Fi-Pi-Li, la lettera: "Per evitare il Far West serve far rallentare gli automobilisti"

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione polemica ma non troppo in merito alla amata-odiata Firenze-Pisa-Livorno, la strada di grande comunicazione troppo spesso chiamata in causa per traffico e incidenti, talvolta anche mortali. Chi ci scrive è Marco Bignardi e vuole mettere l'accento sulla necessità di programmare una soluzione definitiva ai problemi: quello di rallentare la velocità.

Faccio parte di un gruppo WhatsApp che si chiama “I dannati della FiPiLi”, il motivo è facilmente intuibile: sono pendolare sulla FiPiLi da circa 10 anni.

La pandemia, grazie al lock down, ha in realtà salvato molte vite per via del calo degli incidenti stradali. Infatti ci sono più decessi sulle strade che per Covid, ma l’attenzione mediatica sui morti sulle strade resta inferiore a quella del Covid. La FiPiLi, che percorro giornalmente, partecipa attivamente a questo “pandemia stradale”, e di questa vorrei parlare.

Riassumo solo le situazioni più drammatiche che mi hanno visto testimone in nemmeno 3 mesi:
24 luglio muore uomo, strada chiusa
6 agosto muore giovane in moto, strada chiusa
26 agosto muore donna, strada chiusa
31 agosto auto nella scarpata e la sera morto uomo con scooter
10 settembre muore uomo e strada chiusa
11 settembre incidente, per fortuna senza morti, e strada chiusa
19 settembre incidente con morto la notte
22 settembre la sera strada chiusa a scandicci direzione firenze
6 ottobre ora di punta la mattina incidente e strada chiusa
10 ottobre incidente e strada chiusa
12 ottobre strada chiusa
13 ottobre incidente e consigliato uscire

A parte l’eccezionalità dei morti e della chiusura della strada, tutti i giorni ci sono incidenti che creano chilometri di coda in un verso o nell’altro. L’elisoccorso Pegaso ha ormai messo la FiPiLi tra i suoi target di intervento.

Riprendendo il parallelo con il Covid si potrebbe dire che tutti i giorni si contano migliaia di “contagi”, alcuni non ne escono vivi, alcuni presentano “sintomi”, altri “asintomatici” tornano alla loro vita con ore di ritardo. Molti si fanno i 15 giorni di “quarantena” con la macchina in carrozzeria.

Fermare o diffondere un contagio è questione di comportamenti individuali e di scelte politiche. Questo vale anche per la FiPiLi.

Si dà la colpa alla pericolosità della strada, ai camion, al progetto iniziale, ma stavolta vorrei cambiare punto di vista.

Non è una strada ad essere pericolosa, ma il come la si percorre. C’è una responsabilità degli automobilisti e una della politica, di chi guida e di chi permette che questa strada sia vissuta come una pista da “piloti” a cui andrebbe tolta la patente.

Il rischio di dover pagare per aver fatto rischiare la vita a qualcun altro, di aver bloccato per ore migliaia di altri utenti, fatto fare ritardi, saltare appuntamenti, aver rovinato ferie, fatto perdere traghetti o aerei, è praticamente zero.

Nella trappola degli autovelox cadono solo i distratti, chi non la percorre tutti i giorni, chi non legge gli elenchi degli autovelox attivi quella settimana (assurdo che sia un elenco pubblico). Se una strada è di 2 corsie, una è di marcia dove si procede entro i 90, e l’altra di sorpasso, dove si va, entro i 90, per superare chi va più piano, ma questo non vale per la FiPiLi.

Viaggiare sulla FIPiLi: se provi a superare a 90 un camion che va correttamente piano, ti appare dietro, a distanza non adatta nemmeno al distanziamento sociale, un “pilota” che “sfanalando” cerca, come con una bacchetta magica, di farti sparire per non fargli rallentare la corsa. Si appiccica dietro, senti il suo respiro affannoso e iracondo come se fosse seduto sui sedili dietro. Resta li fino a che non ti costringe a rientrare tra il camion che superavi e quello successivo. Rientri e la corsia di sorpasso a quel punto non è più raggiungibile, occupata da una fila di auto che sfrecciano una attaccata all’altra come un treno, a velocità decisamente molto superiore al limite. Così ti metti a 80 tra i due enormi TIR e speri che non succeda nulla.

Questa situazione ha creato nuove regole di autogestione. Per sopravvivere devi superare il limite.

Se vai a 120 – 130/km/h chi arriva molto più forte accetterà il tuo sforzo e ti manderà solo un piccolo segnale da lontano per chiederti se per favore riesci a disintegrarti prima che raggiunga il limite della distanza di sicurezza che ormai tutti considerano uguale a quella del distanziamento sociale. Grazie al Covid abbiamo per lo meno capito che sotto il metro di distanza c’è rischio di contagio.

Invece i camion sono i più corretti (statisticamente parlando). E’ solo che gli incidenti più gravi o spettacolari coinvolgono sempre loro e riempiono le pagine dei giornali, ma quasi sempre se ne stanno in fila uno dietro l’altro. Molti incidenti che vedono coinvolti camion sono in realtà causati dalle auto (non sono un camionista, ma viaggio con la macchina).

Se si rispettassero limiti e distanza di sicurezza (questa sconosciuta), il traffico scorrerebbe tranquillo, con una corsia di sorpasso percorsa stile Highway americana a 90 km/h e una di marcia dove si va più piano, entrambe nel rispetto della cosi strana normativa della distanza di sicurezza (a 90km/h sono 40 metri, ovvero 2 autotreni dovrebbero entrare tra una macchina e quella che la precede).

Le soluzioni, semplici ed economiche, ci sarebbero: “formazione”, “controlli” e “pene certe”, ma sono impopolari.

Multe. Sì chiedo come automobilista, che vengano emesse multe a chi guida, non alle ditte intestatarie dei mezzi. Punti della patente levati al guidatore, non ai nonni novantenni, inconsapevoli di essere andati a 180 sulla FiPiLi con un SUV di ultima generazione che non saprebbero neppure mettere in moto. Punti che non si recuperino semplicemente pagando.

In Svizzera sequestrano l’auto, qui si è impuniti sempre. Volanti della polizia che facciano avanti e indietro alla velocità giusta, controlli con il Laser in postazioni mobili non segnalate, sistemi tipo “tutor” o anche scatole vuote di autovelox da riempire a caso. Non c’è bisogno di dotarle tutte di costosi meccanismi, basta la scatola vuota. Nel dubbio che sia attiva o no, tutti rallentano.

Qualsiasi soluzione costerebbe meno del costo sociale di questo FarWest della FiPiLi.

Peccato che tutta la politica Toscana abbia invece in programma solo grandi opere. Nuovi cantieri, nuovi intoppi, per sistemare una strada che a 90 km/h è perfetta, forse va bene anche a 110, basterebbe decidere quale è il limite e farlo rispettare. Speriamo di vedere anche noi pendolari un giorno una Highway Toscana, la FiPiLi trasformata in una Ruote 66 Firenze Pisa Livorno, prima di estinguerci uno alla volta in drammatici incidenti stradali.



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