il Piano socio sanitario integrato, oggi al vaglio del Consiglio per la votazione finale. Scaramelli in aula ha sottolineato l’ampio e profondo lavoro partecipato che c’è stato in commissione con oltre 350 soggetti istituzionali  e associativi coinvolti, oltre 90 osservazioni raccolte, 60 emendamenti accolti e la condivisione dei territori dai quali sono arrivate proposte e suggerimenti. “Un lavoro attento anche con le organizzazioni sindacali- ha sottolineato Scaramelli in aula- con cui abbiamo condiviso il percorso  e dalle quali sono stato aiutato nel lavoro.  Dopo la concertazione, l’ascolto e la condivisione, oggi è il momento della responsabilità del voto”. Tre i focus principali del Piano: malati oncologici, disabilità e salute mentale. Abbiamo riscritto e portato all’attenzione questi temi.  Abbiamo lavorato  facendo, come Partito democratico, una scelta precisa: fare della prevenzione il nostro obiettivo principale. La politica del ‘prima’ e non quella del ‘dopo’, con un duplice obiettivo: abbattere le liste di attesa da una parte e dall’altra ridurre le diseguaglianze sociali affinché ogni cittadino- ha aggiunto Scaramelli- , indipendentemente da dove abita, abbia diritto ad essere curato nel migliore dei modi. Il Piano mira al superamento delle diseguaglianze sociali e sanitarie, risponde ad una visione di sinistra del sociale e del sanitario declinandola ogni aspetto del piano.”.

Nel Piano trovano spazio il tema delle liste d’attesa e quello della cronicità con la  precisa scelta  politica riguardo ai malati oncologici che dovranno essere accompagnati in un livello di cronicità nuovo che può sconfiggere il cancro. Un lavoro costruito in tanti che capovolge le funzioni  e in cui trova spazio la sostenibilità economica e finanziaria, ma anche secondo i principi della economia circolare rispettando la qualità dell’ambiente, della natura  e dell’aria”. Scaramelli si sofferma poi sul fine vita, un tema profondamente attuale, una sfida  -ha spiegato Scaramelli - della nostra Regione: nascere bene e morire bene. Con un approccio universalistico e pubblico” . I destinatari delle azioni dedicate al piano sono i genitori, i bambini, un occhio particolare rivolto alle donne e ai soggetti più fragili. La Toscana deve essere ambiziosa- ha  aggiunto Scaramelli in aula-  e dunque spazio all’innovazione, alla sperimentazione e novità per i cittadini toscani  e i pazienti. Con il tema della scienza della vita che trova spazio in quello che sta facendo Toscana life science”.

I commenti e il dibattito in Aula sul Piano sanitario e sociale integrato regionale (Pssir)

Il voto contrario del Movimento 5 stelle è stato annunciato da Andrea Quartini, che ha parlato di un Piano “autocelebrativo”, presentato a fine legislatura – “ritardi inaccettabili” –, in cui si parla di “un periodo di grande incertezza economica e politica, ma senza definirlo”.  Mentre è chiaro “il continuo richiamo all’appropriatezza”, intesa come “elemento di contenimento della spesa”, manca una “strutturata politica del farmaco”; vi sono “vistose carenze in tema di prevenzione ambientale”, scarsa è l’attenzione per gli stili di vita e “vistosa l’assenza di un crono programma di adeguamento infrastrutturale dell’edilizia sanitaria”.  Accanto alle critiche anche “una moderata soddisfazione per alcuni miglioramenti emendativi accolti”, a nome dei quali Quartini ha rivendicato “una battaglia che va avanti da quattro anni”. Così per “garantire l’accesso diretto degli utenti nelle strutture psichiatriche senza dover far transitare la richiesta dai Cup”, per l’individuazione delle aree particolarmente disagiate – “potrà consentire alla montagna pistoiese il riconoscimento della necessità di un presidio ospedaliero di base” –, e anche per l’inserimento nel Piano del capitolo sulla necessità di adeguati servizi per la presa in carico di disturbi alimentari.

