
Seduta del 22 ottobre del Consiglio regionale della Toscana. Si discute di autonomia regionale e cyberbullismo.
Numerose interrogazioni e mozioni, tra cui quella di non gradimento all'assessore al diritto alla salute, presentata dai consiglieri Alberti (portavoce dell’opposizione), Marchetti (Forza Italia), Biasci, Montemagni (Lega), Marcheschi (Fratelli d’Italia), Pecori (gruppo misto), Casucci, Bartolini (Lega); numerose interrogazioni e mozioni.
Autonomia regionale: il dibattito in aula
Rafforzare il regionalismo garantendo uguaglianza e unità nazionale. Sono questi i cardini su cui ruota l’autonomia differenziata chiesta dalla Toscana che “è pronta ad avviare negoziati con il Governo almeno da ottobre 2018”. Lo dimostra, peraltro, il pacchetto presentato a luglio dello scorso anno, articolato su dieci materie (ambiente, beni culturali, lavoro, salute, governo del territorio, accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, autonomie locali, istruzione e formazione, coordinamento della finanza pubblica, porti), “che in qualche modo poteva già essere terreno di dialogo della commissione bicamerale per le questioni regionali”, ha spiegato l’assessore regionale alla presidenza, Vittorio Bugli, illustrando al Consiglio regionale la comunicazione della Giunta in materia di autonomia differenziata delle Regioni.
Sulla potestà riconosciuta dall’articolo 116 della Costituzione, dopo la modifica del Titolo V approvata nel 2001, l’esecutivo regionale a guida Enrico Rossi comunica al Consiglio gli impegni presi, sanciti con atti di indirizzo approvati sin da settembre 2017, e dimostra nuova vitalità viste le intenzioni del premier Conte: in tema di regionalismo prevede infatti un percorso di “coesione nazionale, solidarietà, tutela della dignità giuridica ed economica”. Questa posizione ufficiale, contenuta al punto 20 del programma di Governo, risulta “in linea con i principi e le posizioni espresse fino ad oggi dalla Toscana”, afferma Bugli, dimostrando anche fiducia per l’apertura di una “discussione a carattere generale unita all’analisi delle proposte avanzate da ciascuna Regione”.
Coordinare le richieste rimaste inascoltate dal precedente Governo, che “non ha ritenuto di avviare alcun negoziato tanto a livello politico che tecnico”, è la strada da percorrere e Bugli lo ripete al Consiglio anche citando i recenti incontri (il 26 settembre a Roma e il 15 ottobre a Firenze) con il ministro Francesco Boccia. In quelle sedi, il titolare del dicastero per gli affari regionali e le autonomie, ha proposto la costruzione di una cornice nazionale all’interno della quale inserire le singole intese mentre si è impegnato a realizzare quanto prima la definizione dei livelli essenziali per le prestazioni, “una delle principali condizioni per dare attuazione al regionalismo in coerenza con la Costituzione”, spiega Bugli.
Se nella conferenza delle Regioni e delle Province autonome la Toscana ha dato “piena disponibilità e partecipazione attiva”, il traguardo della maggiore autonomia “può essere anticipato con norme di legge ordinaria, valorizzando le questioni che interessano tutte le Regioni, senza intaccare il tema del finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni”. Anche su alcune questioni amministrative già richieste, a detta di Bugli, si può intervenire in via anticipata.
Atti adottati dalla Regione
Risoluzione 163 del 13 settembre 2017 con la quale il Consiglio ha espresso il suo orientamento favorevole al regionalismo differenziato, impegnando la Giunta ad attivare passaggi per dare impulso alla procedura di maggiore autonomia.
Risoluzione 217 del 17 luglio 2018 con la quale il Consiglio ha indicato gli ambiti strategici (ambiente, beni culturali, lavoro, salute, governo del territorio, accoglienza dei richiedenti asili e rifugiati, autonomie locali, istruzione e formazione, coordinamento della finanza pubblica, porti) nei quali ottenere ulteriori competenza legislative e amministrative, dando mandato alla Giunta perseguire l’intesa con il Governo.
