Riapriamo la scuola, la lettera aperta del consigliere regionale Sarti

Paolo Sarti

“Abbiamo bisogno della riapertura delle scuole, dei centri estivi e degli asili nido pur sapendo che esistono rischi che dovremo cercare di ridurre al minimo. Anche se non potremo mai azzerarli. Del resto quando abbiamo riaperto le fabbriche, i ristoranti, i bar non abbiamo mai pensato di farlo a rischio zero: perché dovremo pretenderlo per l’infanzia?”

Ad affermarlo è il consigliere regionale di Toscana a Sinistra e pediatra Paolo Sarti che oggi, insieme al candidato presidente della Regione Tommaso Fattori, è intervenuto a Firenze alla manifestazione “Priorità alla Scuola” che ìha portato in piazza Santissima Annunziata studenti, genitori e insegnanti.

Quella che segue è la lettera aperta di Paolo Sarti, pediatra di lungo corso, sulla scuola e l’infanzia nella fase 2 dell’emergenza Covid-19:
“Oggi a Firenze in piazza SS.Annunziata, come in tante altre città d’Italia si è tenuta una manifestazione per la riapertura della scuole, per una didattica in presenza.

Ma oltre ai disagi familiari, se noi non rifacciamo partire le scuole, gli asili, mancheranno la conoscenza e il confronto con altri bambini, la socializzazione al di fuori della famiglia: contatti e relazioni indispensabili per una crescita equilibrata e sociale. Per la salute intesa in senso ampio. La salute non è soltanto assenza di malattia: è benessere, felicità, appagamento sociale, rapporti affettivi gratificanti. Gli adolescenti, che tendono a vivere tutto attraverso la mediazione dei social e dei videogiochi, in questa fase di affidamento ai social per qualunque comunicazione, rischiano di trovare una giustificazione all’estraniarsi dal mondo reale.

La soluzione finora scelta, forse inevitabilmente, è stata la didattica a distanza: ma questa dev’essere considerata una misura temporanea, di emergenza. I bambini devono confrontarsi con gli apprendimenti, con la scoperta di altri mondi e modelli, che non sono sostituibili con le lezioni on-line.

Inevitabilmente questa modalità pone poi problematiche di non poco conto nell'utilizzo, in relazione alle differenti fasce di età, ed evidenzia disparità economiche e sociali: non tutti sono in grado di “gestirla”, sia i genitori che i ragazzi.

Non abbiamo sconfitto il virus, l’abbiamo rallentato. Ma se abbassiamo la guardia troppo presto, potremmo riavere picchi di contagio e non riuscire a gestire e curare perfettamente le persone che sviluppano una sintomatologia grave. Ne sappiamo troppo poco ancora di questo virus e in attesa del vaccino (e non saranno tempi brevi) dobbiamo essere prudenti, rallentandolo il più possibile con la mascherina e il distanziamento sociale soprattutto negli ambienti al chiuso.

Però abbiamo bisogno della riapertura delle scuole, dei centri estivi, degli asili nido sapendo che ci sono due problemi e altrettanti rischi: che non è possibile far rispettare il distanziamento sociale e far mettere le mascherine ai ragazzi (addirittura la Società di pediatria lo sconsiglia fino ai sei anni perché sotto questa età si corrono anche dei rischi); che, pur in generale non sviluppando grossi sintomi (e a volte addirittura nessun sintomo) i bambini, i ragazzi possono distribuire il virus alla popolazione adulta, agli anziani.

Dobbiamo trovare delle soluzioni che non potranno essere a rischio zero, e forse non un'unica soluzione per tutte le fasce d’età, per tutte le scuole, per tutti le regioni: noi abbiamo come consiglieri regionali chiesto di istituire una specifica unità operativa speciale che riunisca differenti competenze ed esperti di varie discipline (pedagogia, psicologia dell’età evolutiva, pediatria, scienze dell’apprendimento, politica scolastica e virologia) per elaborare una strategia complessiva per l’infanzia e l’adolescenza nella fase 2 capace di dare risposte ai bisogni di bambini, ragazzi ed adolescenti, nonché sostegno a genitori e famiglie.

Ma non si tratta solo di riaprire le scuole: come questa emergenza ha evidenziato i difetti e le precedenti problematiche della sanità e del mondo del lavoro, allo stesso modo deve essere occasione per ripensare le dinamiche dell’educazione e della costruzione sociale degli individui. Dobbiamo inevitabilmente assumere più personale e investire nel mondo della scuola.

Forse ancora è presto per capire quali saranno le restrizioni necessarie a settembre ma dobbiamo pensare ora strategie e rimedi per non farsi trovare impreparati. Io sono ottimista, credo che potremmo ripartire con molte meno restrizioni ma mi baso su un mio ottimismo di fondo non su prove... adesso dobbiamo attendere gli affetti della fase 2.

Adesso però dobbiamo pensare anche a riaprire gli spazi per i bambini più piccoli, centri estivi, parchi, asili: i contatti col mondo esterno e con i coetanei influiscono molto sulla crescita e dobbiamo garantirli. Sono già stati troppo a lungo segregati in casa,
Dovremo accettare un rischio, ridurlo al minimo ma non sarà come ho detto rischio zero…. Del resto quando abbiamo riaperto le fabbriche, i ristoranti, i bar non abbiamo mai pensato di farlo a rischio zero… perché dovremo pretenderlo per l’infanzia?”



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