Partendo dal contesto generale difficile, che per anni ha definanziato la sanità della nostra regione, Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) ha parlato di una Toscana che ha risposto con una riforma di risparmio, che ha prodotto perdita economica. Il consigliere, vicepresidente della commissione Sanità, ha quindi citato “l’accorpamento delle Asl e l’espulsione di 2mila 500 operatori sotto forma di esuberi”, sottolineando che “la carenza di personale è la prima causa delle liste di attesa”. E ancora: “I ticket vanno aboliti perché sono una tassa sulla salute; il profitto in sanità equivale ad avere cittadini in salute; al di là delle enunciazioni sull’intreccio tra sociale e sanitario, occorre curare il territorio, sostanziare le Società della Salute (Sds)”. Da qui il giudizio sul Piano: “Nonostante le migliori intenzioni, se non c’è alcun ripensamento o critica alla riforma sanitaria, il nostro è un voto negativo”.

Per Jacopo Alberti (Lega), portavoce dell’opposizione, “questo Piano è uno strumento di propaganda politica del Pd in vista delle prossime elezioni regionali, è un ‘romanzo’ della sanità toscana, che narra avventure eroiche di pura invenzione”. Tanti propositi, dunque, con poche soluzioni pratiche; con un “territorio spacchettato”; con il “carrozzone” delle Società della salute; con “l’integrazione quasi ossessiva tra sociale e sanitario e con solo l’1,15 per cento di risorse per il sociale”. Il consigliere ha inoltre ricordato le mancate risposte sul fronte della carenza di medici e infermieri, sulla sburocratizzazione; sull’accesso ai pronto soccorso; spaziando dai problemi legati al fine vita ai rapporti con la sanità privata, dal sostegno alle famiglie con anziani all’innovazione tecnologica, per lanciare “una carta dei diritti dei cittadini nel sociale”. E ha annunciato il voto negativo della Lega: “Se la sfida del futuro è il sociale, troviamo le risorse necessarie”, ha concluso.

Per Enrico Sostegni (Pd) questo dibattito deve partire da due considerazioni generali: “La carenza di risorse finanziarie e il personale qualificato, due elementi che generano criticità e ai quali occorre far fronte con una programmazione adeguata”. “Questo Piano ha una criticità tempistica – ha affermato – ma ha anche il pregio della sinteticità, con tutte le sfide da affrontare”. A partire da un approccio alla salute che deve essere integrato, coinvolgendo tutti i soggetti del sistema, “e se la sfida è la salute occorre concentrarsi di più sulle Sds che sulle Aziende”, ha sottolineato, per una “governance della salute”. Secondo Sostegni “possiamo sempre migliorare, ma il Piano affronta temi importanti: la cronicità, l’innovazione tecnologica, l’analisi economica, sociale e culturale dei nostri territori, la fragilità del tessuto familiare. A noi il compito di vincere queste sfide – ha concluso – se non vogliamo un paese fragile e disgregato”.

Per Paolo Marcheschi  (FdI), “un Piano 2018-2020 che viene varato oggi, e dura poco più di un anno, la dice tutta” e, andando a grandi linee, ha passato in rassegna cosa non convince del documento: l’impianto di statalizzazione della sanità toscana; il ripensamento sulla riforma del 2015; le liste di attesa; la carenza di personale infermieristico; le Sds; la “fortificazione” della sanità privata; la riduzione dei posti letto che non è stata compensata; i medici che “scappano dalla nostra regione”; la mancata programmazione e pianificazione; la cartella clinica unica regionale “di cui ancora non si parla; il contenimento dei costi e i buchi di bilancio; l’emergenza etica su concorsopoli”. “Il Piano poteva essere l’occasione di fare un tagliando della sanità toscana – ha concluso Marcheschi – ma è impossibile, perché siamo davanti ad un documento preelettorale che non scontenta gli impiegati del settore, ma scontenta pazienti e territori”.