Risoluzione 237 del 27 febbraio 2019 con la quale il Consiglio ha impegnato il presidente della Giunta ad attivarsi per un’autonomia legislativa coerente con la Carta Costituzionale, a garanzia dell’uniformità dei diritti civili su tutto il territorio nazionale.
“Dopo aver ascoltato la comunicazione dell’assessore Bugli noi ribadiamo la nostra contrarietà all’autonomia regionale differenziata perché siamo convinti che serva contrastare un’ipotesi di regionalismo che minaccia l’unitarietà statale e i principi di solidarietà e cooperazione”. Lo ha affermato Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra), che insieme al consigliere Tommaso Fattori sull’argomento aveva presentato un’interrogazione alla Giunta per conoscere le iniziative per un regionalismo basato sul principio della leale collaborazione tra Stato e Regioni e sul contrasto alla disuguaglianza tra territori ricchi e poveri. I due consiglieri, inoltre, chiedevano di conoscere i contenuti della richiesta di autonomia avanzata dalla Regione e sullo stato delle trattative in corso. “A nostro avviso, serve non l’autonomia differenziata, ma creare pari opportunità per le Regioni”, ha aggiunto Sarti.
Contraria all’idea dell’autonomia regionale differenziata, che ha definito “una tribalizzazione che uccide l’unità del Paese”, anche la consigliera Monica Pecori (gruppo Misto–Tpt). La dimostrazione di ciò, secondo la consigliera Pecori, è la vicenda delle Regioni a Statuto speciale che “nate in un momento particolare per sanare le ferite prodotte dallo stato centralista fascista si è poi dimostrata, nel tempo, una scelta sciagurata a danno delle altre Regioni”. Con la riforma costituzionale del 2001, ha aggiunto, “si è prodotto il disastro della frantumazione del servizio sanitario, che ha creato enormi centri di potere regionali e ha differenziato le prestazioni erogate ai cittadini e la richiesta di autonomia differenziata rischia di amplificare sempre di più questi divari tra Regioni”.
“Noi non siamo contrari a priori. Anzi, siamo favorevoli all’autonomia differenziata, ma solo se ciò avverrà in un contesto che salvaguardi i principi costituzionali della solidarietà e della cooperazione”, ha dichiarato il consigliere Gabriele Bianchi (M5S). “Ero presente all’incontro con il ministro Boccia del 15 ottobre – ha aggiunto – e ho accolto con favore che abbia assicurato di voler rispettare questi principi e di procedere alla riforma solo dopo la definizione dei livelli essenziali di prestazione. Per questo ci preoccupa sentir parlare di accelerazione attraverso il ricorso a leggi ordinarie”.
Soddisfazione per l’opportunità di discutere dell’autonomia differenziata è stata espressa dal consigliere Marco Casucci (Lega), che si è detto però “perplesso circa gli atti prodotti dalla Regione e circa le critiche rivolte dalla Giunta al vecchio governo che non sarebbe stato disposto a trattare con la Toscana. Ci risulta altro e ci risulta che sia stato il governatore Enrico Rossi, anche attraverso le sue dichiarazioni pubbliche, a tenere comportamenti contradditori”. Secondo Casucci, il regionalismo differenziato è stato introdotto con la riforma costituzionale del 2001 del governo D’Alema e “si tratta solo di dare concretezza a quell’indirizzo”. “Non ci sono preoccupazioni circa una frammentazione dello Stato – ha aggiunto – perché l’autonomia differenziata sposta alle Regioni alcune competenze e non sposta e non toglie risorse a nessuno”.
Il principio di autonomia differenziata per la consigliera del Movimento 5 Stelle Irene Galletti deve essere “giusto e cooperativo, rispettoso del dettato costituzionale”. Non ci devono essere “squilibri” ha detto citando le Regioni del nord e del sud e su alcune materie, quali istruzione e beni culturali, l’attenzione deve essere alta. Nello specifico, Galletti ha chiarito: “Non è possibile pensare ad una scuola di serie A e una di serie B magari con programmi diversi”. L’idea di assunzioni di insegnanti su base regionale, per la consigliera “è sbagliata”. “Non si può ragionare in termini di trattamento diverso tra studenti” e sui beni culturali ha aggiunto: “L’attività di promozione e la tutela sono due concetti diversi. Quest’ultima deve restare di competenza statale”. Seguendo questo ragionamento, Galletti ha chiesto “maggiore esplicitazione” delle materie da ricondurre all’autonomia e “grande attenzione”.
