Vibac via da Vinci: a rischio 120 posti di lavoro. I sindacati sul piede di guerra

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Torna la scure licenziamenti sulla Vibac di Mercatale a Vinci, azienda che produce nastro adesivo. La proprietà ha ufficializzato con una lettera la volontà di chiudere lo stabilimento: si parla di 120 lavoratori a rischio, con altrettanto procedure di mobilità aperte. Una scelta che arriva come un fulmine a ciel sereno, dopo il recente accordo sul rilancio dell'azienda e l'investimento da oltre due milioni di euro per l'acquisto di una nuova linea produttiva.

La notizia è stata ufficializzata oggi dopo un'assemblea straordinaria tra lavoratori, sindacati e RSU che si è tenuta alle 14.30 nello stabilimento di Mercatale, a cui ha partecipato anche il sindaco Torchia. L'azienda avrebbe motivato la decisione sulla base della drammatica situazione di bilancio e sul drastico calo di volumi venduti, da qui l'esigenza di tagliare il volume nastro adesivo prodotto, concentrando gli esuberi su Mercatale e lasciando attiva solo la linea produttiva di Termoli. L'azienda, inoltre, avrebbe specificato che gli esuberi sono l'unica soluzione possibile, scartando a priori ogni discussioni su misure alternative, quali cassa integrazione o riduzioni di orari.

Sul piede di guerra i lavoratori e i sindacati che annunciano che "non si piegheranno alla scelta di chiudere lo stabilimento": l'RSU ha annunciato uno sciopero per lunedì, oltre all'apertura di un'assemblea permanente in azienda, spiegando di essere pronti a portare fino in fondo la vertenza. I sindacati denunciano inoltre le modalità della comunicazione: "Riteniamo la scelta dell'azienda ingiustificabile -  dice Giuseppe Dentato della Cgil - lo scorso 8 gennaio è stato chiesto un incontro da Cgil, Cisl e Uil, come previsto dal contratto nazionale del settore, per discutere con l'azienda dell'andamento del mercato, l'incontro non c'è stato e l'azienda per  tutta risposta ha avviato la procedura di licenziamento collettiva. Inoltre solo pochi mesi fa è stato fatto un accordo e un investimento nello stabilimento di Mercatale, che è servito a sostenere la cassa straordinaria, poi l'azienda ha deciso di smentire il loro stesso progetto. Non è accettabile".

La multinazionale di Ticineto in provincia di Alessandria aveva rilevato l'impianto della Syrom in grave crisi nel 2011, riscontrando non poche difficoltà qualche anno dopo. Nel 2018 la crisi sembrava essere stata scongiurata, con l'annuncio di nuovi investimenti, ma a quanto pare l'azienda è tornata sui suoi passi. Oggi si apre un'altra vertenza che infligge un duro colpo al tessuto industriale e lavorativo del territorio.

Giovanni Mennillo



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