Secondo Paolo Bambagioni (Pd) “siamo davanti ad un Piano che si lascia alle spalle una riforma complessa e difficile, e che parte proprio da qui: poter dire che il servizio sanitario nella nostra regione è mediamente qualificato e universale dovrebbe renderci tutti orgogliosi”, ha affermato, sottolineando di non aver sentito critiche profonde, nel corso del dibattito. Il consigliere, per vincere le sfide del futuro, ha invitato ad avere più coraggio: “Mettersi di fronte agli operatori e capire che cosa si può fare, con senso di responsabilità, come farebbe un padre di famiglia, recuperando il rapporto tra medico e paziente. Da qui il sostegno al Piano, e l’invito a “lavorare con trasparenza e serenità”. Solo un aspetto debole: “Il rapporto con il privato, che è stato un po’ timoroso. Se non decidiamo, la realtà ci supera”, ha concluso Bambagioni.

Molto soddisfatto del Piano regionale si dichiara Nicola Ciolini (Pd) che ricorda il grande lavoro di “collaborazione fatto all’interno della commissione Sanità”. “Questo documento – rileva – pone sfide importanti, fissa indirizzi precisi”. Sul tema delle società della salute, richiamato in aula da molti interventi, riconosce al presidente della Giunta “l’intuizione del concetto di salute legata alla cura di tutto il ciclo di vita della persona. Vediamo risultati importanti quindi non avventuriamoci in giudizi superficiali”, dichiara. A detta del consigliere, la Toscana si pone come “attore principale nel governo della sanità” e conclude con un accenno al mondo del privato e delle assicurazioni: “Deve essere normato. Apriamo a un confronto serio”.

Annuncia il voto favorevole Serena Spinelli (gruppo misto-Art.1/Mdp) che parla di sistema sanitario come la “più grande infrastruttura del Paese” e ricorda che la sanità deve essere pagata da tutti: “Anche i ricchi contribuiscono alla salute collettiva”. Sul fronte delle criticità, Spinelli segnala la mancanza di personale, “il rapporto infermieri/cittadini è molto basso”, e la mancata programmazione sul numero di medici da far laureare. Il Piano, a detta della consigliera, rimette al centro le persone e alcune categorie, ma “non è vero che va tutto bene”, avverte e ricordando l’imminente fine di legislatura dichiara: “La sanità toscana deve essere gestita da sinistra”. Ai nuovi alleati poi lancia una sfida: “Condividiamo prospettive sulla presa in carico delle persone, riorganizziamo il sistema territoriale con una gestione unica e ragioniamo sul sociale non solo come costo, ma anche come opportunità economica e lavorativa soprattutto al femminile”.

Il Piano è una sorta di “ricognizione” di quanto fatto, dichiara l’assessore Stefania Saccardi che parla di “contenuti per dare la direzione” e indicare “dove vogliamo andare”. “Offre una visione di programmazione e non è un libro dei sogni”, dice rispondendo alle critiche avanzate in sede di dibattito dai banchi dell’opposizione. Tra i principi e i temi che vengono riaffermati, “ci sono la prevenzione, le disuguaglianze di salute, la cronicità, l’innovazione e il welfare etico e di partecipazione”. Su quest’ultimo in particolare, Saccardi ricorda l’importanza del territorio e quindi delle società della salute che sono la “migliore risposta anche in termini di autonomia”. Tra le innovazioni, cita l’utilizzo del fondo sociale europeo sui servizi, che ha permesso l’assegnazione di un bando da 13milioni per il sostegno alle famiglie che hanno in carico persone non autosufficienti. Saccardi avverte: “Attenzione a brandire le vicende negative raccontate come unico elemento distintivo del nostro sistema. Il rischio è quello di innescare una campagna ‘contro’ e indurre alla percezione di un sistema sanitario inaffidabile”.

Nella replica dell’assessore regionale alla salute c’è lo spazio anche per intervenire sulla questione della paventata abolizione del superticket annunciata dal neo ministro Roberto Speranza: “Saluto volentieri la notizia, a condizione che non sia fatta gravare sul bilancio delle Regioni” . La “riconferma degli obiettivi e l’identificazione dei target” contenuti nel Piano, certo non distolgono l’attenzione da problemi che “ci sono e sui cui vogliamo fare una forte campagna”, dice ancora Saccardi, citando la questione del personale, “tanto a livello quantitativo che qualitativo. C’è ancora molto da fare – conclude – ma siamo sulla strada giusta”.