Per il capogruppo Pd Leonardo Marras l’autonomia che chiede la Toscana “è quella prevista dalla Costituzione e dagli articoli 116 e 119” e cioè in un contesto, ha spiegato, che “non mini i diritti degli italiani e il loro carattere di cittadini di una nazione”. Per il capogruppo l’approccio portato avanti è quello di un regionalismo differenziato “senza disuguaglianze”. Il metodo dell’attuale Governo in carica, già ricordato nella comunicazione dell’assessore Vittorio Bugli, a detta di Marras va nella “direzione di una buona cooperazione senza compromettere la radice di Stato nazionale”. Il capogruppo ha anche annunciato il voto contrario ai due documenti (proposta di risoluzione e ordine del giorno) presentati dal gruppo della Lega.
“Notevoli” sono, per il capogruppo di Sì-Toscana sinistra Tommaso Fattori le materie su cui la Toscana cerca di regionalismo. “La lista è molto ampia e mi chiedo se davvero esistono così tante specificità. Ci stiamo mettendo in fila per discutere l’autonomia su una mole di ambiti che ha molte varianti. Non so quale sistema potrebbe uscirne” . E ha aggiunto: “Mi pare che stiamo andando verso una sorta di regioni a semi statuto speciale”. Per Fattori, un conto è “chiedere un diverso regionalismo uguale per tutti, altro è volere maggiori competenze solo per se stessi”.
“Sì all’autonomia, ma solo dopo un serio dibattito che non aggiri la Costituzione ma punti a modificarla”, è quanto ha chiesto Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia). “Non siamo d’accordo con la proposta della Toscana che cerca di ottenere con le scorciatoie ciò che la Carta non concede”. A detta del consigliere, l’approccio dovrebbe essere quello di un “dibattito maturo. La rivendicazione di più competenze e più materie non ci piace. Non è il clima ideale per ragionare su una riforma indispensabile”. Il primo punto su cui lavorare per “bilanciare tante competenze”, per Marcheschi, è quello del “presidenzialismo”.
“Entrare maggiormente nel merito” è la richiesta che ha avanzato il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Marchetti. Quella proposta dalla Toscana “è una richiesta a maglia larga”. Su alcuni ambiti quali accoglienza, porti e istruzione “non si può entrare in competizione con le altre Regioni”, ma è giusto ragionare sul tema ambientale in chiave di “distretti produttivi quali marmo, cuoio e tessile o su peculiarità particolari come la geotermia”, ha spiegato. Marchetti ha chiesto una “maggiore condivisione” e uno “snellimento delle materie, magari precisando meglio ed esplicitando i vari ambiti”.
Di “grande opportunità” ha parlato Paolo Bambagioni (Pd). “Le Regioni sono abbastanza mature per capire cosa può rimanere a livello locale e cosa a livello statale”. Citando la sanità, il consigliere ha riconosciuto che la maggiore autonomia regionale “ha prodotto miglioramenti. Che ci piaccia o no, dobbiamo riorganizzarci”,ha detto pur spiegando il contesto: “Andiamo avanti, facciamoci trovare pronti per assumere funzioni in un quadro solidale. La Toscana potrebbe rappresentare un buon modello”.
Perplessità sulla possibilità di procedere con leggi ordinarie, laddove possibile, così come ipotizzato dall’assessore Bugli, sono state avanzate dal consigliere del Movimento 5 stelle, Andrea Quartini. Già riprendendo quanto dichiarato dalla collega Irene Galletti, ha precisato che l’autonomia “non può essere preceduta con norme regionali. Serve una cornice nazionale di garanzia”. Ha quindi espresso apprezzamento per una proposta definita “sobria. Altre Regioni hanno proposto ben molte più materie di noi”, ha spiegato il consigliere.
