Ristoratori Toscana boccia la bozza del Dpcm Natale: "Se chiusura servono risarcimenti adeguati"

Le bozze del nuovo Dpcm che circolano in questi giorni non convincono l'associazione Ristoratori Toscana. Le riaperture fino alle 18 a ridosso di Natale, con chiusura totale del 25 dicembre e Santo Stefano, non serviranno a risollevare una categoria in ginocchio, tra le più penalizzate dai lockdown.

«Non basteranno a compensare le chiusure i ristori del 10 o del 20 per cento del fatturato delle nostre attività. Per i ristoratori – dichiara il presidente di Ristoratori Toscana, Pasquale Naccari – dicembre, uno dei mesi più importanti dell'anno, andrà perso e noi lo ripetiamo da settembre . Il Natale sarà rosso, rosso come i nostri conti, come il bollino che ci vuole mettere il Governo con tutte queste restrizioni che inducono l'opinione pubblica a credere che i nostri locali siano luoghi pericolosi. Saremo rossi perché non potremo lavorare.

Anche se le regioni passano in zona arancione, come sembra succederà venerdì prossimo anche per la Toscana, per i ristoranti non cambia niente. Resteremo chiusi. E se passeremo in zona gialla a ridosso del Natale, non potremo aprire a cena, con il fatturato del pranzo che non potrà mai coprire le pesanti perdite derivanti dalle chiusure serali, e, stando alle bozze che circolano, saremo chiusi a Natale, Santo Stefano, Capodanno. Durante le feste natalizie si facevano cene con amici, con compagni di classe, con colleghi di lavoro, non certo i pranzi, e quest'anno sarà tutto lavoro perso.

Ci preoccupa, inoltre, il fatto che non venga programmata una possibile riapertura dei ristoranti. Non se ne parla più. Non si può tenere chiuso per sempre un settore. Una scelta che si ripercuoterà sullo Stato, che si ritroverà con centinaia di migliaia di disoccupati che non sarà più in grado di supportare con la cassa integrazione. Senza impresa, infatti, non c'è welfare e lo dimostra il fallimento del 'welfare State' nei paesi nordici».

«A tutto questo, non corrispondono aiuti concreti. Nell'incontro che abbiamo avuto a Roma, il premier Giuseppe Conte ci ha detto che avrebbe preso in considerazione alcune nostre richieste, come il bonus alimentare per i commercianti, l'accesso al credito, ancora al palo, un intervento sulle locazioni, uno dei problemi più gravi di questi mesi in cui assistiamo a imprenditori messi alla porta dopo decenni di pagamenti regolari da proprietari senza un briciolo di umanità.

Abbiamo fatto centinaia di chilometri per chiedergli di persona il blocco degli sfratti, delle rate dei mutui e dei prestiti fino al 31 dicembre 2021. Nessuna di queste misure è stata presa in considerazione, mentre – sottolinea Naccari – l'unico intervento previsto è lo slittamento delle scadenze delle tasse ad aprile, che sarà come una spade di Damocle sul collo di ogni imprenditore, anche perché i primi tre mesi del 2021 saranno di agonia, non di ripresa.

Quali acconti lo Stato pensa che potremo pagare se il fatturato di quest'anno è zero? Per questo chiediamo la cancellazione degli acconti di novembre e dicembre 2020, non il loro slittamento, perché da qui ad aprile non saremo in grado di pagare. Si parla anche di decontribuzione sulle assunzioni nel 2021. Ma chi assumerà nel 2021 se siamo in queste condizioni? La decontribuzione va fatta su chi manterrà gli stessi dipendenti e non li licenzierà, altrimenti di questi benefici godranno le solite multinazionali e non le piccole e medie imprese».

Infine, il bonus centri storici. «E' una misura che riguarda solo alcune città e non altre. Per esempio sono escluse quelle che hanno subìto cali legati alla mancanza di croceristi, come Livorno. E perché sono esclusi anche centri turistici come Montepulciano, Volterra, Monteriggioni, San Gimignano?», accusa Naccari.

«Di fatto, gli aiuti promessi non sono arrivati. Al premier chiediamo di rendere pubblico il video del nostro incontro in cui avanziamo le nostre richieste e rinnoviamo la sfida a dimostrare che l'Italia abbia fatto, in termini di aiuti, almeno quanto hanno fatto gli altri Paesi europei. Noi, come ristoranti, è un anno che non lavoriamo: gennaio e febbraio sono i due mesi in cui si fattura meno in assoluto, poi è arrivato marzo e il lockdown.

Siamo ancora qui, chiusi e lo saremo di fatto anche a dicembre. Mentre tutto intorno a noi sta tornando quasi alla normalità – basti guardare le strade, i parchi e i centri commerciali stracolmi – i ristoranti restano chiusi. Se il Governo ritiene che dobbiamo essere gli unici a non riaprire, per ragioni di salute pubblica, va bene, stiamo chiusi, ma come possono pensare di farci andare avanti con il 10 o il 20 per cento di ristori sul fatturato? Le famiglie ormai sono allo stremo e le attività commerciali distrutte».

«Il nostro – conclude il presidente di Ristoratori Toscana – è l'ennesimo appello accorato e disperato. Quello che temevamo a marzo è accaduto. Chiediamo al Governo di ascoltarci perché abbiamo dimostrato di essere lungimiranti nelle richieste avanzate ormai nove mesi fa. Lavoriamo tutti giorni in questo settore e sappiamo ciò di cui c'è bisogno per non disperdere il patrimonio fatto di piccole e medie imprese. Non aspettate altri mesi, perché i ristoranti o chiuderanno o passeranno in mano alla criminalità».

Fonte: Ristoratori Toscana



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