Piano socio-sanitario, Sarti (Sì): "Le sfide nel piano ci sono, ma facile presentarle a fine legislatura"

"Le sfide contenute nel piano socio-sanitario ci sono e sono condivisibili. Ma rischiano di rimanere un libro dei sogni, oltretutto facile da presentare a fine legislatura". Così il consigliere regionale di Sì-Toscana a Sinistra, Paolo Sarti.

"Il contesto generale è difficile. La sanità in questi dieci anni ha visto un continuo definanziamento. Ma -continua Sarti- la Regione Toscana ha scelto di affrontare queste difficoltà con una riforma che ha creato disservizi, malcontento nella popolazione e che non ha fatto risparmiare. Si è voluto puntare sul cosiddetto secondo pilastro, la sanità integrativa, fondi assicurativi, welfare aziendale. Ma in questo modo si sono perse risorse che dovevano essere usate invece per sostenere il servizio sanitario nazionale. Il ricorso al privato ha creato una perdita, anche economica. E’ mancato il coraggio di contrastare queste scelte. Sotto forma di esuberi, ha espulso oltre 2500 operatori della sanità"

"In terza commissione, il nostro gruppo ha contribuito a molte pagine in questo piano. Ad esempio, mancava totalmente la salute mentale, non ce n’era traccia, poi il ruolo dei consultori, il tema dell’interruzione volontaria di gravidanza. Il piano sociosanitario non ci soddisfa. Non c’è nessun ripensamento, nessuna critica alla riforma del 2015. Non viene detto nulla riguardo alla necessità di un rilancio del lavoro pubblico a fronte dei pensionamenti. La soluzione non possono essere gli specializzandi o gli interinali. La carenza di personale è la prima causa delle liste di attesa. E poi mancano i servizi che garantiscano la continuità tra territorio e ospedale. C’è stata poi la scelta di cedere pacchetti di prestazione alla sanità privata. Abbiamo cercato di migliorarlo, ci proveremo ancora, con gli emendamenti, anche se non ci piace". "Devono essere riaffermati il diritto alla salute contro ogni privatizzazione, palese o strisciante che sia e la dignità di chi lavora in questo settore".

PSSIR, Alberti: “Voto contrario della Lega, si parla di favole e non del mondo reale”

“Il PSSIR è solo aria fritta: pagine e pagine di narrativa senza pratica, tanti buoni propositi, ma favole, scollegate dal mondo reale – dice il consigliere regionale Jacopo Alberti – si chiama ‘piano’, ma in realtà non è un piano: è un romanzo, un racconto, che non risolve nulla ai pazienti e alle famiglie dei pazienti. Si parla di valorizzazione del territorio, quando proprio il PD, con la riforma del 2015, ha ridotto le Asl da 12 a tre, facendole diventare ingestibili mostri burocratici, come le zone distretto, da 34 a 26. Si parla ossessivamente di integrazione tra politiche sanitarie e sociale, ma solo di teoria, zero pratica. Non si riconoscono i fallimenti, come le Società della salute, carrozzoni politici che non riescono a integrare nemmeno i servizi sociali della Regione e dei Comuni. Non si parla di malasanità, nonostante la Regione paghi 50 milioni l’anno di risarcimenti. Non esiste nel PSSIR il rapporto tra pubblico e privato, che dovrebbe invece essere visto come un partner, non un concorrente. Non c’è accenno ai medici di base, che sono il collegamento più stretto con la popolazione. Non ci sono nemmeno le Case della salute, sono scomparse?”.