Serena Spinelli (Gruppo misto) ha chiarito il modello che vorrebbe, un “sistema con caratteristiche regionali ma con un controllo sugli asset principali uguali per tutti”. Sulle materie in discussione, la consigliera si è domandata se ci sia anche la richiesta di “aumento del numero dei medici” o sulla “riapertura delle assunzioni” in campo sanitario. Annunciando voto contrario agli atti presentati dalla Lega, Spinelli ha rimarcato l’idea che sta al fondo del suo ragionamento e del modello di autonomia su cui si dovrebbe ragionare: “Lo Stato è uno, i diritti dei cittadini sono uguali per tutti”.
Nella replica l’assessore Vittorio Bugli ha ribadito che le richieste della Toscana si muovono nel solco della Costituzione. “In un momento in cui il dibattito è ripartito abbiamo risposto anche per dignità istituzionale e con un pacchetto di materie numericamente più basso rispetto ad altre Regioni”. Sulle perplessità avanzate circa il procedere con leggi ordinarie, l’assessore è stato chiaro: “Ci sono ambiti che possono favorire il regionalismo e che valgono per tutti”. Poi un appunto: “Occorre discutere insieme, concordare i percorsi anche per non abbassare i livelli che abbiamo raggiunto per esempio in termini di urbanistica e di salvaguardia ambientale, campo in cui siamo la Regione più avanzata”.
L’aula ha respinto gli atti presentati dalla Lega sull’autonomia differenziata, illustrati da Marco Casucci, secondo il quale la maggioranza vuole “un decentramento amministrativo”. La proposta di risoluzione presentata puntava a escludere, dalle dieci materie già individuate, quelle su ‘accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati’ e ‘autonomie locali’. Gli ambiti nei quali ottenere maggiori competenze legislative, a detta della Lega, dovrebbero contemplare “rapporti internazionali e con l’Europa delle regioni; commercio con l’estero; professioni; ricerca scientifica e tecnologia e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; ordinamento sportivo; protezione civile; trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale”. “Competenze necessarie a far ripartire la Toscana”, ha affermato Casucci.
Nella proposta di risoluzione si esprimeva anche la contrarietà alla costituzione di una cornice unica nazionale come proposta il 26 settembre scorso dal ministro Francesco Boccia. A detta dei consiglieri, tale funzione è già “chiaramente svolta dalle norme costituzionali”.
L’ordine del giorno collegato puntava al “sostegno della causa catalana”. Nell’esprimere “piena solidarietà ai detenuti politici, al popolo e alle istituzioni catalane” e auspicando “l’immediato ritorno al dialogo tra Stato spagnolo e Generalitat”, il documento impegnava la Giunta ad invitare il Governo a esprimere all’ambasciatore spagnolo “formale protesta” e per “chiedere l’immediata scarcerazione dei prigionieri politici”. Il Governo dovrebbe poi “ritirare l’ambasciatore fin tanto che non sarà ripristinato il minimo ordine democratico”.
Autonomia regionale, Sarti (Sì): "Riforma è in alto mare, meglio così'"
“Tutto lascia pensare che la riforma dell’autonomia differenziata navighi in alto mare. Anche quanto comunicato dall’assessore Vittorio Bugli, oggi in Consiglio, fa capire che siamo di fronte ad uno stallo. E per il momento può andare bene così”. Lo afferma il consigliere regionale di Sì-Toscana a Sinistra, Paolo Sarti, contrario al processo di autonomia differenziata perché “fa a cazzotti con il principio di coesione nazionale e di solidarietà”.
“Il territorio nazionale ha forti disomogeneità anche all’interno delle stesse Regioni: piuttosto devono essere colmate queste differenze e non aumentarle. Bisognerebbe ribaltare il concetto di autonomia differenziata, perché rischia solo di devastare il Paese”. Sarti ha ricordato la proposta di risoluzione di Sì-Toscana a Sinistra, approvata nel febbraio scorso, che impegnava la Giunta e il presidente a contrastare in tutte le sedi “un regionalismo che minasse i principi di uguaglianza, unità ed equità”.
