Coronavirus, la cena del primo contagio in Toscana: online lo studio

"Il 21 febbraio, a Capannori nella frazione di Segromigno in Monte, in provincia di Lucca, si svolgeva in una trattoria una cena tra amici, coinvolgente 49 persone".

Le 49 persone che hanno partecipato alla cena sono le protagoniste di uno studio pubblicato sul sito del Comune di Capannori che spiega come è arrivato il coronavirus in Toscana 9 mesi fa.

La cena di Segromigno in Monte

"Il locale era riservato esclusivamente a questo evento, nessun altro cliente era presente. Le temperature rigide del periodo obbligavano a mantenere chiuse le finestre presenti. Dato l'elevato numero dei partecipanti erano stati disposti 5 tavoli in un unico vano di circa 7x10x3 m (210 m3 ). La disposizione dei 5 tavoli era a ferro di cavallo: 2 tavoli più piccoli e 3 più grandi, contenenti complessivamente da un minimo di 6 persone a un massimo di 13 persone. Nel momento in cui la cena si svolgeva, in Italia non erano ancora state istituite norme comportamentali di prevenzione riguardo alla diffusione del nuovo virus, per questo motivo nessun partecipante indossava mascherine chirurgiche e all'interno dei singoli tavoli la distanza laterale e frontale tra i soggetti era inferiore ad 1 m. Durante questa cena, nonostante nessun soggetto presentasse in quel momento sintomi, è nato il primo focolaio della lucchesia, che abbiamo studiato per verificare la contagiosità interna tra le 49 persone e nel contesto sociale da esse frequentato".

Lo studio scientifico sulle cause per cui la cena di Segromigno sia diventata un focolaio Covid, realizzato dal medico di medicina generale e tutor del corso di formazione specialistica dell'Ordine dei Medici di Lucca Franco Antonio Salvoni - che è anche consigliere comunale - insieme a tre medici in corso di formazione specialistica da oggi, 26 ottobre, è pubblicato sulla home page del sito internet del Comune di Capannori in modo che tutti possano consultarlo.

Un abstract della ricerca, resa possibile grazie alla disponibilità dei partecipanti alla cena, è stato pubblicato sulla rivista scientifica "Recenti progressi in medicina", rivista autorevole nel panorama italiano.

Qui lo studio integrale

 



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