“Questo PSSIR è vuoto. Non si parla di soluzioni ai problemi reali, la Regione Toscana non ha un piano, ha un romanzo sulla sanità che non dice nulla. Non c’è un piano per far fronte alla grave mancanza di personale, non solo di oggi, ma anche dei prossimi anni. Non c’è un piano di assunzioni. Non c’è un piano per risolvere il problema degli accessi elevati dei pronto soccorso. Non c’è un piano per risolvere le liste d’attesa: è dal 2015 che aspettiamo l’applicazione della mozione della Lega per far aprire gli ambulatori anche la sera. Non c’è un piano per alleggerire la burocrazia e l’amministrazione, che pesano sul sistema intero. Questo piano – conclude Alberti – non è un piano: è un romanzo sul nulla, che non dà risposte alle persone”.

Cimice asiatica, Marchetti (Fi): "Siamo pronti a proteggere la nostra agricoltura?"

«Cimice asiatica, l’invasione è alle porte anche in Toscana dove i primi avvistamenti si sono registrati a Nord del territorio regionale ma anche a Lucca, Pisa, Livorno e fino all’alta Maremma. I dati Ispra sono allarmanti, poiché nelle zone già colpite i raccolti hanno subito flessioni anche del 90%. Mangiano tutto: frutta, verdure, piante ornamentali. Mettono in ginocchio attività agricole, vivaistiche, silvicolo-rurali in genere. Compromettono habitat ed ecosistemi. In Emilia Romagna si è appena tenuto il tavolo di emergenza tra Regione, Prefettura di Bologna e agricoltori. La Toscana è pronta ad affrontare il nuovo invasore alieno, o come al solito aspetta che si generi l’emergenza per poi rincorrerla?»: a domandarselo, traducendo il quesito nelle vesti formali di un’interrogazione a risposta scritta, è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che ha preso visione della nota di allarme diffusa il 3 ottobre scorso dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) circa l’espansione di areale dell’insetto alieno dal Piemonte e dall’Emilia Romagna anche al centro Italia, con segnalazioni in tutte le regioni italiane, Toscana compresa.

«L’insetto in questione – spiega Marchetti – si chiama Cimice marmorata asiatica, Halyomorpha halys e la sua alta pericolosità risiede sia nel fatto che è polifago e mangia quasi tutto quel che vegeta, sia nella sua alta capacità di sviluppo demografico, con due cicli riproduttivi annui in Italia a colpi di 200 uova per femmina alla volta. La sua ‘scheda segnaletica’ è stata redatta anche dal nostro sistema fitosanitario regionale, con tanto di modulistica per le segnalazioni. Ebbene: qual è lo stato attuale della diffusione dell’insetto? Lo domando perché su questa cimice i fitosanitari non sono molto efficaci. Ne andrebbero impiegati, me lo dice Ispra, io non sono un tecnico, di quelli ad ampio spettro non compatibili ad esempio con le colture biologiche. L’Istituto indica come via privilegiata le difese meccaniche, reti di protezione, ma soprattutto l’immissione di antagonisti anch’essi alloctoni, ovvero le vespe samurai. Dal 20 settembre scorso, con l’entrata in vigore del Decreto del Presidente della Repubblica 102/2019, è possibile ottenere l’autorizzazione anche per questo tipo di rilasci. Ma comunque si intenda procedere: siamo pronti? Si è data sufficiente informazione? Come? E qual è, ad oggi, lo stato di diffusione rilevato per la specie Cimice marmorata asiatica? Quali eventualmente i danni già patiti dalle nostre erbe e piante, dai nostri raccolti, vivai, habitat ed ecosistemi?»

Rifiuti, Marchetti (Fi): "Falliti gli obiettivi del 2012 sulla raccolta differenziata"

«Raccolta differenziata? Onestamente non capisco la Regione di cosa si bei, visto che non c’è Ambito territoriale ottimale che raggiunga la soglia del 65% fissata dalla legge per il 2012. Siamo al 2019… e per il 2020 la Regione ha fissato il fantasmagorico obiettivo del 70%. Ma la giunta Pd scherza o cosa? Qui continuano a buttare l’immondizia in discarica e a stoccare gli scarti di filiera senza un autentico piano di destinazione del rifiuto. Hanno poche idee e ben confuse, questa la verità»: l’analisi arriva dal Capogruppo regionale di Forza Italia Maurizio Marchetti all’indomani della presentazione dei dati sulla raccolta differenziata in Toscana presentati dalla Regione.