“Se non altro -conclude Sarti- il fatto che il ministro Boccia abbia rimandato la palla al Parlamento, lascia presagire che, almeno in tempi brevi, la riforma sia lontana dal concretizzarsi”.
Autonomia regionale, Marchetti (FI): "Sì al principio, no a un documento poco partecipato che vi votate a maggioranza"
«Peccato. Peccato che su un tema di tale spessore non si sia cercata maggior condivisione di contenuti. Aprire il confronto sulla piattaforma toscana al confronto collettivo avrebbe consentito di snellire questa ‘lista della spesa’ e di definire meglio gli obiettivi concreti. Allora da Forza Italia ci sarebbe stata probabilmente un’adesione di massima. Così no. Rispetto a un principio dell’autonomia differenziata che condividiamo, non possiamo votare questo documento. Ve lo approverete a maggioranza»: questi i termini con cui il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti è appena intervenuto in aula nella seduta in cui l’Assemblea toscana ha dibattuto sulla comunicazione di giunta regionale sulla «richiesta di autonomia differenziata avanzata al Governo dalla Regione Toscana».
«Non siamo contro l’autonomia», ha chiarito Marchetti. «Siamo contro questo modo di proporla», ha puntualizzato. «Questa toscana appare una richiesta di autonomia ‘morbida’ e si articola in 10 punti. Ora, se io concordo sulla focalizzazione su tematiche come la geotermia, l’estrazione dei marmi, il tessuto, il cartario che sono elementi caratterizzanti e peculiari della nostra terra, non posso immaginare che in questo contesto però rientrino tematiche che non possono e non debbono conoscere differenziazioni gestionali tra Regione e Regione. Su tutti – argomenta il Capogruppo di Forza Italia – penso alla gestione dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. Bah… come potete pensare che possa essere una questione da affrontare a macchia di leopardo? Dico questo, ma dico lo stesso anche sui porti. L’Italia è un porto. Non ci può essere differenza in Italia sulla gestione di tale o tal altro porto. Potrei continuare con gli aspetti che riguardano il lavoro, l’istruzione… temi che non possono essere a gestioni spacchettate».
Dopo il merito, c’è la questione di metodo: «Nel complesso questa tematica avrebbe penso meritato un percorso di elaborazione condiviso più e meglio. Più partecipato. Con un’estensione nella definizione dei contenuti. Poi passerà a maggioranza, questo documento, per carità. Ma una maggior ricerca di partecipazione e di contributi di idee avrebbe portato allo snellimento di questa ‘lista della spesa’ e alla miglior centratura di alcuni punti. Oggi condividiamo il principio, ma non i contenuti in cui lo avete declinato».
Autonomia regionale, l’intervento di Gabriele Bianchi (M5S)
“Siamo d’accordo con la linea tracciata dal Governo nazionale per l’autonomia differenziata delle Regioni. L’unica nostra preoccupazione è che vi siano accelerazioni in merito. Occorre infatti procedere lentamente con ogni cautela del caso, al fine di salvaguardare non solo i principi garantiti dalla nostra Costituzione ma anche, ad esempio, i livelli essenziali di prestazione sociale. Attenzione particolare anche a non depotenziare il sud d’Italia nei confronti del nord del nostro Paese. Bene che il Ministro Boccia, che ho incontrato recentemente a Firenze, voglia infine prevedere entro l’inverno un quadro di riforma per tutte le regioni italiane”. Così il Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gabriele Bianchi nel suo interevento oggi in Consiglio regionale durante il dibattito sulla Comunicazione della Giunta regionale n. 43 “In merito alla richiesta di autonomia differenziata avanzata al Governo dalla Regione Toscana e agli impegni dettati dal Consiglio regionale sul tema.
Bullismo e Cyberbullismo, la proposta di legge regionale
Proposta dai consiglieri Dem Ilaria Giovannetti, Stefano Scaramelli e Vittorio Bugli
Mai più soli, il bullismo e il cyberbullismo vanno contrastati fortemente con azioni di prevenzione e sensibilizzazione. Arriva la proposta di legge regionale “Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo” proposta dal gruppo consiliare Pd e che presto avvierà il suo iter approvativo in commissione.
