Coronavirus, la parola ai bambini: la generazione del futuro parla dell'epidemia

Martina, 6 anni

Il 2020 è iniziato con le opinioni degli esperti sul Coronavirus. Da febbraio e soprattutto dal 21, data del primo caso positivo in Italia, abbiamo letto e ascoltato i pareri, pronostici, testimonianze e misure di virologi, medici e infermieri, politici, governatori, sindaci, sindacati e lavoratori. Tanti però sono gli ambiti che l’epidemia ha scosso, uno tra questi le relazioni sociali. Chiuse in casa da oltre un mese e mezzo, le persone non hanno più potuto incontrare i propri affetti, andare a trovare l’amico, la fidanzata o semplicemente incontrarsi con il vicino. Certo, una situazione mai vista prima, che però forse ha portato molti a riscoprire abitudini quotidiane ormai perse.

Oltre a chi aveva il diritto di esprimersi anche chi non è della materia ha voluto dire la sua, nel bene e nel male. I social infatti, come sempre al manifestarsi di qualche grosso evento, hanno ospitato i commenti dei leoni da tastiera, esperti in malattie infettive grazie alle nozioni del web. Tutti, ma proprio tutti, hanno detto la loro sulla pandemia globale. Qualcuno manca ancora all’appello però.

gonews.it ha intervistato alcuni bambini tutti toscani, residenti tra le province di Pisa e Firenze e uno tra loro fuori Italia, in Europa. Perché dopo opinioni autorevoli e opinioni ‘home made’, mancava la loro, la generazione che costruirà il futuro, quella che forse insieme agli anziani sta risentendo maggiormente le conseguenze dell’isolamento forzato.

Sono infatti di questi giorni le notizie sui quotidiani che, in vista di una ripartenza produttiva della Toscana, parlano di eventuali soluzioni per la scuola, ancora in cantiere. Anche i Garanti dell’Infanzia e dell’Adolescenza si sono espressi, tutelando la possibile Fase 2 della Regione a misura di bambino.

Ma cosa provano i più piccoli esattamente? Cosa pensano loro, il simbolo del domani, di questo virus?

I bimbi, Martina 6 anni, Mathias 8 anni, Giulio 7 anni, Helene 5 anni, Isabel 7 anni e Tommaso di 9 anni, hanno risposto a 4 semplici domande e rappresentato graficamente il Coronavirus, esprimendosi quindi a parole e riportando con pennarelli e matite ciò che scorre nella loro mente.

Perché devi stare a casa in questi giorni e non vai a scuola?

Tutti e sei hanno risposto all’unanimità. I bambini sono tutti d’accordo, su questa domanda, che la risposta è una sola: “Perché c’è il Coronavirus”. Secca, decisa e ovviamente giusta.

Che cos’è Il Coronavirus?

E qui si entra più nel vivo delle risposte, tutte vere e nessuna fantasiosa nonostante l’età. Per Martina, “il Coronavirus è una malattia che fa morire le persone”, stessa cosa per Helene “è un germe che ci fa stare male, è fatto un po’ a corona”. Ancora Tommaso “è una malattia che se qualcuno la prende si ammala e può anche morire”. Il bimbo di 9 anni, in un tema scritto per la scuola che ci ha fornito la mamma, ha scritto alla maestra che è preoccupato per la zia, "fa l'infermiera in rianimazione all'ospedale", "non vorrei che prendesse il virus perché le voglio bene". Segue Mathias “è un’influenza però più pericolosa, si può morire” e infine Giulio “è una brutta malattia”. Isabel ha fornito anche i dettagli su chi è salvo dal Covid, per cui possiamo stare tranquilli: “È un virus che fa male ai bambini e ai nonni, mi pare anche ai genitori… ai gatti no”, con tono più che sicuro come a dire ‘guai a chi tocca il mio amico peloso’.

Cosa fai in casa e come passi le tue giornate?

Da queste risposte si evince che tutti si danno da fare, non dimenticandosi del banco di scuola. Helene è attenta alla sicurezza: “Durante il giorno resto a casa, si fanno le cose ma a distanza di un metro. Vado in cortile, guardo i cartoni animati e faccio i compiti”. Tommaso: “Faccio colazione, la lezione, poi gioco con i miei amici ai videogiochi e con la mamma, mi diverto”, seguito da Giulio: “Gioco con mia sorella e faccio la lezione” e da Mathias: “Gioco, mangio, cucino, parlo con i miei amici online e faccio lavoretti manuali”. Infine troviamo Isabel, “guardo i video, coloro e gioco a pallone” mentre Martina passa così il suo tempo libero: “Gioco a carte, faccio la schiacciata il pane e la pizza, vado in giardino con i cani e con mamma”.

Ti piace stare a casa?