«I 2,2 punti percentuali di crescita media – è la lettura di Marchetti –più che con gli investimenti asseriti dalla Regione vanno di pari passo con una crescente sensibilità ambientale rivolta al riciclo e al riuso soprattutto da parte dei più giovani, millennials in testa. Dubito che la generazione Thumberg applauda nell’apprendere che in Toscana solo 98 comuni su 273 hanno raggiunto l’obiettivo del parametro fissato dalla legge per il 2012 al 65%. Ripeto: 2012. Siamo nell’anno di grazia 2019 e non c’è Ato che centri la percentuale, con una media regionale del 56%. E un fatto è certo: in Toscana hanno governato sempre Pd e sinistre. Non comprendo di cosa si compiacciano».

Marchetti insomma boccia la lettura del dato narrata dalla Regione: «E’ di tutta evidenza – afferma – che l’obiettivo di piano sulla raccolta differenziata fissato dalla Regione per il 2020 al 70% è unicamente una bandierina piantata sul campo del consenso elettorale ma, come tale, non è destinata a sventolare bensì solo a languire. Per di più le bandierine di solito non sono destinate a produrre alcun frutto».

Secondo Marchetti non è più tempo di accontentarsi: «Noi realmente siamo per la differenziata spinta – afferma il Capogruppo regionale di Forza Italia – ma lo eravamo già negli anni scorsi. Oggi non è più tempo di contentarsi se si gratta qualche punto percentuale senza mai avvicinarsi alle asticelle. Servono politiche attive che articolino il tema rifiuti, non solo raccolta ma anche produzione e gestione degli industriali, declinandone ogni aspetto in una dimensione non fatta di annunci civetta ma di buone prassi e consolidamento delle pratiche quotidiane. Per fare questo bisogna uscire tangibilmente dalla logica del nascondere il rifiuto in discarica continuando a moltiplicare i conferimenti, per altro spesso in sordina, verso siti che si sarebbero già dovuti chiudere e bonificare. Anche sul tema rifiuti il Pd di governo regionale non ha saputo spingere avanti la Toscana. Il fallimento degli obiettivi di legge sono il risultato. E c’è ben poco da ridere».

Interrogazione di Forza Italia su Cava Fornace, Fratoni: "Impossibile procedere a chiusura immediata"

“La vicenda della discarica di Cava Fornace è già stata affrontata molte volte e devo chiarire che non è possibile intervenire con un provvedimento di chiusura dell’impianto, perché il progetto di innalzamento delle arginature è stato autorizzato dalle Province di Massa Carrara e di Lucca e quella autorizzazione, vigente e rispettosa della legge, non è superabile se non interviene una inadempienza del gestore”. Lo ha detto l’assessore all’Ambiente, Federica Fratoni, rispondendo a una interrogazione del capogruppo di Forza Italia, Maurizio Marchetti, con la quale, sollecitando la chiusura definitiva e in tempi rapidi della discarica di Cava Fornace, interrogava la Giunta sul mancato rispetto di atti di indirizzo già approvati dal Consiglio regionale che puntavano al superamento della discarica che sorge al confine tra i comuni di Pietrasanta, in provincia di Lucca, e Montignoso, in provincia di Massa Carrara. “Seguiamo passo per passo la vicenda – ha aggiunto l’assessore Fratoni – e per garantire che si giunga a una chiusura dell’impianto in modo corretto e senza ampliare i tempi, abbiamo concordato con gli enti locali interessati che la discarica sia al servizio del territorio per lo smaltimento dell’amianto e dei residui lapidei”. Fratoni ha concluso annunciando che sarà sua cura informare il consigliere Marchetti e la commissione competente non appena ci saranno novità.

 Marchetti ha accolto positivamente “la chiarezza dei contenuti della risposta”, inaspettata per “come, invece, la vicenda viene descritta dai comitati e dagli abitanti”. E a proposito dei comitati, ha chiesto all’assessore di “essere chiari nei loro confronti, dicendo che se la discarica è gestita correttamente, come lei assicura, si deve arrivare alla sua saturazione”.



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