A presentarne oggi i contenuti in una conferenza stampa sono stati Ilaria Giovannetti, prima firmataria della proposta, Stefano Scaramelli, presidente della commissione Sanità e politiche sociali e Vittorio Bugli, assessore regionale alla presidenza.
«Questa proposta – ha spiegato Ilaria Giovannetti – nasce proprio dai giovani che, attraverso il Parlamento regionale degli studenti ci hanno posto qualche tempo fa il problema di arrivare a una normativa toscana. C’è stato un lungo lavoro, che ha visto la collaborazione e l’ascolto di esperti, personalità e amministratori. L’obiettivo era quello di allargare il perimetro delle azioni a tutti i luoghi della società dove i ragazzi e le ragazze vivono e si confrontano con la loro realtà. Quindi non solo la scuola, ma anche la pratica sportiva, l’associazionismo e, naturalmente, la rete internet ed il mondo dei social network. L’aspetto più importante di questa proposta – ha concluso Giovannetti – è forse quello dell’istituzione del “Comitato regionale per la lotta al bullismo e al cyber bullismo”, che assumerà il compito di elaborare progetti e coordinare le azioni».
«La sfida è essenzialmente di carattere culturale. Vuol dire aprire una breccia dentro un tema che molte volte non si vuole affrontare, e farlo con una legge in una regione come questa è importante - ha detto Stefano Scaramelli complimentandosi con Giovanetti per il lavoro portato avanti - Il fatto che una proposta come questa arrivi dalla più giovane consigliera del Consiglio è un bel segnale. Merito quindi ad Ilaria Giovannetti e grazie a Vittorio Bugli che ci ha messo la copertura finanziaria. Contiamo di metterci subito al lavoro in commissione per arrivare prima possibile alla discussione e approvazione in Consiglio. La proposta lavora molto sulla prevenzione, perché poi una volta che si verificano i fenomeni di cyberbullismo sono altri i soggetti che devono intervenire. Prevenzione dunque, formazione, educazione al rispetto, coinvolgimento degli studenti e delle famiglie. Queste – ha concluso – sono i campi in cui la Regione può svolgere il proprio raggio d’azione».
«La Regione Toscana – ha detto Vittorio Bugli – ha già proprie azioni di contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Ma non vi è dubbio che il fenomeno ha assunto una tale dimensione che vi fosse il bisogno di dotarci di una norma di riferimento a livello regionale. Appare evidente che non vi è famiglia, ormai, che direttamente o indirettamente abbia a che fare con episodi del genere. Ringrazio la consigliera Giovannetti per aver portato avanti questa proposta che ha il merito da una parte di tenere accesi i riflettori sul fenomeno e, dall’altra, di provare a coordinare i diversi settori sia della struttura regionale che della società che operano su questi temi. Un punto centrale – ha concluso Bugli – riguarda la possibilità di creare un circolo virtuoso attraverso la formazione di figure che nel loro specifico ambito proveranno ad ampliare i diversi progetti e a coinvolgere».
La proposta di legge contiene interventi finalizzati a promuovere azioni di prevenzione e di contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo con particolare riferimento alle scuole, ai luoghi di aggregazione giovanile, anche di ambito sportivo, con l’obiettivo primario di tutelare e valorizzare la crescita educativa, sociale e psicologica degli studenti e dei loro contesti di vita.
Sono previste quattro tipologie di azioni che la Regione promuove e sostiene: l’attivazione di programmi di formazione per il personale scolastico ed educativo le azioni svolte direttamente tra i minori attraverso la metodologia della educazione tra pari; le azioni rivolte ai minori e alle famiglie finalizzate all’uso consapevole degli strumenti informatici e della rete internet; le azioni di monitoraggio del fenomeno del bullismo, in tutte le sue manifestazioni, compreso il cyberbullismo e dell’efficacia delle misure di contrasto realizzate. Gli strumenti che consentiranno la realizzazione di queste azioni sono: la realizzazione di campagne di sensibilizzazione e di informazione rivolte agli studenti e alle loro famiglie in ordine alla gravità del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo e delle sue conseguenze; l’organizzazione di corsi di formazione, rivolti a gruppi di studenti finalizzati alla creazione di occasioni di ascolto e confronto all’interno delle proprie classi in modo da rendere gli studenti veri protagonisti attivi nel percorso di prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo; i programmi di formazione per il personale scolastico ed educativo volti all’acquisizione di tecniche pedagogiche e di pratiche educative.
