Giovani della Prociv-Arci Castelfiorentino in prima linea

A Castelfiorentino l’aiuto per le persone costrette in casa dall’emergenza coronavirus arriva direttamente dai giovani. Troppo spesso si parla delle nuove generazioni come di coloro abituati a playstation e cellulari, ma forse troviamo in loro quanto di meglio la società attuale può offrirci, sono loro, i giovani, che si preoccupano per gli altri e per il proprio Paese, sacrificando il tempo che hanno per aiutare chi ha più bisogno.

Per molti di loro, si tratta della prima vera e propria grande emergenza che si trovano a fronteggiare, molti erano ancora bambini al tempo del terremoto nel Centro Italia e quello che sanno lo hanno sentito dai racconti dei volontari che erano presenti.

"Quando si è presentata questa nuova situazione di criticità tutti i componenti della squadra giovanile, composta da una quindicina di ragazzi, hanno fin da subito dato la loro disponibilità a prestare servizio; sono state organizzate due riunioni per spiegargli nel miglior modo possibile cosa avevamo davanti e cosa dovevamo fare.

Poi sono arrivati i primi morti, le immagini degli ospedali, mi aspettavo - ci dice il Presidente della Protezione Civile PROCIV-Arci Marco Cappellini - che ci potesse essere un po’ di vacillamento in alcuni, invece la reazione è stata il contrario, gettarsi ancora di più nell’opera di aiuto alle persone che hanno bisogno. Il loro compito lo sanno bene è quello di stare al computer per gestire l’anagrafica delle richieste in arrivo, l’andare a prendere ricette e medicine da consegnare a casa, cosi come il prendere liste della spesa per poi andare al supermercato e riportarle a casa dei richiedenti. Avendo partecipato ad altre emergenze so cosa significa prestare soccorso, il sentimento che trasmette alle persone aiutate ma anche il ritorno che arriva al volontario.

Ho potuto vedere i ragazzi tornare entusiasti e carichi perché qui hanno capito veramente il valore della parola “volontariato”, cosa vuol dire ricevere un grazie da una persona a cui hai portato la spesa, un “forza ragazzi” gridato da una finestra o scritto su facebook, gli occhi lucidi quando consegni la spesa o le medicine, il bambino che saluta ed alza il pollice alla finestra, l’appagamento arrivati a sera, stanchi e stremati, ma felici perché hanno compiuto il gesto più bello che è quello di aiutare".

Un gesto quello dei giovani volontari che non è solo relativo ai volontari giovanili dell’associazione visto che altri ragazzi si sono offerti di aiutare nelle operazioni di supporto alla popolazioni, ragazzi che avevano in qualche modo gravitato intorno al mondo della protezione civile avendo frequentato i progetti “Anch’Io sono la Protezione Civile” o il progetto G.E.V. (giovani e volontariato).

I ragazzi hanno come primo obiettivo quello di seguire il percorso didattico a distanza poiché la scuola è la loro occupazione primaria, finite lezioni ondine, compiti ed interrogazioni, arrivano di corsa in sede per iniziare i propri turni impegnandosi nei compiti assegnati: c’è chi va fuori per le consegne, chi trascrive tutti gli interventi della giornata, chi sanifica i locali della sede, sanno che tutto è importante e si gettano anima e corpo per garantire l’efficienza giornaliera della protezione civile, e spesso dopo cena continuano con le attività non concluse nel pomeriggio, per far si che il giorno seguente i volontari più grandi (i ragazzi la mattina devono pensare alla scuola) possano trovare una sede sistemata con fogli servizio pronte, schede intervento e quanto serve alla partenza del nuovo turno di servizi.

Marco Cappellini commenta ancora:" Questo gruppo non può che riempirmi di orgoglio, è il risultato del percorso che abbiamo tracciato in questi ultimi anni; portare la protezione civile allo stato di strumento per canalizzare le grandi energie dei giovani e renderli così protagonisti della vita sociale del proprio paese. Non è stato un percorso semplice, il mondo degli adolescenti è un mondo prismatico, che contiene moltissime sfaccettature e che è in continuo mutamento, stargli dietro non è certo semplice, ma ci siamo sempre prefissi di lasciare i ragazzi liberi in modo che assimilassero poco a poco i valori del volontariato e della protezione civile, senza obbligarli poi ad entrare nell’associazione ma lasciandogli ampio margine decisionale.

In questo percorso non possiamo non tener conto dell’apporto dato da soggetti esterni che hanno contribuito a creare tutto questo, in primis l’Amministrazione Comunale con il Sindaco Alessio Falorni che ha creduto nel progetto fin dal primo momento e una grande parte di merito lo dobbiamo al Centro Servizi Volontariato Toscana (CESVOT) che ha sempre creduto profondamente nei progetti loro proposti e riguardanti il ruolo chiave dei giovani nel mondo del volontariato.

L’emergenza continua, ma penso che come associazione di protezione civile possiamo ben guardare avanti avendo delle grandi forze provenienti da questi ragazzi che ci permettono di aiutare tutti i cittadini che hanno bisogno; la loro energia, la loro voglia di fare, il voler tornare alla loro vita di prima devono essere uno stimolo per noi volontari, ma anche per tutti coloro che sono a casa perchè tutti insieme riusciremo a superare anche questa difficoltà".

"Un ultima aggiunta - conclude - la voglio fare, i volontari non ricevono stipendi, i loro compensi sono i grazie ed i gesti di affetto delle persone, le pacche sulle spalle, le lacrime delle persone aiutate tutte cose che rimangono nel cuore per tutta la vita, i volontari non timbrano cartellini, i loro turni sono legati al bisogno delle persone, fino a quando tutti non sono stati aiutati continuano ad operare anche se questo vuol dire stare 12 o 13 ore in servizio e questo per 7 giorni a settimana, mattino, pomeriggio e sera, i volontari hanno una visione molto più ampia di una emergenza, vedono col cervello ma principalmente vedono con il cuore.

Fino a quando non ci si impegna per aiutare gli altri non si comprende fino in fondo il vero valore di un sorriso, di un “grazie”, un pollice alzato o una mano che saluta da dietro una finestra, una pacca sulla spalla o un gesto di vicinanza, tutte queste cose rappresentano le “medaglie” di un volontario, che non porta appuntate sul petto, ma segnate nel cuore.

Un grazie a: Davide, Giacomo, Giulio, Mario, Gabriel, Alberto, Federico, Gabriele, Giulio, Leonardo, Matteo, Samuele, Simone, Tommaso, Alessio, Alberto.

Fonte: Prociv-Arci Castelfiorentino



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