Queste domanda ha fatto tentennare un po’ tutti e sei i piccoli intervistati. Qualcuno ha risposto con decisione, altri hanno invece sottolineato pro e contro sul non poter uscire. A parte Isabel che ha risposto ‘Sì’, ma non troppo convinta a Giulio non piace: “Voglio andare al parco giochi, festeggiare il mio compleanno e tornare a scuola”. Stessa cosa per Mathias: “Più o meno, perché in questa situazione non posso vedere i miei amici, non posso andare al parco e nemmeno alle feste di compleanno”. “Un po’ si un po’ no – ha continuato Martina – mi mancano la scuola e i miei amici”. “Stare a casa mi piace un pochino perché ci si può divertire con la mamma e con gli amici quando ci si sente, ma un po’ non mi piace – ha proseguito Tommaso – perché vorrei andare dal mio nonno che ha le terre, prendere forbici e attrezzi e divertirci o potremmo andare in bicicletta…”. Infine Helene, che ha espresso ciò che vorrebbe: “Non mi piace stare a casa. Vorrei che il mondo fosse libero e che potessimo andare fuori a fare le passeggiate”.

Ciò che si può capire è che, sicuramente coperta dalla voce di un bambino e dal naturale entusiasmo tipico di quell’età, un po’ di risentimento c’è in queste parole, rese ancora più chiare dai disegni. Tutti e sei, dopo aver risposto alle domande hanno preso foglio e colori e via di creatività. Ogni disegno spiega, perfettamente, la pandemia.

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Mathias, 8 anni

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Isabel, 7 anni

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Helene, 5 anni

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Giulio, 7 anni

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Tommaso, 9 anni

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Mathias, 8 anni

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Mathias, 8 anni

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Mathias, 8 anni

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Martina, 6 anni

Giulio ha disegnato una scala che punta dritta alla luna con il virus, delle palline rosse e spinose, che finiscono proprio sul satellite naturale che si affaccia ogni sera sulla terra. “Vai sulla luna, Virus vai via” ha scritto sul suo disegno il bimbo di 7 anni. Il Coronavirus per Helene è un personaggio strano tutto colorato, fatto di forme spigolose e aguzze con una faccia spaventata e spaventosa. Anche Tommaso ha rappresentato la malattia sotto sembianze umane. Possiamo osservare un uomo con un cappello rosso, il corpo verde, che indossa una mascherina sulla bocca dall’espressione cattiva.

O ancora Isabel, che ha disegnato a lapis e matite una versione impaurita di se stessa che recita da un fumetto ‘sono molto spaventata’. Anche il sole parla nel cielo, ‘c’è il Coronavirus’ esclama, dalle case i vicini urlano alla finestra ‘aiuto’ e tra le nuvole c’è il virus, rosa e spinoso con una corona d’oro da Re in testa. Martina ha reso onore agli eroi del 2020, ovvero medici e infermieri. Nel suo disegno un dottore sconfigge il nemico Coronavirus con una ‘spada lancia cuori e arcobaleni’, e dei bambini buttano dal cielo le mascherine con un cuore rosso che recita ‘andrà tutto bene’, la frase simbolo ormai slogan di quest’anno.

Infine Mathias ha creato la sua versione del virus, una sorridente palla con tanti spilli intorno, e ha rappresentato graficamente con tanti disegni il prima e il dopo dell’epidemia. Nella lunga striscia che ha appeso ai muri del salotto, il piccolo ha descritto dalla libertà che aveva prima del Coronavirus, alla reclusione in casa fino ai disegni che per lui rappresentano il futuro, quando tutto questo finirà. Un pullman viola parte da casa sua e attraversa campagne e strade, è il mezzo su cui Mathias si immagina di andare in vacanza con la famiglia, a trovare i nonni in Toscana. È un pullman viola simbolo di libertà, come quella descritta da Helene.

È impressionante quindi come delle semplici parole e l’espressione grafica di bambini, tutti sotto i 10 anni, rendano a pieno l’idea dell’emergenza sanitaria, economica e sociale scatenata dal Coronavirus. I grandi pensano ad organizzare il domani, i governi ad adottare misure e regolamenti, i medici a combattere al fronte il Covid e chiunque presti soccorso, come volontario o come mestiere, a rendere il tutto migliore. E infine ci sono anche loro, i bambini, che nonostante la naturale ingenuità hanno colto a pieno la serietà della situazione.

Bambini che hanno chiaramente voglia di tornare alla loro vita di prima, alla tanto odiata ma in questo momento storico adorata scuola, agli amici e al pranzo dai nonni. Intanto però restano a casa, in attesa di novità e speranzosi in un ritorno a ciò che prima davano per scontato, come tutti noi, restando nelle proprie case con una consapevolezza disarmante agli occhi degli adulti. Come sempre, possiamo solo imparare dai più piccoli.

Margherita Cecchin

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