La Regione, inoltre, dovrà promuovere e sostenere protocolli di intesa con i soggetti istituzionali, che a diverso titolo e nei diversi settori della vita sociale, svolgono un ruolo formativo e culturale nei confronti dei minori.
Gli interventi regionali di contrasto al cyberbullismo saranno realizzati nell’ambito delle leggi di settore. Gli interventi verranno identificati annualmente attraverso la nota di aggiornamento al DEFR.
Potranno beneficiare dei finanziamenti relativi agli interventi i Comuni, singoli o associati, anche tramite la conferenza zonale per l’educazione e l’istruzione; le scuole di ogni ordine e grado, anche tramite la conferenza zonale per l’educazione e l’istruzione; le aziende del sistema sanitario regionale; gli enti di ricerca e le università degli studi.
La proposta di legge prevede anche l’istituzione del “Comitato regionale per la lotta al bullismo e al cyber bullismo”, con funzioni propositive nei confronti della giunta toscana.
Villa Crastan
Approvata all’unanimità la mozione della Lega per rimuovere le barriere architettoniche:
“Una grande conquista per le persone diversamente abili che finalmente potranno godere di una splendida struttura neorinascimentale. Finalmente gli eventi e le manifestazioni di Villa Crastan saranno presto accessibili anche alle persone diversamente abili.
Ci sono ancora tanti interventi da fare su tutto il territorio pontederese - commenta Rebecca Stefanelli, capogruppo Lega - ma quello di oggi rappresenta un piccolo passo a favore dei diritti di chi si trova in condizioni motorie precarie di cui andiamo fieri”.
Sanità, Alberti: “Bocciata la fiducia a Saccardi solo grazie al PD”
In Consiglio regionale arriva la mozione di non gradimento per l’assessore alla sanità incentrata sulla mancata comunicazione alla popolazione del focolaio New Delhi
“Consideriamo grave che l’assessore alla sanità non abbia ritenuto importante comunicare alla popolazione la presenza in Toscana del batterio killer New Dehli. Nonostante il PD abbia concesso di nuovo la fiducia a Stefania Saccardi, vogliamo che sia chiaro che quella dell’opposizione non ce l’ha – spiega il Portavoce dell’opposizione Jacopo Alberti, primo firmatario della mozione di non gradimento (come previsto dallo statuto regionale) – Ci sono voluti tre mesi per venirne a conoscenza e solo grazie alla stampa, un altro mese per sentire l’assessore dire che i cittadini non corrono alcun rischio andando negli ospedali e solo grazie alla continua insistenza e richiesta di informazioni delle opposizioni: è evidente che l’emergenza del super batterio è stata gestita in modo pessimo”.
“Era prevedibile che il PD avrebbe salvato Saccardi, non avevamo certo dubbi sul paracadute politico dell’assessore. Prendiamo invece atto del comportamento del M5S, che a una settimana dalle elezioni in Umbria, non ha forse voluto turbare la Santa Alleanza con il PD. Ma questo atto di sfiducia era dovuto. Dovuto a tutti quei toscani che si sono sentiti messi in secondo piano rispetto alla ‘facciata’ della sbandierata ‘eccellenza sanitaria toscana’ che piace tanto al PD. In questa vicenda, di eccellente, c’è stato solo il lavoro dei laboratori, che hanno individuato per primi il batterio e lo hanno segnalato agli enti competenti. Noi – conclude Alberti – abbiamo voluto mettere nero su bianco la nostra mancanza di fiducia verso l’assessore, facendoci portavoce del sentimento che tanti toscani ci hanno espresso in questi mesi”.
Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Uffici Stampa
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