Pesca di frodo nel Livornese: due persone nei guai

Complici le condizioni meteo particolarmente favorevoli degli ultimi giorni, il fenomeno del bracconaggio del novellame di anguilla (anguille ceche), più note con il termine dialettale di “cée”, è ripreso anche quest’anno nella zona del litorale livornese.

Una pesca particolarmente distruttiva ed ovviamente vietata, proprio perché va a colpire gli esemplari appena nati, minando cosi la conservazione della risorsa ittica.

Cosi la Guardia Costiera, i Carabinieri Forestali e la Polizia Provinciale, hanno messo in campo, già da alcuni giorni, un’azione di vigilanza congiunta al fine di prevenire e reprimere il fenomeno.

I risultati non si sono fatti attendere: nella serata di ieri proprio i militari dell’Ufficio Locale Marittimo di Cecina ed i Forestali dell’Arma della Stazione di Cecina, hanno sorpreso due pescatori di frodo che, con l’ausilio della classica “ripaiola” (una sorta di grande coppo dotato di rete a maglie fittissime), erano intenti alla pesca delle anguille ceche presso uno dei fossi della rete di bonifica, in località Molino a fuoco, sul litorale tra Cecina e Vada.

I due uomini, secondo la legge 154/2016, introdotta per reprimere la pesca intensiva di frodo nelle acque interne, il cd. “bracconaggio ittico”, sono stati sanzionati con 2200 euro di multa oltre al sequestro degli attrezzi.

Il novellame appena pescato ed ancora vivo, è stato reimmesso in acqua.

 

Fonte: Guardia Costiera



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